A Catania la Polizia di Stato celebra il suo patrono S. Michele Arcangelo: messa officiata ai Minoriti. Emozionanti e condivise le parole del questore Alberto Francini
A Catania la Polizia di Stato celebra il suo patrono S. Michele Arcangelo: messa officiata ai Minoriti.
Emozionanti e condivise le parole del questore Alberto Francini
Lella Battiato Majorana
Anche a Catania, come in tutta Italia, celebrazione e festa per la Polizia di Stato in onore di S. Michele Arcangelo, patrono e protettore, proclamato da Papa Pio XII il 29 settembre del 1949, le donne e gli uomini in divisa blu si sono ritrovati nella chiesa di San Michele ai Minoriti di via Etnea, per la Santa Messa e rendere omaggio al Santo.
Una solenne cerimonia che non ha solo valenza di coesione corporativa, ma anche di apertura alla cittadinanza, e spirito di servizio a favore del prossimo nell’attività della Polizia di Stato, le due caratteristiche fondamentali del corpo.
Insieme al Questore Alberto Francini, il vice Prefetto Vicario Enrico Gullotti, il rappresentante del Sindaco di Catania, i Comandanti Provinciali delle altre Forze dell’Ordine della provincia etnea e le massime Autorità civili e militari, hanno preso parte al rito concelebrato dall’Arcivescovo di Catania mons. Salvatore Gristina e dal Cappellano della Questura, don Salvatore Interlando.
In chiesa, presenti non solo i poliziotti, ma anche i familiari delle vittime del dovere, i rappresentanti dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato – di cui quest’anno ricorre il 50° dalla fondazione – e, come ogni anno, i numerosi cittadini che prendono parte a questo momento solenne di comunanza di sentimenti e di speranze.
L’omelia dell’Arcivescovo celebrante, mons. Gristina, è stata accompagnata dalle voci e dalle note del coro dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato che ha reso ancor più suggestiva la cerimonia,creando un’atmosfera armoniosa che ci riporta alla “musica delle sfere”.
Il Questore ha colto l’occasione per porgere i più sentiti ringraziamenti all’Arcivescovo che ha dato lustro officiando la cerimonia nella splendida cornice della chiesa, e alle autorità intervenute per la vicinanza da sempre dimostrata. Ha poi rivolto un ringraziamento particolare a tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato e alle loro famiglie.
E grande è stata l’emozione, alle parole del questore Alberto Francini che, rivolgendosi ai fedeli che gremivano la chiesa, ha espresso la speranza, anzi, la certezza, che quanti in vita abbiano indossato la divisa con onore, con senso del dovere e con lo spirito di sacrificio che da sempre hanno contraddistinto uomini e donne della Polizia di Stato, costituiscano oggi le schiere “agli ordini” di San Michele Arcangelo.
E “imparare ad essere Angeli” è stato l’auspicio espresso dall’Arcivescovo Gristina, “Angeli per stare vicino alla gente”…
Angeli per Esserci Sempre.
Il Questore, ha voluto sottolineare con il suo discorso semplice e solenne l’importanza della difesa delle leggi e della pacifica convivenza tra i cittadini, principi anche ispiratori di S. Michele Arcangelo, che simboleggia con la sua scultura la difesa della Fede. Ha voluto inoltre, Francini, dare un messaggio evocativo poiché S. Michele Arcangelo è stato difensore del popolo di Dio, vincitore nella lotta del bene contro il male e la sua figura è importante per la naturale assonanza con la missione assolta quotidianamente, con professionalità e impegno, da ogni singolo operatore e tutti ogni giorno possiamo essere angeli.
Argomentazioni che esprimono umiltà e cultura di aggregazione di cui tutti abbiamo bisogno; Francini evidenzia anche le Triadi angeliche: serafini, cherubini, troni; dominazioni, virtù, potestà; principati, arcangeli, angeli; consistono in persone intermedie tra Dio e gli uomini, in quanto collegano e descrivono il rapporto esistente tra l’assoluta trascendenza divina e la Sua attività nel mondo. Essi, come lo stesso Dio e alcuni esseri umani, vivono in un paradiso trascendente, ma nello stesso tempo conservano il potere donato dal Dio per operare nel mondo con parole ed opere.
Grazie all’input del questore Francini, risuona il Canto XXVIII del Paradiso dantesco dove esplicita l’identificazione delle gerarchie con le sfere celesti, disposte in cerchi concentrici attorno a Dio: “un punto vidi che raggiava lume / acuto sì, che ‘l viso ch’elli affoca / chiuder conviensi per lo forte acume; / e quale stella par quinci più poca, / parrebbe luna, locata con esso / come stella con stella si collòca” (vv. 16-21).
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