Al teatro Don Bosco di Catania debutta il classico sempre amato e apprezzato di Nino Martoglio “Annata ricca (massaru cuntentu)” con l’inconfondibile voce di Cosetta Gigli e la brillante regia di Giovanni Puglisi
Al teatro Don Bosco di Catania debutta il classico sempre amato e apprezzato di Nino Martoglio “Annata ricca (massaru cuntentu)” con l’inconfondibile voce di Cosetta Gigli e la brillante regia di Giovanni Puglisi
Lella Battiato Majorana
Con “Annata ricca (massaru cuntentu)”, messo in scena al Teatro “Don Bosco” di Catania, l’associazione “Teatro in Allegria”, diretta da Donata Indaco, per una versione innovativa che ha soddisfatto ancora una volta il variegato pubblico grazie al cartellone sempre ricco di proposte interessanti, con il suo quarto spettacolo.
Torna a grande richiesta Cosetta Gigli, “La regina dell’operetta”, interpretando in modo eccellente il testo, già bello e corposo nei contenuti, ma arricchendolo con la sua inconfondibile voce, accompagnata da musiche, canti e balli della terra di Sicilia. … Sì, ma chiddi di ’nterra sunnu boni per te, per quello, per quell’altro perché sunnu fraciti, ma non per lo …
Questa commedia in due atti, apoteosi di allegria e saggezza contadina, fu scritta da Nino Martoglio, nato a Belpasso, in lingua italiana nel 1914, poi in quella siciliana nel’21, anno della sua morte.
La scena, ambientata in una masseria alle falde dell’Etna durante il periodo della vendemmia, si svolge tra il crepuscolo e la notte a cavallo tra il 29, giorno di San Michele, e il 30 di settembre. Contadini, portatori e vendemmiatrici, a conclusione della giornata lavorativa, si abbandonano al riposo in un clima di festoso erotismo.
Mariano (Giovanni Puglisi), uomo di fiducia di massaro Michelangelo (Enzo Sasso), è l’amante di sua moglie Grazia, interpretata efficacemente da Cosetta Gigli. I due inventano uno stratagemma per trascorrere la notte insieme. Michelangelo, insospettito, costringerà l’uomo di fiducia con un espediente a restare in campagna. Lo “scorno” di Mariano troverà conforto e consolazione in Pina (Amelia Puglisi), la figlia di massaro Michelangelo. Insomma, il “padrone” è destinato alle “corna”.
Con abile regia, Giovanni Puglisi ha trasformato il testo teatrale, già bello e corposo nei contenuti, in commedia musicale, innestandovi una moltitudine di musiche, canti e balli della terra di Sicilia, approfittando delle straordinarie doti canore di Cosetta Gigli e della partecipazione del cantautore siciliano Riccardo Tomasello.
Nel cast i beniamini del pubblico: Gianni Sciuto, Francesca Barresi, Sergio Borsellino, Alba La Rosa, Rossella Strano, Luciano Gazano, Alfio Recupero, Antonio Parisi, Annalisa Parisi e Toti Finocchiaro. Con essi un’esilarante sequela di battute, gag, invenzioni che hanno trasportato la festosa atmosfera dionisiaca nelle vigne dell’Etna, in un ambiente saggio, sapiente ed esperiente, incline alla letizia e al buonumore.
Colpisce l’originalità della lingua siciliana, la rielaborazione del testo che nasconde vizi e miserie del genere umano e il regista con consumata sapienza consegna al pubblico quasi una lente di ingrandimento che permette di osservare riflettendo le piccolezze umane e riderne. Teatro di tradizione, specchio del periodo di crisi mutamento di gusto dopo la prima guerra mondiale.
La misteriosa tragica fine dell’Autore, anche in considerazione della sua personalità polemica, dei suoi movimentati trascorsi, e del suo rifiuto vanitoso di indossare gli occhiali nonostante un’accentuata miopia, suggerisce, al fianco dell’incidente autonomo, l’ipotesi che a farlo cadere nell’alloggio dell’ascensore dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania in costruzione, dove era andato a visitare il figlio malato, possa essere stata causata dall’energica spinta di un vignaiuolo dell’Etna che, ravvisando nella commedia eloquenti riferimenti e allusioni a una sua storia personale, incontrandolo lo affrontò protestando e querelandosi per il soggetto. Ma qui cediamo il passo agli studiosi della materia. Martoglio fu trovato morto il 15 settembre 1921; 14 giorni prima del giorno di San Michele.
Tutta la commedia ruota intorno a balli canti, aneddoti, amori e speranza nel domani; una giornata di lavoro nella vigna e nella masseria del ricco possidente terriero: storpiature, errori di pronunzia, doppi sensi ed equivoci accolgono lo spettatore, conferendo una comicità irrefrenabile. Musiche coinvolgenti regalano momenti di spensieratezza e leggerezza, contrapponendo l’arroganza e la ricchezza della vecchiaia alla freschezza della giovinezza in un caleidoscopio di emozioni, tra applausi e risate.
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