Manon Lescaut al “Bellini di Catania
Manon Lescaut allestimento prestigioso per il terzo titolo della stagione lirica del Teatro ”Bellini” di Catania
Magnifica compagine artistica per un capolavoro immortale amato dal pubblico
Carlo Majorana Gravina – foto Giacomo Orlando
Singolare, nella presente stagione del Teatro Massimo “Bellini” di Catania, la rappresentazione in sequenza di due opere che decretarono il trionfo dei rispettivi autori: La Straniera di Vincenzo Bellini, Manon Lescaut per Giacomo Puccini. Felici scelte, col rischio, per Manon, del confronto con il Regio di Torino, teatro nel quale l’opera esordì trionfalmente l’1° febbraio 1893, con il grande Gregory Kunde nel ruolo di des Grieux.
Mademoiselle Manon, nata Lescaut categoria poveri ma belli, è una ragazza dalla bellezza seduttiva sulla quale altri fanno progetti: i genitori amorevoli, per preservarla da pericoli e vita grama, la destinano al chiostro; il fratello la vuole amante di un ricco e potente sperando in un’esistenza comoda e agiata per sé; il ricco e potente accetta. Lei lascia fare e progettare, ma l’incontro catartico con Renato des Grieux la/li infiamma d’amore. Decide quindi di progettare in proprio; il ricco e potente, scornato, la denuncia; Manon è condannata alla deportazione in America come ladra, adultera e prostituta. Il suo Renato si imbarca come mozzo per restarle vicino; giunti sul nuovo continente, stremata da disagi e stenti, muore tra le braccia dell’amato.
Terza opera di Puccini in ordine cronologico, Manon Lescaut è la sua prima partitura operistica completamente matura e personale. Lunga e travagliata la gestazione, a cominciare dal libretto, passato di mano in mano a tanti letterati.
Il 15 luglio 1889 Casa Ricordi aveva stipulato un contratto con Marco Praga e Domenico Oliva per un libretto tratto dalla Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut di Antoine François Prévost pubblicata nel 1731. La gestazione fu lunga e travagliata, tanti i letterati che vi lavorarono, al punto che Ricordi stampò la prima edizione senza i nomi degli autori. Autori principali Domenico Oliva e Luigi Illica, contributi Marco Praga, Ruggero Leoncavallo, lo stesso Puccini, Giulio Ricordi e Giuseppe Adami: il loro impegno fu “sintetizzato” da Puccini che, tra l’altro, sconvolse il piano drammaturgico iniziale.
Ben quattro anni prima Puccini aveva letto il romanzo di Prévost e il dramma tratto da Théodore Barrière e Marc Fournier (1853), sul suggerimento del librettista Ferdinando Fontana. Un soggetto che aveva già ispirato Daniel Auberisc (Parigi, Opéra-Comique, 23 febbraio 1856) e Jules Massenet (Parigi, Opéra-Comique, 19 gennaio 1884). A Marco Praga che lo avvertiva del confronto con la fortunata opera di quest’ultimo, Puccini rispose “Lui la sentirà alla francese, con cipria e i minuetti. Io la sentirò all’italiana, con passione disperata”.
Puccini, non pago del trionfo torinese, modificherà la partitura a più riprese per trent’anni, da dopo il debutto fino a poco prima di morire. Ricordi pubblicò in Italia ben otto diverse edizioni, per canto e pianoforte o, più raramente, in partitura d’orchestra. In effetti, rendere la complessità caratteriale della volubile protagonista, pose al musicista notevoli problemi di registro che, in qualche misura, risolse con l’intermezzo sinfonico (viaggio a Le Havre) che precede il terzo atto, nel quale esprime struggente, travolgente, veemente passione. Un’invenzione che sarà cifra specifica del grande compositore (il coro muto di Butterfly).
Plaudiamo alla proiezione del testo, in italiano e inglese, per far seguire meglio la vicenda agli spetattori.
Nel ruolo eponimo, in questa edizione catanese, il soprano Alisa Zinovjeva, Des Grieux il tenore Marcello Giordani, il baritono Giovanni Guagliardo per Lescaut, nei panni del vendicativo Geronte de Ravoir abbiamo avuto il basso Emanuele Cordaro. Per i ruoli minori: Stefano Osbat (Edmondo), Sonia Fortunato (il Musico) e, ancora, Alessandro Abis nelle duplici vesti dell’Oste e del Sergente, Gianluca Failla in quelle del Comandante. Rappresentazione allestita dalla Fondazione Teatro Massimo di Palermo.
Sul podio il direttore madrileno José Miguel Pérez-Sierra, maestro del coro Ross Craigmile. La regia, da un allestimento di Pier Francesco Maestrini, è di Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi; assistente ai costumi Giovanna Giorgianni.
Dalle recensioni, appare che il confronto a distanza Kunde–Giordani sia stato vinto dal “nostro”. In effetti il ruolo presenta difficoltà che solo voci potenti e squillanti possono affrontare e gestire senza cadere nel melenso, in tutte le irruzioni in scena oltre che nelle celeberrime romanze “Donna non vidi mai” e “Tu, tu, amore? Tu?!”. Insomma, uno spettacolo che il pubblico ha gradito molto.
Al termine dell’applaudita rappresentazione, è stato offerto, presso il foyer del teatro, un buffet tipico agli artisti principali e ospiti prestigiosi. Tra essi il sindaco di Milano Giuseppe Sala e la stilista Curiel (Raffaella Bettinelli).
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