Istituzioni/cittadino un rapporto da ricostruire per ridare fiducia nel nostro Stato democratico

Istituzioni/cittadino un rapporto da ricostruire per ridare fiducia nel nostro Stato democratico

Un’analisi del fenomeno per allargare l’angolo di fiducia e assicurare un miglioramento di vita diritto alla sicurezza e alla cura

Lella Battiato Majorana

 

Nella prestigiosa cornice dell’aula magna del Rettorato, si è tenuto il convegno “Il rischio della mancanza di fiducia del cittadino nelle istituzioni”, organizzato dal Centro di documentazione, ricerca e studi sulla cultura dei rischi di Catania in collaborazione con l’Università degli studi etnea, l’Ordine nazionale degli Psicologi e l’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Catania, affidando a figure apicali delle istituzioni locali, dell’associazionismo e ad accademici di area umanistica, l’analisi del fenomeno.

 

Il convegno è stato sollecitato dall’osservazione della società attraverso notizie di cronaca quotidiana. Le ripetute aggressioni di operatori della sanità da parte di familiari di pazienti, di docenti da genitori di studenti, l’aumento di trasmissioni televisive, con notevole audience, su processi giudiziari in corso. Si pone la domanda: sono episodi scollegati l’uno all’altro, oppure rappresentano il sintomo evidente della mancanza di fiducia  verso le istituzioni del nostro stato democratico.

 

Francesco Basile, rettore dell’Università di Catania nel suo indirizzo di saluto ha evidenziato “l’acquisita certezza che, in alcune istituzioni, anche se non tutte, non si riponga più fiducia. Politica ed enti locali sono sicuramente molto in basso nella stima diffusa, ma ancora le istituzioni scolastiche e universitarie in qualche maniera reggono”.

 

 Il prefetto di Catania Silvana Riccio, ha sottolineato la “necessità di interrogarsi su come ogni rappresentante istituzionale interpreti il suo ruolo, la sua funzione”.

 

Il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, osserva “la politica in primo luogo deve fare un bagno di umiltà, invertire la pericolosa rotta autoreferenziale che percorre da troppo tempo. È importante cominciare intraprendere un percorso di trasparenza praticata, non solo predicata, con piena sobrietà e serietà dei comportamenti”.

 

Giorgio Sangiorgio, presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Catania, ha focalizzato il ruolo di primo piano dei commercialisti per riportare in alto almeno la fiducia del cittadino nella sua veste di contribuente”.

 

Antonio Pogliese, presidenza del Centro di documentazione, ricerca e studi sulla cultura dei rischi di Catania, nella relazione introduttiva ha spiegato “scopo del convegno non sia tanto soffermarsi sulla fiducia, sul piano psicologico, sociologico, filosofico e religioso. Interressa, invece, mettere in rilievo come la fiducia sia la scelta che rende possibile il vivere e il vivere in relazione: nell’amicizia, nell’amore, nel rapporto maestro/discepolo, nella relazione medico/paziente”.

 

Orazio Licciardello, ordinario di Psicologia sociale a Catania, ha sottolineato come la “fiducia sia una dimensione relazionale di tipo psicosociale: indispensabile per la civile convivenza, ma fragile”.

 

Giuseppe Meliadò, presidente della Corte d’Appello di Catania, ha indirizzato la sua relazione su “come le istituzioni vengono percepite. Un tempo queste erano avvertite come intrinsecamente autorevoli, oggi la percezione collettiva esterna è mutata”.

 

Il questore di Catania, Alberto Francini, rilancia “è inutile al punto in cui siamo, parlare di statistiche, perché i reati calano, ma la gente si sente sempre più insicura. Urge allora una rivoluzione culturale, puntando sulla prevenzione”.

 

Gennaro Gigante, direttore della sede di Catania della Banca d’Italia, ha ripercorso “gli anni non facili per l’istituzione che rappresento del 2017 e 2018, con ola crisi di alcune banche, nazionali e locali”.

 

Carlo Pennisi, ordinario di Psicologia del diritto, ha invece spiegato come “la fiducia si possa solo offrire, sperando che produca altra fiducia”.

 

Giorgio Santonocito, commissario dell’Arnas “G. Garibaldi” di Catania, ha evidenziato “non esiste più il rapporto medico/paziente. Oggi c’è Google, oggi c’è la presunzione di essere competenti tanto quanto degli scienziati”.

 

Le conclusioni sono state tenute da Giancarlo Magnano di San Lio, prorettore dell’università di Catania, che ha rivolto la sua attenzione sulla “necessità del recupero dell’umanesimo, inteso in senso tradizionale, ossia come rapporto fra uomini. Serve recuperare la tensione al  bene comune, come pure la capacità di lavorare assieme”.

 

Da ciò emerge l’urgenza di allargare l’angolo di fiducia dei rapporti tra cittadino e istituzioni per assicurare un miglioramento di vita, cure sanitarie, diritto alla sicurezza, alla giustizia evitando di recare danno.

 

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