Caltagirone. Il Vescovo incontra gli utenti e gli operatori della Rems
Caltagirone. Il Vescovo incontra gli utenti e gli operatori della Rems
Aprile: «La Rems si caratterizza per essere una struttura improntata all’accoglienza, all’ascolto, al dialogo e al rispetto reciproco. La visita di mons. Peri, come ogni anno, sottolinea questo aspetto ed esprime la sensibilità della comunità ecclesiale
nei confronti del nostro Servizio».
CALTAGIRONE – S.E. mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, in occasione delle festività natalizie, il prossimo 6 dicembre, incontrerà gli utenti e gli operatori della Rems di Santo Pietro.
Alle ore 10.00, il vescovo presiederà la Santa Messa presso la cappella dell’Istituto Suore del Sorriso di Lourdes. Al termine pranzerà con gli ospiti della Rems.
Saranno presenti il dr. Giuseppe Giammanco, direttore generale dell’Asp di Catania; la dott.ssa Daniela Faraoni e il dr. Franco Luca, rispettivamente direttore amministrativo e direttore sanitario dell’Azienda sanitaria catanese; il dr. Giuseppe Fichera, direttore del Dipartimento di Salute mentale; il dr. Raffaele Barone, direttore del modulo dipartimentale Dsm-Caltagirone.
«La Rems si caratterizza per essere una struttura improntata all’accoglienza, all’ascolto, al dialogo e al rispetto reciproco – afferma il dirigente responsabile, dr. Salvatore Aprile -. La visita di mons. Peri, come ogni anno, sottolinea questo aspetto, molto importante per l’esito della cura e della riabilitazione, ed esprime la sua attenzione e la sensibilità della comunità ecclesiale nei confronti del nostro Servizio. Di questo gli siamo molto grati».
Sempre nel segno della condivisione, nei giorni scorsi, si è svolto, per la prima volta, il Gruppo multi-familiare.
L’incontro è durato 2 ore e mezza e ha visto partecipare 75 persone fra operatori, utenti e le loro famiglie (11 su 20).
Al termine del gruppo è seguito un breve rinfresco organizzato dagli ospiti della struttura.
Il Gruppo multi-familiare lavora sulla relazione nel “qui ed ora”, sulla dimensione emotiva, sulla partecipazione, e pone al centro dell’intervento la persona sofferente, la famiglia, gli operatori, contribuendo a valorizzare e sviluppare in modo significativo le loro risorse.
Ciò determina un cambiamento nell’individuo, nella famiglia e nel gruppo di lavoro e una trasformazione nella cultura del Servizio di salute mentale, in senso democratico, e della comunità locale.
«Attraverso questa metodologia non solo viene sostenuto il ruolo attivo delle famiglie nel processo di cambiamento – spiega il dr. Aprile -, ma il Servizio stesso si presenta come comunità terapeutica democratica aperta al dialogo e alla relazione per promuovere la salute mentale come bene comune».
Nel Gruppo, la famiglia è chiamata a mettere in campo vissuti ed esperienze che, incoraggiate, sviluppate e confrontate, divengono risorse per il processo terapeutico.
Il confronto tra le famiglie che vivono lo stesso problema modifica la percezione che ha del congiunto, migliorando la comprensione delle problematiche legate alla convivenza e al loro ruolo sul processo di cura e di guarigione.
4 dicembre 2017