Ogni storia ha la sua musica, imponente Opera di Savì Manna, debutta a Catania al Centro Zo per celebrare la “Giornata della Memoria” con parole e musiche struggenti

Ogni storia ha la sua musica, imponente Opera di Savì Manna, debutta a Catania al Centro Zo per celebrare la “Giornata della Memoria” con parole e musiche struggenti

Lella Battiato Majorana

 

Attenzione musicale, ovviamente ma anche alle passioni, alle vicende umane, alle storie che si esprimono, « Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo » come sosteneva il filosofo George Santayana e così ricordando la giornata della memoria, dedicata, nell’ambito della rassegna Altrescene al Centro Zo, celebra le vittime dell’olocausto: uno spettacolo in cui il diritto di parola è riservato solo ai morti, vittime innocenti di una strage che è necessario non dimenticare, mentre ai vivi è concesso solo il silenzio, o la sublimazione del dolore in lirica.

Ogni storia ha la sua musica, testo finalista al concorso europeo di drammaturgia Premio Tragos 2014 dell’autore drammaturgo Savì Manna, evoca in platea l’orrore dello sterminio, attraverso una disamina, per confrontarsi, a ottant’anni dalle leggi razziali, su quella triste realtà, e sviluppa con abilità e apprezzati stilemi linguistici. Il progetto dell’attore regista, con musiche struggenti, racconta il dolore, facendo sentire la sofferenza in diretta e debuttando in prima nazionale.

Dopo il grande successo di Turi Marionetta – il pluripremiato spettacolo per ragazzi, apprezzato anche Oltralpe – Savì Manna, catanese, già componente della compagnia di artisti di strada I Baternù, ha lavorato nella compagnia di Carmelo Vassallo mettendo in scena gli spettacoli Donna Nedda e Lupo.

Adesso cambia radicalmente registro e, dopo quattro anni di elaborazione, dà vita all’imponente opera teatrale, prodotta da Santo Maccarrone con il sostegno di Leggende Metropolitane, Zo Centro Culture Contemporanee e Statale 114, che vede in scena trenta elementi: lo stesso Manna (che firma anche la regia) con Turi Motta, il mezzosoprano Antonella Guida, il violoncellista Enrico Sorbello e i 26 elementi del Coro Nazionale Protestante “Note di Pace” diretto da Angela Lorusso, composto da appartenenti alle chiese avventiste, luterane, valdesi e di diversi orientamenti religiosi e culturali. Un cast affiatato con i Soprani: Anna Ciminello, Anna Maria Rumeo, Katia Frustaci, Ivana Mancuso, Mariella Fugà, Gida Cultrera, Sandra Olivieri;
contralti: Annalisa Loddo, Cettina Di Mauro, Dora Lorusso, Lea Berreca, Maria Sapuppo, Pina Loviglio, Raffaella Lombardi; tenori: Andrea Lanzafame, Andrea Paderni, Pietro Fioretti, Pino Zagaria, Romeo Callipo; bassi: Domenico Porfido, Edouard Kibongui Kanza, Eugenio De Robertis, Marco Cavallo, Carmelo Russo; pianoforte: Andrea Troina.

Una pièce scritta d’istinto, nata “per non dimenticare” i tanti morti di quella tragedia che per l’autore è diventata un pensiero ossessivo. “Ho voluto affidare la voce dei vivi al coro di 30 elementi con un mezzosoprano che incarna la protagonista femminile che assiste nascosta all’apparizione dei fantasmi evocati dal violoncellista di cui è innamorata. Musica classica, Vivaldi, Bach, Mozart, tranne un motivo da me composto “la sua musica” arrangiate da Dario Grasso, che torna come un refrain dall’inizio alla fine”.

“Quando leggo, guardo o ascolto racconti sulla Shoah – dice Manna – mi sento raggelare il sangue. Quest’apocalisse non è solo legata a un popolo, ma all’umanità intera. Si stima che 12 milioni di esseri umani (ma alcune fonti parlano addirittura di 18 milioni) siano stati uccisi brutalmente perché ebrei, portatori di handicap, malati di mente, Testimoni di Geova, omosessuali, rom, sinti o dissidenti politici. E in questi numeri catastrofici ci sono anche bambini… tanti bambini. Forse con questo mio lavoro cerco di purificarmi da questo pensiero ossessivo, e spero di espandere questa mia catarsi anche agli altri”.

Due donne diventano testimoni mute di queste inquietanti presenze, le cui voci si succedono come in un rituale: ogni volta che il violoncellista suona l’ultima nota del suo repertorio, gli spettri appaiono per raccontare le loro tragiche storie personali.

Si riveleranno essere tutte vittime illustri della follia nazista e fascista: uomini e donne che con coraggio si sono opposti in prima persona a quel disegno criminale passato alla storia come la Shoah. Di fronte a tale orrore, le donne non possono che assistere in silenzio, sarà un coro a dar loro voce, perché Ogni storia ha la sua musica, tra flashback e flashforward, con riferimento a tutte le arti, soprattutto quelle visive del cinema,  poiché la sua poetica non è mai descrittiva.

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