Università di Catania: “Territorio, Legalità, Sviluppo” interessante incontro a Scienze Umanistiche promosso dalla cattedra di Geografia Culturale

Università di Catania: “Territorio, Legalità, Sviluppo” interessante incontro a Scienze Umanistiche promosso dalla cattedra di Geografia Culturale

Lella Battiato Majorana

 

All’Auditorium del Dipartimento di  Scienze Umanistiche di Catania, sito nell’ex Monastero dei Benedettini, ha avuto luogo un seminario dal titolo “Territorio, Legalità, Sviluppo”, promosso e organizzato dalla cattedra di Geografia Culturale, titolare prof. Salvatore Cannizzaro. Un’interessante occasione con ospite d’onore Paolo Borrometi, giornalista e autore del libro “Un morto ogni tanto”, il quale ha suscitato un acceso interesse verso un’affollata platea di giovani studenti. Libro-inchiesta che focalizza come sottotitolato, “La mia battaglia contro la mafia invisibile”

«Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti!» Nelle intercettazioni l’ordine è chiaro: Cosa Nostra chiede di uccidere il giornalista che indaga sui suoi affari. Ma questo non ferma Paolo Borrometi, che sul suo sito indipendente La Spia.it denuncia ormai da anni gli intrecci tra mafia e politica e gli affari sporchi che fioriscono all’ombra di quelli legali.

Dallo sfruttamento e dalla violenza che si nascondono dietro la filiera del pomodorino Pachino Igp alla compravendita di voti, dal traffico di armi e droga alle guerre tra i clan per il controllo del territorio. Le inchieste raccontate in questo libro compongono il quadro chiaro e allarmante di una mafia sempre sottovalutata, quella della Sicilia sud orientale.

In seguito all’introduzione fatta da Cannizzaro, che ha evidenziato in modo scientifico la presenza di uno stretto legame fra l’indice di corruzione percepito e l’indice di sviluppo Umano dei territori, a prendere la parola è stato il prof. Giancarlo Magnano San Lio, Prorettore dell’Università di Catania, che ha sottolineato con forza quanto sia importante che il mondo accademico si apra verso specifici temi e organizzi giornate di riflessione e di educazione alla cittadinanza rivolte principalmente agli studenti.

Tra i relatori, Andrea Riggio, Presidente dell’Associazione dei Geografi Italiani, grazie al quale la colta platea ha potuto recepire preziose informazioni legate alle percentuali degli affari illegali presenti ormai in ogni regione italiana. Hanno fatto seguito, altresì, gli interventi di Girolamo Cusimano, Presidente della Scuola delle Scienze Umane e del Patrimonio Culturale, e Piero Di Giovanni, docente di Storia della Filosofia, dell’Università di Palermo.

Borrometi, costretto a vivere sotto protezione dello Stato a causa di ripetute minacce subite da associazioni mafiose,  nel corso del seminario ha dialogato a lungo con Mario Barresi, giornalista e moderatore dell’evento: il dialogo si è incentrato principalmente sulla presentazione del libro “Un morto ogni tanto”, all’interno del quale Borrometi ha raccontato la sua inquietante e triste vicenda personale, denunciando le tante sfaccettature delle infiltrazioni mafiose nelle province di Ragusa e Siracusa, ritenute erroneamente innocue.

Il giornalista, con brillante dialettica, ha altresì evidenziato i punti deboli dei territori della Sicilia Sud Orientale, i quali vengono lentamente sopraffatti dalla criminalità organizzata, giungendo a parlare di sviluppo “deviato” e di carenza di legalità, sottolineando inoltre il problema ormai diffuso della crisi dei valori, della subcultura, dell’omertà e della sempre maggiore indifferenza dei cittadini.

Borrometi ha dimostrato, attraverso dati estrapolati dalle sue scrupolose ricerche, come la criminalità riesca a sfruttare “legalmente” il territorio celandosi dietro svariati settori dell’economia locale. Tuttavia, benché il settore delle agromafie rappresenti il fulcro del libro, la conversazione con Barresi ha portato alla luce anche altri delicati aspetti relativi alla presenza della criminalità della Sicilia sud orientale, tra cui il problema relativo allo smaltimento dei rifiuti, agli stretti contatti tra la mafia trapanese e quella ragusana, la quale spesso ha dato rifugio a dei latitanti fuggiti da Castelvetrano, nonché il caso relativo alla gestione di alcune amministrazioni comunali del Val di Noto. Il giornalista ha, infine, dichiarato di essere un cittadino che non intende continuare a celare i gravissimi eventi che coinvolgono la sua regione natale, eventi che sono sempre più spesso correlati alle amministrazioni locali.

Tutto filtrato dallo sguardo, coraggioso e consapevole, di un giornalista in prima linea: alla prima aggressione, che lo ha lasciato menomato, sono seguite intimidazioni, minacce, il furto di documenti importantissimi per il suo lavoro, sino alla recente scoperta di un attentato che avrebbe dovuto far saltare in aria lui e la sua scorta. I nemici dello Stato contano sul silenzio per assicurarsi l’impunità, e sono disposti a tutto per mettere a tacere chi rompe quel silenzio.

Il libro di Borrometi è una denuncia senz’appello, perché il potere della mafia, come diceva Paolo Borsellino, è anche un fenomeno sociale, fatto di atteggiamenti e mentalità passive contro cui l’unico antidoto è l’esempio della resistenza e della lotta.

L’incontro ha consentito all’uditorio di riflettere su quanto sia importante vivere nella legalità, poter esprimere le proprie idee e non tirarsi indietro nemmeno di fronte alle realtà più scomode.

 

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