Una giornata particolare allo Stabile di Catania
Applaudita convintamente allo “Stabile di Catania la versione teatrale di Una giornata “particulare”
Carlo Majorana Gravina
Al detto “dietro un grande uomo c’è una grande donna”, che colloca le consorti in posizione subalterna, non se ne contrappone alcuno per quelle attive di fianco (né dietro, né al fianco): eppure in storia di scienza, arte e cultura si registrano di frequente sodalizi di questo tipo; l’attrazione tra personalità evolute non va esaltata.
L’atto unico Una giornata particolare, in cartellone allo Stabile di Catania, scaturisce da due esponenti di questa sub-categoria femminile/coniugale: la vedova Scola, Gigliola Fantoni, e la valida regista Nora Venturini, moglie del protagonista della pièce Giulio Scarpati. La prima riprende la sceneggiatura del famoso celebrato e premiato film omonimo del 1977; la seconda cura la regia di questa versione teatrale: ben altro e di più di un semplice “adattamento”; diversi il linguaggio teatrale da quello filmico e il pubblico delle due forme di spettacolo.
Teatro di parola vs/ cinema d’atmosfera, che scava nel testo per una ricostruzione dell’ambiente e degli ingredienti che si mescolarono quel 6 maggio 1938 per Ruggero Maccari ed Ettore Scola, giocando e inquadrando l’ufficialità e il privato di individui espulsi o disinteressati a quell’evento storico.
“La sceneggiatura di Scola e Maccari – per la regista – nasconde una commedia perfetta: un ambiente chiuso, due protagonisti, due storie umane che si incontrano in uno spazio comune in cui un uomo e una donna sono obbligati a restare. Fuori il mondo, la Storia, un evento che fa da sfondo a due piccole storie personali [mentre] gli italiani festeggiano l’incontro tra Mussolini e Hitler, ignari di quanto fatale sarà per i destini del Paese».
Antonietta, ignorante e affascinata da Mussolini, è la donna del “regime” dedita alla famiglia, succube del marito e “mezzo di produzione” per la macchina bellica. Sfuggitole il merlo dalla gabbia raggiunge l’appartamento di Gabriele e, attratta dai suoi modi garbati, spera di rivalersi come donna e individuo, inciampando nel la sua omosessualità, per la quale è stato licenziato dall’EIAR e di lì a breve sarà mandato al confino. Ma il 6 maggio non è il giorno della merla.
La sceneggiatura di Gigliola Fantoni, scenografia Luigi Ferrigno, costumi Marianna Carbone, luci Raffaele Perin, video e suoni Marco Schiavoni, confezionano una felice pièce dove i due protagonisti, Valeria Solarino e Giulio Scarpati, rendono bene la temperie del periodo richiamando, nel loro dialogo, il futurismo e l’ingenuità di un mondo assurdo, disegnato in bianco e nero, senza nuances, che esclude e nega ogni marginalità. Essenziali ed efficaci, nelle parti di fianco: Matteo Cirillo, Paolo Giovannucci, Anna Ferraioli, Paolo Minnielli, Federica Zacchia.
Il ritorno al teatro di Scarpati e Solarino, luogo e mondo in cui si sono formati e affermati prima dei rispettivi successi cinematografici (migliore attore in Il giudice ragazzino del 1994/migliore attrice al Festival di Cannes per Viola di mare), felice e ed efficace, rilancia con forza il messaggio: conoscenza e cultura possono affrancare le donne dalla condizione strumentale e schiavista in cui le relegava il “regime” allora, oggi dall’abbrutimento e dalla povertà intellettuale e morale.
Venturini evidenzia “unità di tempo e luogo, due personaggi che, incontrandosi, cambiano, si trasformano sotto i nostri occhi, scoprono una parte nuova di se stessi, modificano il loro sguardo sulla realtà che li circonda. Antonietta, grazie a Gabriele, mette in discussione le sue certezze, acquista maggiore rispetto di se stessa, assapora un modo diverso di rapportarsi ad un uomo. Gabriele, costretto tutta la vita a fingere e nascondersi, con lei finalmente si sente libero, esce allo scoperto, per la prima volta si ritiene accettato, apprezzato e amato per quello che è. Ignorante e sottomessa lei, colto e raffinato lui, apparentemente diversissimi, si sentono, si annusano, si riconoscono.
Due umiliati, calpestati, due ultimi. La loro storia è la storia, purtroppo sempre attuale, di coloro che non hanno voce, spazio, rispetto, sui destini dei quali cammina con passo marziale la Storia con la “s” maiuscola”.
A ben vedere, solo Antonietta è un’ultima: Gabriele giganteggia mostrando serena accettazione della sorte che desiderava da tempo; grazie ad Antonietta, stabilisce ed evidenzia il contrasto tra verità personali e verità di regime; lei, medium della catarsi dell’uomo, tornerà alla quotidianità col rimpianto e il ricordo di un momento magico che non ha saputo e potuto vivere sino in fondo, sino alla sua liberazione; efficacemente la portinaia (Anna Ferraioli) si inserisce nella vicenda e tra i due a proteggere la normalità ed evitare lo scandalo che sta sfiorando il suo condominio.
Una giornata particolare, apprezzato e applaudito lungamente dal pubblico catanese, “superando timori e scrupoli vero il capolavoro cinematografico”, è efficace attuale narrazione della “storia di coloro che non hanno voce, spazio, rispetto, sui destini dei quali cammina con passo marziale la Storia”.
Una pièce che richiama I Ricordi di Francesco Guicciardini (1576) e le parole-chiave discrezione e particulare: non giudicare ma comprendere, registrare la realtà qual è, penetrare sotto le apparenze, scavare entro la natura umana, riconoscere le complesse ingannevoli forme delle relazioni sociali.
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