DISTURBI DEL PAVIMENTO PELVICO. REPORT DEL CONVEGNO DI PALERMO
DISTURBI DEL PAVIMENTO PELVICO. REPORT DEL CONVEGNO DI PALERMO
Angela Ganci
Incontinenza urinaria: un problema che colpisce le donne, a livello fisico e psicologico, determinando un peggioramento della qualità della vita e un ricorso frequente all’evitamento delle relazioni sociali.
La scienza medica, in questo ambito delicato della salute, propone tutta una serie di ausili e terapie volti a contrastare il problema e i suoi correlati psicologici di ansia e depressione, nell’ottica di restituire alla donna un corpo integro, funzionale, di cui non vergognarsi, nascondendosi.
Focalizzando l’interesse sulle terapie mediche e sull’importanza del corpo in quanto contenitore culturale, lo stimolante Convegno dal titolo Continuiamo … a rimanere continenti tenutosi a Palermo il 22 Giugno scorso presso l’Ospedale Ingrassia ha previsto svariati interventi al fine di inquadrare lo stato dell’arte della cura delle patologie del pavimento pelvico, in particolare dell’incontinenza urinaria.
“I disturbi del pavimento pelvico femminile interessano le donne già nel periodo pre-menopausale – spiega Bruno Pinzello, Responsabile Scientifico dell’evento – L’idea da cui questo Convegno è partito è di rispondere alle esigenze di corretta informazione scientifica rivolta alla popolazione femminile, che, per vergogna o pudore, sottace tale problema, che dovrebbe essere approcciato con garbatezza e professionalità dal medico per permettere alle donne di intraprendere un percorso diagnostico e terapeutico appropriato. In quest’ottica l’Ospedale Ingrassia si muoverà per realizzare un’unità funzionale multi professionale composta da urologi, psicologi, fisioterapisti”.
Quali sono i vissuti specifici della donna incontinente e quali le specifiche terapie oggi proponibili per aumentare il benessere psicofisico?
“Partiamo dal presupposto che la donna vive con ansia la scoperta della patologia, anche se spesso questa viene negata per un’educazione che rende tabù le zone intime – sottolinea Giovanna Miccichè, sociologa – Ecco il ruolo del medico nell’accoglienza al fine di instaurare un’efficace relazione di aiuto, che restituisca alla donna la capacità di volersi bene”.
“L’ansia è un argomento centrale nel disturbo dell’incontinenza urinaria. Essa, in alcuni sporadici casi, può essere causa di incontinenza per gli stimoli nervosi esercitati sul detrusore vescicale, causando incontinenza da urgenza – specifica il Prof. Vito Leanza, Responsabile unità operativa di uroginecologia presso Ospedale Santo Bambino di Catania – Nella maggioranza dei casi invece l’ansia è conseguenza dell’incontinenza, tra le cui cause mediche ricordiamo il prolungamento del periodo espulsivo del feto, poiché essa interferisce con le normali attività quotidiane. La paziente, frustrata, rifiuta i rapporti sessuali, e ciò si ripercuote sulla vita intima. Se è vero che la terapia chirurgica, la terapia medica e la riabilitazione, oggi, rispondono alle esigenze di cura, in relazione allo stadio e alla natura dell’incontinenza, in una percentuale dell’80% dei casi, è pur vero che poche sono le donne che si rivolgono al medico per una diagnosi, preferendo l’uso di presidi sanitari”.
Vergogna, isolamento, sottovalutazione dei sintomi, reticenza a chiedere aiuto, benefici infine ottenuti grazie all’affidarsi ai professionisti: storie comuni di donne, come quello della Signora R., la cui testimonianza, raccolta a margine dell’evento, permette di entrare nel cuore del problema, dalla prospettiva interna di chi lo vive, condividendo, per sé e per chi ne soffre, spazi di speranza.
“Il mio problema è molto fastidioso. Tutto è iniziato quando mi sono accorta di non riuscire a tenere l’urina e mi recavo al bagno fino a sei volte al giorno. Ho subito capito di dovere prendere provvedimenti, anche perché mia sorella ha lo stesso problema, ma non nego che all’inizio ho fatto di tutto per non recarmi in ospedale e raccontare il mio problema. I controlli sono stati tanti, e ho trovato beneficio dalle pillole che mi hanno prescritto, grazie alle quali la frequenza delle fuoriuscite e l’imbarazzo si sono un po’ ridotti, anche se non posso tuttora condurre una vita normale, perché comunque non riesco a controllare bene la vescica, specialmente la mattina. So che ci sono problemi più seri, ma a volte preferisco rimanere a casa perché basta una risata o uno spavento per scatenare l’uscita dell’urina e crearmi disagio; e tengo degli assorbenti di giorno e di notte, visto che non sono idonea per l’intervento chirurgico, come mi ha detto il medico che mi segue. Sto cercando di farmi forza e imparare a convivere, grazie al sostegno prezioso della mia famiglia che mi fa sentire la stessa donna e mamma di sempre”.