Medaglia d’oro al valore, alla memoria, conferita al Carabiniere Maresciallo Maggiore Aiutante Alfredo Agosta

Medaglia d’oro al valore, alla memoria, conferita al Carabiniere Maresciallo Maggiore Aiutante Alfredo Agosta

Il riconoscimento per ricordare una vicenda narrata nel romanzo “Vento di mare” di Paolo Sidoti

 

La cerimonia del 205° anniversario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri, al comando Legione Carabinieri “Sicilia” di Palermo, ha riservato una particolare emozione con il conferimento, al maresciallo Alfredo Agosta ucciso in un agguato mafioso a Catania nel 1982, del massimo riconoscimento dell’Arma, riservato agli atti di coraggio compiuti in attività militari non belliche, volte a salvare vite umane, impedire sinistri o attenuarne le conseguenze; singole azioni caratterizzate da somma perizia, a lustro e decoro all’Arma.

Questa la motivazione: “Con eccezionale ed esemplare sprezzo del pericolo, non esitava ad affrontare due pericolosi malviventi armati di fucile e di mitragliatore, che si erano resi autori dell’omicidio di un pregiudicato, venendo a sua volta colpito mortalmente nel corso della sparatoria. Chiaro esempio di elette virtù militari e di altissimo senso del dovere”.

Ha ritirato il figlio Antonio, anch’egli Maresciallo Maggiore dell’Arma dei Carabinieri.

La storia del  maresciallo Agosta ha ispirato il romanzo “Vento di mare” (Algra Editore, 2018) di Paolo Sidoti, liberamente ispirato proprio a questa storia del maresciallo, freddato in un bar al centro di Catania. Entrando in punta di piedi nelle vite altrui, “Vento di mare” ci trasporta con una brezza leggera ma al contempo con una folata decisa negli ultimi dieci giorni di un uomo, marito, padre che ha dedicato tutta la sua vita con dedizione all’arma. 
L’autore con scrittura precisa, fotografica, racconta tutta la vita di Agosta: la famiglia originaria, gente semplice, che viveva del proprio lavoro che abitava in un paesino sul mare a Pozzallo; la nuova famiglia, moglie e tre figli a Catania; la grande passione; l’incontro con Padre Luigi, con cui aveva trascorso insieme degli anni in collegio; lo stato di servizio di maresciallo dell’Arma attento, meticoloso, pronto a dare la vita per gli altri.

Una carriera iniziata a Torino negli anni Sessanta, dove Agosta ha vissuto il boom economico di un’Italia in crescita, proseguita nella Catania degli anni Ottanta, dove Agosta ha perso la vita, in un periodo quando l’esistenza della mafia era negata. 
“Vento di mare” è un thriller incalzante, ma che mette al centro la figura di un uomo dello Stato che doveva essere ricordato, una persona dall’alto valore umano che doveva essere rammentato, un investigatore attento e onesto che aveva capito allora che la criminalità cittadina si era trasformata in qualcosa di più terribile e si era infiltrata nell’economia e nelle istituzioni.

In “Vento di mare” la mafia non è protagonista ed è incarnata da Don Nenè, personaggio di fantasia, mano violenta di qualcuno ricco e potente che non ha nulla da perdere e non ha paura di niente.

Il maresciallo Alfredo Agosta è il militare delle Forze dell’Ordine più decorato d’Italia. Questa onorificenza, si aggiunge alle Medaglie d’oro al Merito civile, al Valore dell’Arma dei Carabinieri, ai Decreti di vittima del Dovere e vittima della criminalità organizzata.

 

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