“La Sindone:indagine su un mistero”

Interessante e seguita conferenza al Convitto Cutelli di Catania sulla Sindone: fra storia e mistero, l’indagine più completa mai realizzata

Lella Battiato Majorana

 

Il Vangelo “scritto con il sangue”, la Sindone, narra che il corpo di Gesù, deposto dalla Croce in un lenzuolo, in greco sindon, che fu poi trovato vuoto nel Sepolcro. La domanda che ci si pone, che tracce ha lasciato di sé nei secoli questo telo prezioso? Questo argomento è stato oggetto di una appassionante conferenza, che ha coinvolto intere generazioni, diventando la Sindone momento significativo e luogo di memoria dei binari che la storia e il passato hanno tracciato e portatrice di significati oltre che della sua stessa memoria, diventando medium di un’evoluzione storica e sociale di intere comunità.

Il convegno si è svolto nell’aula magna settecentesca sotto i trompe-l’oeil della volta del Convitto Cutelli di Catania, sul notevole tema “La Sindone: indagine su un mistero”. Ha moderato l’incontro Giuseppe Adernò, presidente UCSI, sono intervenuti la sindonologa professoressa Emanuela Marinelli di Roma, la quale ha relazionato con chiarezza affascinando la folta platea i dettagli descrivendo il lungo e bimillenario “cammino” del lenzuolo funebre intriso del sangue dell’uomo che parrebbe il Cristo e il patologo prof. Pietro Piscitelli che ha illuminato gli aspetti medici delle sofferenze inferte all’uomo della Sindone, dando spiegazioni delle macchie di sangue  composte effettivamente di emoglobina, precisando con dovizia ogni passaggio delle torture subite, e le cause della sua morte, attraverso significative slide. 

È stata esposta per l’occasione una riproduzione fotografica in grandezza naturale del celebre tessuto.

Marinelli, laureata in scienze naturali e geologiche all’università “La Sapienza” di Roma, è riuscita a trasmettere il fascino della figura di Cristo che ha attratto tutta l’umanità, nonché il fascinoso viaggio del Sacro Lino,oggi conservato a Torino, da quando appare in Francia a metà XIV secolo nelle mani di un cavaliere crociato fino ai nostri giorni, fra guerre e rivendicazioni, occultamenti e venerazioni, fotografie e analisi scientifiche.

Attorno all’argomento girano parecchie critiche e discordanze per alcuni potrebbe essere una ideazione medievale, a torto come spiega nei dettagli la studiosa, poiché le raffigurazioni di Cristo, che nascono in ambito bizantino dopo che la preziosa reliquia viene spostata a Costantinopoli nel X secolo, confermano che la Sindone era allora conosciuta e venerata, ma di nuovo il Sacro Lino compare con il saccheggio della IV crociata nel 1204, per riapparire in Francia circa 150 anni dopo, giungendo alla famiglia francese dei Charny o Charnay (la stessa dell’ultimo martire templare nel rogo di Parigi del XIV secolo), che nel basso medioevo la cedette ai Duchi di Savoia: la famiglia sabauda, che con il Risorgimento nazionale diverrà la Casa Reale italiana, è stata proprietaria della Sindone, a Torino nella basilica di Superga dove è ospitata attualmente. Morto l’ultimo Re d’Italia, Umberto II (l’anno prima aveva incontrato Papa Giovanni Paolo II), nel testamento stabilì che la Sindone doveva essere donata alla Chiesa Cattolica Romana.

Ed ecco il punto focale: chi l’ha custodito in quel periodo?, la studiosa ripercorre l’affascinante via che il lenzuolo può aver percorso in quel periodo oscuro della sua storia.

“Continuiamo a contemplare questo telo, da credenti, che ci parla di tanta sofferenza ma anche di tanta speranza, come osserva la Marinelli, e continuiamo gli studi e le ricerche”, ed è stato in grado di beffeggiare lo scorrere del tempo, tessere una trama di storie scomparse attraverso un ordito connettivo spirituale che appartiene a tutti noi.

È un oggetto di devozione per i cattolici ma su cui non vi è obbligo di credenza, ha chiarito la studiosa, pertanto può essere accettata o meno, ma nulla ha a che vedere con la Fede nella resurrezione di Gesù né con l’immortalità proclamata dal Cattolicesimo.

Stimolanti interventi dei giornalisti professionisti Vittorio Romano, Rossella Iannello e Ornella Sgroi, che hanno destato in sala riflessioni notevoli.

L’evento è stato organizzato: Associazione Cavalieri della Repubblica, Federazione Maestri del Lavoro con lo studio legale associato Di Paola, e da diversi enti e sodalizi: Comune di Modica, Rotary club Catania Est, Istituto dei Castelli, Delegazione Sicilia Ordini Dinastici della Real Casa Savoia, Delegato Gr.Uff. Avv. Francesco Atanasio, Associazione Nazionale del Fante Catania, Commissario Cav. Dott. Francesco Giordano, nonché col contributo della Fondazione teatro Garibaldi di Modica e dell’Agimus guidati dal Maestro Cav. Giovanni Cultrera di Montesano, che ha impreziosito la mattinata con la presenza del quartetto “Ars Hyblaea”, giovani virtuosi del violino che si sono esibiti negli intermezzi: Marianna Musumeci (viola), Salvatore Lorefice e Fabrizio Scaparra (violino), Daniele Lorefice (violoncello).

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