25 aprile 2017
Una ricorrenza e il suo valore oggi
Carlo Majorana Gravina
Il 25 aprile si celebra la proclamazione dell’insurrezione, nei territori italiani ancora occupati dai nazifascisti, al termine della Seconda Guerra Mondiale: ricorrenza partigiana proclamata ricorrenza nazionale con decreto del principe Umberto II di Savoia, luogotenente del Regno d’Italia, su proposta del presidente del Consiglio dei Ministri Alcide De Gasperi.
È un giorno fondamentale per la recente storia d’Italia ed assume un particolare significato politico e militare, in quanto simbolo della vittoriosa lotta di resistenza armata e politica, attuata dalle forze partigiane durante la seconda guerra mondiale a partire dall’8 settembre 1943 contro il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana e l’occupazione nazista.
Allora la parola d’ordine (e minaccia) fu «Arrendersi o perire!».
Ancora oggi subiamo conseguenze dello sconvolgimento che patì la Nazione su tutto il suo territorio per quella guerra e non solo.
Episodi di ferocia partigiana si registrarono per tutto il continente europeo: shoah, foibe, gulag, “internati militari italiani” ideati dai tedeschi per “punire” l’Italia che, dal loro punto di vista aveva tradito l’alleanza, sono gli “articoli” principali di un catalogo truce e spettrale.
Una storia difficile, spesso spiegata per “prevalenze” ancora una volta partigiane, per imporre un “pensiero unico” che è, come ricorda quella guerra, sempre pericoloso.
Eventi storici tanto tristi e controversi dovrebbero, viceversa, indurre a guardare l’uomo, la sua essenza, le sue capacità positive e negative, al fine di migliorarlo e progredire.
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