“Comparatico”Una pagina di raffinato metateatro, con moderna lettura di un caso di cronaca nera. debutta al “Sangiorgi” con il maestro Pattavina, l’adattamento di Ezio Donato e le musiche originali di Matteo Musumeci

“Comparatico”Una pagina di raffinato metateatro, con moderna lettura di un caso di cronaca nera. debutta al “Sangiorgi” con il maestro Pattavina, l’adattamento di Ezio Donato e le musiche originali di Matteo Musumeci

 Lella Battiato Majorana

 

Il Sangiorgi inaugura il cartellone “Un palcoscenico per la città “, organizzato dal Teatro Bellini, con la prima del “Comparatico”: Capuana, Vigo e la burla che fece nascere il Verismo, prodotto dall’associazione Sajamastra.

Protagonista insuperabile Pippo Pattavina nel ruolo di Capuana, per raccontare la novella e comeda essa nacque il Verismo che riesce a bucare e sfondare le pareti della platea, entrando in sintonia con il pubblico, ci si perde tra realtà e finzione, per espandere i confini della mente, l’attore fa indossare al pubblico una maschera sottile per guardare il suo personaggio “Jano” e perdersi nella dicotomia tra persona e personaggio, come se una forza inconscia lo spinge ad autoingannarsi e Pirandello avrebbe commentato “stupidità affannose e grottesche! Che uomini, che intrecci, che passioni, che vita in un tempo come questo? La follia, il delitto, o la stupidità vita da cinematografo!

Regia e adattamento di Ezio Donato, uomo di teatro, che ha ricavato dall’omonima novella di Capuana una edizione che punta i riflettori su stati emotivi, reazioni affettive intense che portano alla riduzione del controllo di sé, con una moderna rilettura di cronaca nera, con flashback nel passato del racconto popolare in cui dominava il delitto d’onore e non esisteva la violenza di genere. Tra analessi e retrospezione il tutto si avvolge con la forma di immagini suoni e sensazioni grazie anche alla sensibilità delle musiche originali e create con intensità dall’acuta sensibilità di Matteo Musumeci, eseguite dal vivo da Gianni Amore (fisarmonica) e Giovanni Raddino (pianoforte). In scena due primedonne l’attrice  Egle Doria (Filomena) e la cantante Giusy Schilirò (voce solista), quasi l’una specchio dell’altra, Filomena rappresenta l’illusione dell’amore ed Egle il dolore che si trasforma una realtà fittizia che percorre una linea sottile tra il sogno e le maschere che prendono il sopravvento e annullano l’identità, lasciando spazio al dolore dei sentimenti e degli affetti. Una tragedia che abbatte i confini tra ieri e oggi, un Ezio Donato che ha proposto alla platea delle pagine veriste riscuotendo plauso e successo.

Andando indietro nel tempo quando il giovane Luigi Capuana si presentò a Lionardo Vigo spacciando per antico racconto popolare la sua inedita  novella “Comparatico”, non poteva certo immaginare che da questa burla sarebbe nato il Verismo, la stagione più felice della letteratura italiana.

Una trama drammatica che ripercorre le tappe di questo caso letterario apprezzato dal pubblico come ben ricostruisce Ezio Donato, il primo testo stampato di “Comparatico” di cui si ha notizia risale al 1874 e figura nella “Raccolta amplissima di canti popolari siciliani” di Lionardo Vigo (1799 – 1879) e si tratta di un racconto in versi in “lingua siciliana”. Alla fine del racconto figura una semplice sigla “Mineo, C.” che indica il paese dove la leggenda era stata raccolta dalla viva voce del popolo, e il suo raccoglitore, cioè Il giovane Luigi Capuana (1839 -1915).

Dai versi e dalla metrica della composizione era plausibile dedurre che fosse opera di qualche cantastorie. Fino a questo momento il testo è, dunque, di autore ignoto e catalogato come frutto della letteratura orale ed espressione dell’animo popolare, che nella seconda metà dell’800 altri illustri etnoantropologi, come Giuseppe Pitrè e Salvatore Salomone Marino,  raccoglievano in tutta la Sicilia.

Appena morto Vigo, Luigi Capuana lo ripubblica nell’edizione da lui curata delle “Poesie in dialetto siciliano” di Paolo Maura, aggiungendo in appendice ventotto sue composizioni pseudo-popolari, fra le quali “Comparatico” col titolo mutato in “Lu cumpari”, per riapparire successivamente in lingua italiana a firma di Luigi Capuana sulla rivista “Cronaca bizantina” e nella raccolta di novelle “Homo” e dichiarava “l’autore di ‘Comparatico’ ha soltanto ripreso quello che è suo e che nel 1868 aveva osato presentare al Vigo come produzione popolare”.

Nel 1911, quattro anni prima della sua morte, Luigi Capuana, spinto  dal successo suo e anche dell’adattamento teatrale della novella “Cavalleria rusticana” del suo amico Giovanni Verga,  riscrive la storia in versione teatrale in “quattru atti” in dialetto siciliano con il titolo “Cumparaticu”.

“L’interesse nei confronti di ‘Comparatico’ – osserva Donato – sta tutto nella sua genesi e nel suo accidentato percorso che da soli dimostrano come e dove sia nata una delle più felici stagioni della nostra letteratura e di quella siciliana in particolare, chiamata Verismo, senza la quale non ci sarebbero stati Verga, De Roberto, Pirandello, e forse anche quelli a noi più vicini come Brancati e gli stessi Sciascia e Camilleri”.

Basterebbe ricordare, a tal proposito, una lettera che, riferendosi a “Comparatico”, Verga da Milano scrive a Capuana nel 1882 e cioè un anno dopo la pubblicazione de “I malavoglia”: “Io non dimenticherò mai una tua novella in versi, passata al Vigo come canto popolare, in cui si tratta di un marito che fingendosi ubriaco la notte di carnevale, induce il ganzo di sua moglie ad andare in letto tutti e tre insieme, e lo sgozza. Quello è un piccolo capolavoro e devo confessarti che la prima ispirazione della forma schiettamente popolare che ho cercato di dare alle mie novelle la devo a te”.

Oggi ci accorgiamo che “Comparatico” ha un altro primato, questa volta non letterario, ma purtroppo collegato alla cronaca nera. Noi non sappiamo quanti fossero in Italia,  all’indomani dell’Unità,  i casi di femminicidio  legati a gelosie da parte degli uomini nei confronti di mogli, fidanzate o amanti. Certamente molti,  se si pensa, anche,  alla legittimazione che potevano avere dal così detto “delitto d’onore”. Di conseguenza molte erano le opere letterarie che si ispiravano a quella cronaca. Il racconto di Capuana, invece,  spacciato per autentica rielaborazione popolare di un fatto di cronaca, è il primo che narra,  accanto al delitto passionale perpetrato da un uomo, un caso di infanticidio: il padre uccide il piccolo figlio per vendicarsi della moglie che lo ha tradito. Una vicenda terribile che allora si stentava a credere che fosse successa o che uno scrittore avesse potuto anche immaginarla.

 

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