Messiah di Händel al “Bellini” di Catania

La vigilia pasquale celebrata al “Bellini” di Catania

con due serate di musica barocca alta, “colta”, raffinata

  1. David Jackson, premio Pulitzer 2000, ha diretto l’oratorio Messiahdi Georg Friedrich Händel

Di Carlo Majorana Gravina – foto Giacomo Orlando

 

La stagione concertistica del Teatro Massimo “Bellini” di Catania ha offerto, per la Settimana Santa , uno straordinario testo musicale: l’imponente Messiah di Georg Friedrich Händel, capolavoro assoluto della musica sacra.

L’oratorio in tre parti per soli, coro e orchestra, fu composto nel 1741 da Händel, sul libretto in lingua inglese di Charles Jennens, che combinava la Bibbia di re Giacomo e la versione dei Salmi del Book of Common Prayer.

Jennens, devoto anglicano credente nell’autorità delle Scritture, già autore dei libretti per l’oratorio Saul e il testo Israele in Egitto basati su testi biblici, nel luglio 1741 confidava a un amico l’intenzione di convincere Händel a musicare un’altra raccolta di testi biblici per la Settimana Santa. George Bernard Shaw (1856 –  1950), nonostante le sue riserve sul carattere di Jennens, ritenne il testo “una meditazione di nostro Signore come Messia nel pensiero cristiano e nella fede”, riconoscendo che il libretto “è pari a poco meno di un lavoro di genio”.

Händel (1685 – 1759), scontento dell’accoglienza riservata alle sue opere liriche italiane Imeneo e Deidamia nella stagione precedente, non avrebbe voluto impegnarsi per la stagione 1741/42, accettando dopo l’invito di William Cavendish, III duca del Devonshire per un serie di concerti a Dublino.

Approntò la musica velocemente, con l’utilizzo parziale di brani composti in precedenza, tra cui le sue cantate italiane a duetto: pose mano il 22 agosto terminando la prima parte il 28, la seconda il 6 settembre ed la terza il 12; strumentazione e partitura furono completate il 14 settembre: 24 giorni in tutto per compendiare ben 53 brani tra cori, arie, recitativi e sinfoniette; gli strumenti previsti sono: violino I/II, viola, violoncello, basso continuo, tromba I/II e timpani, mancano altri strumenti a fiato, non sapendo durante la composizione gli strumenti che avrebbe trovato a Dublino.

Il 2 ottobre 1741, nel “Mr Neale’s Great Musick Hall in Fishamble Street” di Dublino si cominciarono a proporre una serie di sottoscrizioni in cui venivano eseguiti l’Allegro, il Pensieroso ed il Moderato ed altri oratori. A novembre Händel si recò a Dublino  e lì modificò alcuni passaggi e compose pezzi nuovi in vista della ‘prima’ del Messiah, che sarà eseguita il 13 aprile del 1742 diretta da Matthew Dubourg con Susannah Maria Arne ed i Cori della Cattedrale di San Patrizio e della Cattedrale di Cristo (preceduta da una première con un pubblico più ridotto il 9 aprile) fu annunciata come concerto di beneficenza per diverse organizzazioni caritative.

Dopo altre rappresentazioni del Messiah, Händel lasciò Dublino in agosto e tornò a Londra. In confronto all’accoglienza entusiastica di Dublino, più problematica fu la reazione londinese dove già per Israele in Egitto era stata criticata la citazione di testi biblici in teatri profani; ora accadeva di peggio, con queste citazioni dai Vangeli ad uso di un divertimento serale. Ancora anni dopo la composizione veniva giudicata blasfema, nonostante l’approvazione della Casa reale e della cattolicissima città di Dublino.

Forse, per via di questi pregiudizi, l’oratorio venne annunciato come A New Sacred Oratorio per la rappresentazione del 19 marzo 1743 nel Covent Garden Theatre di Londra senza il titolo Messiah nella seconda versione; prassi mantenuta anche nel 1745 al Her Majesty’s Theatre di Londra e nel 1749 al Covent Garden.

Solo nel 1750 al Royal Opera House incominciò una tradizionale esecuzione annuale in cui Händel concludeva la sua stagione di oratori nella Quaresima con una rappresentazione del Messiah, nella terza versione, ed una dopo Pasqua nella cappella del Foundling Hospital, il cui ricavato andava ai trovatelli.

In seguito il monumentale oratorio è stato eseguito e largamente apprezzato in Europa e Stati Uniti. Händel lo diresse tante volte, modificandolo spesso, adattandolo alle esigenze. Tra le tante modifiche e arrangiamenti, tra i più famosi quello di Wolfgang Amadeus Mozart (K 572, 1789) e la trasposizione in tedesco di Johann Adam Hiller per Lipsia (1786), Wuppertal (1834) diretto da Felix Mendelssohn, Bologna (1948) diretto da Vittorio Gui con Gabriella Gatti, Giulietta Simionato, Petre Munteanu e Boris Christoff.

Ai piedi di un albo d’oro così prestigioso, l’edizione catanese, altra importante prova per l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo “Bellini” di Catania, ha voluto sul podio il direttore d’orchestra americano J. David Jackson, premio Pulitzer nel 2000, maestro del coro Ross Craigmile, solisti: Elena de la Merced (soprano), Mary Phillips (contralto), Elgan Thomas (tenore), Miquel Ramon (basso).

La versione scelta, tra le tante orchestrazioni dello stesso autore, ha inserito come strumento solista la tiorba, grande liuto basso a corde pizzicate, in uso nel XVCI e XVII sec., caratterizzato sia da una paletta rivolta verso l’interno tipicamente liutistica a cui sono fissate le corde tese sulla tastiera, sia da un prolungamento del manico, da cui partono un numero variabile di bordoni ben più lunghi delle altre corde, da suonare esclusivamente a vuoto. Nella loro parte terminale tutte le corde sono fissate ad un ponticello. Il numero di paia di corde che monta varia da 12 a 16, alcune in lamina altre in budello; le corde più lunghe si dipanano nel manico secondario, mero supporto e non tastiera. Tiorbista al “Bellini” è stato Silvio Natoli.

Musica elegante, gioiosa e di alta spiritualità, composizione intensa e complessa con ben 53 composizioni spalmate nelle tre parti, che richiede grande intensità interpretativa e tecnica raffinata per regalare al pubblico l’atmosfera consona alle celebrazioni per la Passione di Cristo che ha gradito tributando lunghi, calorosi applausi.

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