Lucignolo by Noosfera
Lucignolo figlio di un malessere con e di Roberto Latini, ricerca un futuro diverso, in scena al Centro Culture Contemporanee Zò Catania
Lella Battiato
La rassegna di Altrescene, organizzata dal centro Culture Contemporanee Zo Catania, giunge al suo penultimo appuntamento con un ospite eccezionale nel panorama del teatro contemporaneo. Roberto Latini, che ha presentato lo spettacolo Noosfera Lucignolo, è attore, autore e regista, formatosi a Roma presso lo Studio di Recitazione e di Ricerca teatrale diretto da Perla Peragallo. Vincitore negli anni dei premi intitolati “Wanda Capodaglio”, “Prova d’Attore”, “Bruno Brugnola” e “Sergio Torresani”, ha ricevuto il Premio Sipario nel 2011, UBU 2014 come Miglior Attore e il Premio della Critica Associazione Nazionale Critici di Teatro nel 2015. Già Direttore del Teatro San Martino di Bologna, è il fondatore della compagnia Fortebraccio Teatro.
Nell’aula dell’ex Monastero dei Benedettini, Latini ha incontrato gli studenti dell’Università di Catania per il ciclo Nuova Drammaturgia, coordinato da Stefania Rimini, docente di Discipline dello Spettacolo. L’incontro è un punto di partenza per aprirsi a tutti gli studenti e proseguire il percorso di incontri trasversali anche con studenti dell’Accademia di Belle Arti e del conservatorio.
Dal personaggio immaginario descritto da Collodi nelle avventure del suo Pinocchio e attraverso l’esplorazione della scrittura che diventa scenica, lo spettacolo si s-compone intorno alla riflessione sulla rappresentabilità dei testi e sui processi per la rappresentazione. Lucignolo è il primo movimento di un programma intitolato Noosfera, parola che sintetizza e definisce la sfera del pensiero umano. Una performance innovativa accompagnata da musiche originali Gianluca Misti, luci Max Mugnai, forti presenze di un lavoro che sembra più che mai corale, con l’aiuto tecnico Nino Del Principe, organizzazione e cura Federica Furlanis, promozione Nicole Abelli, foto di scena yuricrea. Produzione Fortebraccio teatro.
Entra in scena con forza, strappato alle pagine del romanzo di Collodi, il più famoso monello d’Italia, Lucignolo con la zazzera bionda e gli occhi di latte, mentre un cappio pende sopra la sua testa; si contorce disarticolato al centro della scena, personaggio rielaborato dall’intelletto e dalla voce di Roberto Latini. La nuova produzione di Libero Fortebraccio si chiude dentro la noosfera, “contenitore tondeggiante del pensiero”, quasi una mente collettiva che ci riporta all’indocile e irrequieto “asinino compagno di giochi” di Pinocchio, che sembra galleggiare in una palude molto bassa, entrambi attraversati da violenti flussi di coscienza. Latini opera una composta decostruzione del testo, non trascurando la partitura ritmica e poetica, e attraverso il corpo dell’attore si creano nuove ideologie; una scrittura scenica opaca, ma tra il buio e lo spazio le parole si vestono, ma chi è Lucignolo? Una marionetta fisica, dal rivestimento decadente inchiodato a una sedia, ma attraversato anche dalla vita dinamica dei suoi personaggi: indossa la parrucca gialla di Geppetto, gli occhi ciechi del Gatto e la voce di tutti quelli che come in una trance ipnotica si appropriano come in un continuum del suo corpo, una giostra di folletti della notte che gridano rievocando coscienze parlanti e materne mamme da fata turchina e “salvifiche”. Al centro della scena è Lucignolo che monta il carro e conduce tutti nella terra dei balocchi, voglia di fuggire, miraggio di un “altrove”, della fuga simbolo dell’utopia che non si rassegna, ma vola “lontano, lontano, lontano” e poi Buio.
In Noosfera Lucignolo si riscontrano legami con l’attuale situazione di crisi e detrimento del nostro Paese, incontra la delusione dell’autore che esce doloroso dalla esperienza del teatro San Marino di Bologna e con coraggio ha regalato per tre anni alla città chicche di cultura e ricerca contemporanee. Ed ecco che torna la luce ma la sedia è rovesciata in terra dondola il cappio e poi va giù, metafora del burattino di Collodi legato a un ramo di quercia. L’attore si trasforma in un quadrupede bolso, toglie i suoi vestiti ma poi si riveste goffo, scivolando nell’acqua… fango o sorgente?
Latini chiarisce «Penso al Pinocchio di Collodi come a un piccolo manuale dell’italianità. Lucignolo è una delle figure più interessanti. La sua relazione col protagonista, la sua funzione-chiave all’interno della vicenda, mi sembrano addirittura meno importanti del desiderio che Lucignolo ha di andarsene. Andare via, ancora prima di una destinazione, ancora prima di un qualsiasi Paese dei balocchi, corrisponde a tanto diffuso sentire. La ricerca di un futuro diverso, fatalmente prima di un futuro migliore, è quanto muove questo personaggio. Senza riferimenti ad alcuna metafora educativa, senza le comodità delle principali letture, Lucignolo è capace della ricchezza di tante sfumature, che danno nuova luce a quanto sembra essere invece fatalmente il suo destino. È il figlio di un malessere che non si accontenta della sola aspirazione, non si consola, agisce, inseguendo la certezza di un miraggio e paga il conto del proprio sogno. Viva Lucignolo!, ho pensato, e la sua sfacciata ignoranza, piuttosto che il perbenismo desolante di questa cultura».