Dislessia e Università

Dislessia e Università

A Palermo un convegno di studi intitolato “Eleviamo il potenziale… anche all’Università”

Angela Ganci

 

In occasione della Settimana Nazionale della Dislessia, che si svolge dall’1 al 7 Ottobre in tutta Italia, a Palermo, organizzato dall’Associazione Italiana Dislessia(AID) con il patrocinio dell’Università, si è svolto il convegno di studi “Eleviamo il potenziale… anche all’Università”, titolo dai significativi spunti pedagogici.

Un evento ricco di interventi scientifici e di un dibattito che ha visto l’alternarsi dialogante delle Istituzioni chiamate alla formazione e alla crescita e delle Associazioni che lottano quotidianamente per facilitare il diritto all’istruzione e al benessere delle persone con DSA.

“Per accendere il potenziale delle persone con DSA è necessaria la presenza e la partecipazione di ragazzi, famiglie e scuola, con l’unica finalità del benessere dei ragazzi – sottolinea in apertura Leonarda Sabrina Bono, Presidente Sezione AID di Palermo -. In particolare per la realtà universitaria, a fronte di una complessiva soddisfazione da parte degli studenti con DSA dei servizi loro rivolti dall’Ateneo, molti miglioramenti possono essere compiuti per quanto riguarda un maggior accesso al materiale didattico e la disponibilità dei docenti stessi alle esigenze dei ragazzi, secondo il 51.mo Rapporto Censis sui processi formativi nelle Università italiane”.

Problemi risolvibili con la formazione continua sulle caratteristiche stesse della dislessia e dei DSA e sulle potenzialità da sviluppare, con un ruolo non secondario svolto dall’orientamento scolastico.

“Il problema più grave a mio avviso è che chi accede all’Università spesso proviene dal liceo, mentre spesso i ragazzi con DSA vengono dirottati verso gli Istituti tecnici, a causa della convinzione erronea per cui i secondi sarebbero più semplici dei primi. Una convinzione posseduta dai genitori che può incidere negativamente sull’autostima: ecco che il problema si pone già dai tredici anni e non dai diciotto” specifica Sergio Messina, Presidente Nazionale AID.

“I preconcetti sulla formazione riservata agli alunni con DSA bloccano a mio avviso il concetto stesso di potenzialità: ad esempio non è corretto parlare di scuola inclusiva, poiché questo implica una scuola esclusiva, e quindi un ragazzo da escludere perché portatore di una disabilità, da considerarsi un somaro, facile vittima di bullismo. Credo invece che l’obiettivo debba essere quello di fornire a tutti gli strumenti compensativi, come la tavola pitagorica, abolendo le certificazioni e liberalizzando l’uso di tutti gli strumenti.che aiutano nell’apprendimento sia gli alunni con DSA che tutti gli altri” spiega Giacomo Stella, fondatore dell’AID e Ordinario di Psicologia Clinica presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.

“All’Università il problema si fa più grave – continua Stella – perché c’è una maggiore difficoltà nell’accettare il disturbo, oltre al fatto che gli studenti sanno ben difendersi dalle critiche e così risultano più scomodi. Non si tratta assolutamente di pigrizia, di un impegnarsi di più, retaggio culturale che purtroppo serpeggia ancora: la spinta all’apprendimento è innata, ma se si trova un ostacolo, come quello neurobiologico, è facile arrendersi”.

Un impegno di conoscenza e intervento che interessa gli Istituti adibiti alla formazione, chiamati ad autovalutarsi e a proporre interventi mirati al benessere degli studenti con DSA, attivando un dialogo sereno e costruttivo.

“In questa sede rappresentiamo alcune carenze dei nostri Atenei, come la scarsa conoscenza delle Linee Guida della Legge 170/2010 e il fatto che i servizi per gli studenti con DSA sono spesso accorpati a quelli per studenti con disabilità. Molto si potrebbe fare, come dotare le aule di informatica di programmi di sintesi vocale per la lettura del testo mediante cuffie, mappe e formulari: un impegno che l’Ateneo si prefigge e che io stessa mi sono da subito assunta, ribadendo più volte la mia assoluta disponibilità nei confronti delle esigenze degli studenti DSA. A noi ci si potrà rivolgere in qualsiasi momento, per migliorare la comunicazione con gli studenti” dichiara Giulia Letizia Mauro, delegata del Rettore al Coordinamento delle attività relative alla disabilità e ai DSA.

Un impegno assunto pubblicamente a cui si alternano le voci dei diretti interessati, sulla scia di un miglioramento auspicato, da conquistare con un dialogo continuo.

“Come Rappresentante degli Studenti del Consiglio del Corso di Laurea in Biologia Marina, nonché socio AID – sostiene Andrea Calascibetta – mi trovo in linea con l’idea che DSA non equivalga a disabilità. Riguardo la situazione universitaria dal 2011, anno in cui mi sono immatricolato, la situazione universitaria, anche se con difficoltà, è notevolmente migliorata in quanto la presenza di diversi studenti con DSA ha portato i docenti ad avere una maggiore conoscenza e consapevolezza delle problematiche legate a questo disturbo. Una maggiore disponibilità la noto anche a livello mediatico, e ciò mi rincuora, allorché si parla sempre di più di dislessia. Tra i passi da fare suggerisco la costituzione di una figura di referente per ogni corso di laurea, già esistente per ogni scuola (ex Facoltà): infatti un docente Tutor per ogni corso di laurea può meglio mediare il dialogo tra lo studente DSA e il docente con cui dovrà sostenere l’esame. Il dialogo e il confronto è alla base di ogni percorso di formazione, soprattutto per le persone dislessiche”.

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