La Rondine al “Bellini” di Catania

La Rondine di Giacomo Puccini inaugura la stagione lirica del Teatro Massimo “V. Bellini” di Catania

Torna la Belle époque in scena con una storia raccontata con modernità e ritmi innovatori dal grande Giacomo Puccini

Carlo Majorana Gravina

 

Il “Bellini”, dopo aver chiuso la stagione 2017 con l’operetta La Vedova Allegra di Franz Lear, ha avviato la nuova 2018 con l’opera La Rondine di Giacomo Puccini: due titoli di spessore ambientati nella temperie spensierata della belle époque.

Per Gianluigi Gelmetti, direttore principale ospite del teatro etneo, affascinato da questo raffinato melodramma, che incise con l’Orchestra della Rai di Milano nel 1981, è “l’opera più inquieta, ambigua, attuale e drammaturgicamente avanzata di Puccini”.

Gli stilemi adottati dal grande lucchese ne La Rondine (i ritmi moderni di fox-trot, slow-fox, one-step nei passaggi euforici, il tempo di valzer nelle fasi catartiche della vicenda), ma ancghe e soprattutto le frasi musicali in dissolvenza che chiudono i tre atti, rinunziando alle sonorità dei finali che l’applauso impetrano (richiamano il non finito delle arti plastiche e la vaghezza poetica della pittura impressionista), portano Gelmetti a dirne “opera nuova e audace, una vera anti Traviata, apparentemente simile, ma totalmente diversa”, tanto diversa, aggiungo, che il raffronto è inutile. Il cinematografo, allora agli albori, userà frequentemente la dissolvenza. Insomma, La Rondine è stata concepita con criteri moderni innovatori; il confronto con Bohème e Traviata non ha motivo d’essere.

Cast di gran pregio, personalmente selezionato da Gelmetti: per Magda “personaggio enigmatico, sensibile, egoista e altruista, affascinante, sognatrice, pragmatica e realista, dolce, materna”,  Patrizia Ciofi, raffinata belcantista; Giuseppe Filianoti, già Ruggero allo Châtelet di Parigi e al Metropolitan di New York, Angela Nisi (Lisette), il tenore Andrea Giovannini (Prunier) e il baritono Marco Frusoni (Rambaldo). Nelle parti di fianco Ivanna Speranza (Yvette) , Katarzyna Medlarska (Bianca), Pilar Tejero (Suzy/un cantore), Jesus Piñeiro (Gobin), Giuseppe Toia (Périchaud), Salvo Di Salvo (Crébillon/un maggiordomo). Lo scenografo Pasquale Grossi, raffigura l’ambiente parigino in un fitto gioco di rimandi all’ Art Nouveau e alle decorazioni d’epoca, la Costa Azzurra con vaghezza crepuscolare.

Cantanti, coro e orchestra hanno eseguito efficacemente il progetto di Gelmetti, dando prova di grande sapiente intensa professionalità.

L’opera nacque in circostanze singolari. A Puccini, al culmine del successo (trionfante a New York con il debutto de La fanciulla del West, e a Vienna dove Tosca, gli ottiene l’Ordine di Francesco Giuseppe), nel 1913 il Carl-theater di Vienna aveva  commissionato un’operetta ambientata a Parigi per 200.000 corone, affiancandogli i librettisti Heinz Reichert ed Alfred Willner. L’allettante compenso stratosferico, gli forniva il destro di tornare alle suggestioni suscitate in lui dal romanzo d’appendice di Henri Murger  (sul Corsaire de Satan,1847-1849) dal quale aveva già tratto la celeberrima Bohème, lo indussero ad accettare. Ma La Rondine debutterà il 27 marzo del 1917 all’Opéra di Montecarlo. Cosa era successo?

Mentre l’Italia usciva dalla Triplice Alleanza e dichiarava guerra all’Austria (1915), un altro conflitto conflagrava tra Puccini e i librettisti viennesi. Deciso a completare l’opera, non più operetta, il musicista chiamò il commediografo Giuseppe Adami che, assecondandone l’irrequietezza creativa, le pulsioni e intuizioni, fornì un testo dal dialogo serrato, brusco, amaro, cinico, romantico dove la coloritura dei vari personaggi consentirà al coro di apparire in scena esclusivamente al Bal Bullier.

Il buen retiro dei due amanti in Provenza, fa loro assaporare una modalità di relazione nuova, inusuale, diversa da quelle praticate nella Parigi godereccia e peccaminosa: serenità e felicità a portata di mano che Magda rifiuta perché, conoscendosi bene, sa che l’ideale di vita borghese non fa per lei; ha giocato con Ruggero e con se stessa, nel giocare si è avvicinata alla fiamma dell’amore e si è bruciata; lei è una rondine che arriva a primavera, alla stagion dei fior, con i rigori dell’autunno sen va (dissolvenza).

Il lieto fine è dell’operetta, l’opera è bella se finisce male.

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