Quando il rapporto comunicativo tra medico e paziente rende più efficace la terapia medici in prima linea al Presidio Ospedaliero Vittorio Emanuele di Catania.

Quando il rapporto comunicativo tra medico e paziente rende più efficace la terapia: medici in prima linea al Presidio Ospedaliero Vittorio Emanuele di Catania.

Corsi di formazione in inglese al personale sanitario

Lella Battiato Majorana

 

All’auditorium “Ambrogio Mazzeo” dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Vittorio Emanuele interessante incontro, che fa parte del progetto formativo residenziale: Educazione Continua in Medicina, programma nazionale per la formazione degli operatori sanitari “English as a host for foreings patients: strategie per facilitare la comunicazione tra paziente straniero e professionista sanitario”, responsabili scientifici Dott. Elisa Marchese, direttore UOC laboratorio analisi 1- V. E., Prof. Vito Leanza, docente Ginecologia e Ostetricia Università Catania,  conduttore del corso Prof. Salvatore Rino Sciarretta, docente lingua inglese Ateneo CT corso di laurea Medicina e Chirurgia. 

Medici in prima linea per accompagnare, comunicare e rassicurare i pazienti, “approfondendo le conoscenze linguistiche inglesi, potenziandole attraverso lo strumento della comunicazione diretta”, come spiega Sciarretta, il quale ha magistralmente affrontato gli argomenti in programma riscuotendo l’attenzione e il consenso dei professionisti sanitari. Il corso di alta qualità ha riscosso notevole successo e continuerà il suo percorso con altri incontri: marzo e giugno, dando un valore aggiunto all’Azienda V. E. Tutti i corsisti hanno seguito con attenzione e partecipazione, conseguendo risultati spendibili nel mondo specifico della medicina.

L’interesse ad apprendere e migliorare la comunicazione e il rapporto con i pazienti dedicando tempo all’incontro con i malati è stato il fil rouge che ha legato la presenza di notevoli e accreditati professionisti, all’incontro, per far fronte ai mutamenti della società e sanare il “malessere comunicativo” per dare fiducia al rapporto fra camice bianco e assistito.

Interessante riflessione di alcuni medici corsisti O.V.E, che hanno aderito con entusiasmo.: Eugenia Sindoni, dirigente laboratorio analisi, Vincenzo Bramanti, dirigente biologo laboratorio analisi 1, Santa Maggio, dirigente medico laboratorio analisi 1; la globalizzazione necessariamente porta a ridurre la distanza fra persone. Come operatori sanitari “abbiamo l’interesse e l’esigenza di comunicare con persone provenienti da altri continenti; l’inglese oggi rappresenta la lingua ufficiale da utilizzare per comunicare e queste tre giornate si propongono di raggiungere lo scopo”.

Dott. Giovanna Di Gregorio, responsabile degli ambulatori di cardiologia del Presidio Ospedaliero Policlinico V. E., “corso interattivo e formativo, grazie alla passione e amore che i docenti hanno saputo trasmettere. Ha toccato tutti i punti che sono importante per la nostra disciplina, non è solo la conoscenza della lingua inglese, ma una conoscenza specifica dedicata a noi, attraverso dialoghi interattivi nel campo medico e nella quotidianità della relazione medico-paziente”.

Elisa Marchese evidenzia “Ringrazio la nostra Direzione Generale, che ha permesso nell’ambito del programma di formazione di tutto il personale, di riprendere un corso che nasce da una piccola esperienza di cinque anni fa, nel laboratorio da me diretto, grazie alla disponibilità del prof. Sciarretta, che ha iniziato il percorso di lingua inglese con lezioni private. Successivamente il format è stato riportato in grande per tutti gli operatori dell’Azienda, fornendo gli strumenti ed elementi per entrare in empatia con i migranti; uno dei più grossi problemi al cuore dell’azienda: l’accoglienza”.

Da una parte l’empatia, la resilienza e la capacità di relazionarsi con il malato. Dall’altra la forza di una medicina basata sull’evidenza scientifica; ecco il compito del medico fornire informazioni con un approccio linguistico funzionale all’utenza straniera, e il corso di inglese si prefigge questo obiettivo.

Lo scriveva Dante “il medico non dovrebbe fare luce su se stesso, ma portare la luce sul dorso per illuminare il cammino di chi viene dopo di lui”

Il prof. Vito Leanza chiarisce “Il corso, poiché l’utenza ormai è internazionale e l’inglese è la lingua comune a tutti, ha importanza significativa per facilitare la comprensione e il dialogo con i pazienti affinché possano esprimersi”. “Il medico deve dar voce ad alcune delle sue piccole virtù, suggerisce, virtù che certamente possiede come la pazienza, la prudenza, la capacità di ascolto, il rispetto del malato, la comprensione dell’importanza dell’aggiornamento, l’unità. Si tratta di un modo semplice, alla portata di tutti di interpretare “l’etica della cura”.

Sciarretta conclude “Mi ha affascinato e entusiasmato l’interesse che hanno avuto i professionisti in questi giorni a seguire questo corso, spero che ci siano altri incontri e opportunità per implementare questo loro interesse”. “Migliorare la competenza inglese nel settore sanitario è una necessità, continua, vista l’emergenza attuale e il flusso continuo dei cittadini stranieri migranti”.

Il potere terapeutico della relazione aiuta la cura meglio e più rapidamente. A questo scopo, ad esempio, si stanno inserendo nei curricula medici “le medical humanities”, discipline come pedagogia,lingua inglese, ecc. confermando l’attenzione all’individualità del paziente.

 

  {gallery}2018/Cultura/Corso_Inglese{/gallery}

admin

admin