Presentate al TaoFilmFest tre scene di “Vita straordinaria ri Don Giuanni Grasso – Lu grandi atturi ca pattennu ri Catania furriau lu munnu”

Taormina Film Fest, presentate e apprezzate in anteprima alcune scene dello spettacolo “Vita straordinaria ri Don Giuanni Grasso”, omaggio a una grande figura del teatro.

Gran successo per l’abile regia di Lucia Sardo e Marcello Cappelli

Debutto il 27 e 28 luglio al Cortile Platamone Catania

Lella Battiato

Tre scene dello spettacolo “Vita straordinaria ri Don Giuanni Grasso – Lu grandi atturi ca pattennu ri Catania furriau lu munnu presentate con successo hanno affascinato il pubblico, in un’anteprima nella terrazza dell’Archivio Storico di Taormina, nell’ambito del Taormina Film Fest, per la regia di Marcello Cappelli e Lucia Sardo, che è stata anche protagonista del reading “Babel” a cui è seguita una proiezione per presentare il progetto “Art to be Actor – The experience of Giovanni Grasso”, da cui nasce lo spettacolo e che si concluderà nel 2018 con un congresso internazionale sulla figura dell’attore catanese.

La rappresentazione debutterà in prima assoluta al Cortile Platamone di Catania il 27 e 28 luglio, parte integrante del progetto “Art to be actor – The experience of Giovanni Grasso” che intende valorizzare la figura del grande attore catanese che “stregò” i grandi del teatro nel primo Novecento e fu protagonista di una delle prime pellicole storiche del cinema italiano, il film “Sperduti nel buio”, diretto da Nino Martoglio nel 1914.

La performance porterà in scena l’arte di Grasso, utilizzando le tecniche teatrali a lui care e alcune situazioni sceniche utilizzate dall’attore catanese con 8 giovani attori affiatati (Paola Andolina, Simona Buscemi, Gioacchino Cappelli, Tommaso Mirabella, Cristiano Pluchino, Benedetta Scuto, Rosario Tedeschi, Salvatore Tornitore) selezionati tra i 18 che da fine febbraio hanno seguito il laboratorio teatrale diretto da Marcello Cappelli e i tre stage sulla biomeccanica teatrale, l’Opera dei Pupi e la Commedia dell’Arte addentrandosi in tre elementi fondamentali formazione e presenza scenica di Grasso. 

«Siamo molto soddisfatti del lavoro che stiamo conducendo con questi giovani attori impegnati duramente ogni giorno nelle prove per allestire lo spettacolo – afferma Lucia Sardo – i giovani sono la nostra scommessa e alla formazione ci dedichiamo con grande passione».

«Lo spettacolo e tutto il progetto “Art to be actor” hanno come obiettivo la valorizzazione di un grandissimo attore qual era Giovanni Grasso, troppo poco valorizzato a casa propria. Se ne parla tanto in convegni di studio, ne parlano tanto i docenti universitari, ma va valorizzato molto di più soprattutto nella sua città, Catania», spiega Marcello Cappelli presentando il progetto e mostrando alcuni spezzoni video del lavoro svolto nei workshop con Gennadi Bogdanov (biomeccanica teatrale), la Compagnia Fratelli Napoli (Opera dei Pupi) e Ferruccio Merisi e Claudia Contin Arlecchino (la Commedia dell’Arte).

«Nella costruzione dello spettacolo – aggiunge Biagio Guerrera a cui è stata chiesta una collaborazione sulla drammaturgia – stiamo facendo un interessante lavoro sui testi, tutti in siciliano, riscoprendo un metodo spesso usato nel teatro tedesco e Nord Europeo, quello di scrivere e riadattare i testi in contemporanea con le prove, rispettando i dettami e le caratteristiche del teatro di Giovanni Grasso e ciò che viene dall’improvvisazione degli attori». Scene e proiezioni Luca Russo, aiuto regia e trainer Marzia Ciulla.

Un lavoro con un linguaggio comprensibile e ammirato in tutto il mondo, focalizza l’attenzione sull’arte dell’attore e sul rapporto anche oggi attualissimo tra tradizione e innovazione, intende da un lato ricostruire il suo percorso seguendo le tappe fondamentali della sua carriera e dall’altro rappresentare un momento di ricerca e di riflessione teorica sulle pratiche teatrali e l’arte dell’attore.

Non è una semplice cronaca, né un’emulazione pedissequa del suo modo di recitare, non è stato semplice. Grasso nel corso degli anni è stato rivisitato essenzialmente da compagnie amatoriali, con i loro modelli interpretativi che hanno cercato di ricalcare quello che è rimasto nella memoria dell’arte dell’attore, quasi nulla è rimasto del suo lavoro se non foto o spezzoni di film – peraltro di difficile reperimento – ma dalla sua forza che si è nutrita esclusivamente dell’Opera dei Pupi, quindi della tradizione. I registi hanno operato dando valore a quei sentimenti e principi espressi in questo contesto, da qui con saggezza hanno lavorato insieme ai giovani attori sugli incontri:  Biomeccanica, la Commedia dell’arte, l’opera dei Pupi, U balletto, l’arte della scherma del coltello, l’acrobatica e il Cunto, cogliendone l’essenziale e sugli sviluppi del metodo Grasso che si inserisce a pieno titolo nella ricerca dell’attore nei primi del ‘900 (Stanislavskij, Mejerchol’d, Graig); con stage intensivi attraverso un laboratorio realizzato da marzo a maggio.

“Questi meravigliosi giocattoli, osserva Cappelli, sono diventati gli elementi di lavoro degli attori, tutti giovanissimi: io mi sono affidato al loro sentire e l’ho tradotto in scene, un pamphlet che ho affidato alle mani sapienti in primis di Lucia Sardo, per ritrovare quella verità espressiva che le è propria, a Biagio Guerrera per il linguaggio – soprattutto in dialetto siciliano – di cui è un maestro riconosciuto, e a Luca Ruzza che ha immerso il nostro mondo con immagini e macchinari capaci di realizzare un sogno”.

Il tessuto dello spettacolo prende spunto dalla vita e dalle opere messe in scena dall’attore catanese e dal fenomeno che ha rappresentato il suo arrivo sulle scene internazionali, cercando di focalizzare l’attenzione sul rapporto tra tradizione e innovazione e su come la tradizione costituisca un’ossatura fondamentale per accedere all’innovazione

In un’epoca in cui per i giovani è difficile ritrovare dei valori basilari, la tradizione rappresenta quell’ancora di salvezza che riesce a portare alla realizzazione di nuove tematiche ed esperienze.

La vita di Giovanni Grasso rappresenta in qualche modo questo percorso e mostra una necessità di comunicazione che riesce a travolgere con la sua forza schemi e gabbie intellettuali.

I protagonisti dello spettacolo sono dei giovani che fanno proprie queste tematiche e che cercano delle risposte efficaci ad un periodo storico che offre pochi appigli alle emozioni.

L’emozione, la tragicità, la morte e, perché no, l’amore  e i sentimenti che un teatro popolare rappresenta possono essere il motore di un rinnovamento necessario in questo complicato momento storico.

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