La principessa Soraya Malek e i diritti delle donne afgane a Catania e provincia, il nonno re Amanullah e la consorte sovrani modernizzatori
La principessa Soraya Malek e i diritti delle donne afgane a Catania e provincia, il nonno re Amanullah e la consorte sovrani modernizzatori
Lella Battiato Majorana
La principessa Soraya Malek, da anni impegnata nella promozione dei diritti e della dignità delle donne afgane, ha raccolto l’eredità morale dei nonni sovrani modernizzatori e nei giorni scorsi ha visitato il territorio etneo. È stata ricevuta al Comune di Catania dal sindaco Salvo Pogliese che sottolinea “Motivo di grande orgoglio per la nostra città siamo felici di darle il benvenuto, ho avuto modo di conoscerla e apprezzarla, ha ammirato il nostro barocco, il centro storico, i colori e sapori della nostra terra di cui siamo orgogliosi e mi auguro che possa diventare ambasciatrice nel mondo della nostra città”.
L’assessore Barbara Mirabella, cultura, pari opportunità, istruzione, “donna speciale, da noi porta la testimonianza di una storia profonda che parte da un valore storico, lo scambio di conoscenze tra popoli, un’ottima opportunità per far comprendere anche i linguaggi odierni”; l’assessore Fabio Cantarella ha espresso parole piene di contenuto,considerazione e stima e auspica rapporto sinergico con il suo Paese.
Momento emozionante quando ha omaggiato l’Amministrazione con il sigillo della famiglia reale, intarsiato in lapislazzuli.
All’evento hanno preso parte l’officier distrettuale Rotary per la disabilità Nino Prestipino, la cerimoniera del “Sicilia lux mundi” (Rotary Duomo 150) Maria Athena Perconti e il vicepresidente Maurizio Catania; i due fisici universitari Nadia Robotti e Francesco Guerra con Carlo Majorana Gravina.
Successivamente è stata invitata dalla presidente dell’associazione “Colloqui letterari e di promozione sociale Beata Maria Cristina di Savoia”, Milena Calabrò, alla kermesse “Women”, patrocinata dal Comune di Gravina di Catania, in collaborazione con il periodico “Italia Reale”, redattore regionale Giuseppe Pensavalle De Cristoforo dell’Ingegno, che spiega “ricordiamo che in Italia il re Umberto II, si è occupato per primo della problematica”, e Maria Grazia Minio di Ars Magistris.
Dopo i saluti del sindaco Massimiliano Giammusso e l’assessore alle Pari Opportunità Patrizia Costa, Soraya attraverso un video ha mostrato il volto più bello del suo amato Afghanistan, fiumi, laghi, moschee, palazzi, strutture danneggiate dalle guerre e poi ha parlato della famiglia reale.
Il tour è continuato in un clima di festa e cordialità, è ricevuta dai sindaci Antonio Bonanno di Biancavilla e Angelo D’Agate di Adrano.
Ad accompagnare la principessa, in visita al Castello Normanno e a villa delle Favara anche la delegazione di “Italia Reale” con il segretario regionale Filippo Marotta Rizzo, il vicesegretario regionale Nunzio Spitaleri, dai delegati di Adrano Salvatore Caruso di Belpasso, Antonio D’Urso di Biancavilla, Francesco Marchese, Pensavalle de Cristofaro dell’Ingegno, Nino Branchina, Giuseppe Salario, la scrittrice Miriam Caruso, Enzo Meccia di “Sicilia Antica” e dottor Sanfilippo.
Intervista alla principessa Soraya Malek
- Principessa, ormai cittadina anche italiana, la sua attività è rivolta a sensibilizzare l’opinione pubblica a promuovere quelli che sono i diritti delle donne nel mondo ad iniziare da uno Stato che le tiene da schiave: l’Afghanistan. Il nonno ha voluto emancipare le donne e lo Stato afgano?
“Il nonno re Amanullah e la regina Soraya la consorte, porto il nome di mia nonna, sono considerati i sovrani riformatori dell’Afghanistan, che hanno regnato dal 1919 al 1929 e si sono battuti affinché il popolo si potesse emancipare, portando anche l’istruzione per i giovani. Purtroppo nel 1929 un colpo di stato inglese li ha allontanati dal Paese e la mia famiglia dal 1930 si trova in Italia prima ospite dei Savoia adesso degli italiani.
Sono nata a Roma ho fatto gli studi in Italia ogni 6-8 mesi vado in Afghanistan dove mi batto per i diritti alle donne dell’Afghanistan. Posso rientrare tranquillamente nel mio Paese, il re Amanullah e la regina Soraya, in questo momento sono molto amati e il re (nonno) è considerato il simbolo della nazione, l’eroe è un vantaggio per me ma anche un orgoglio appartenere a questa antica stirpe”.
- Come siete gestiti e organizzati politicamente in Afghanistan?
“Dopo 50 anni di guerra, prima l’invasione sovietica dopo la guerra fra gli afgani, 6 anni di guerra civile, 5 anni di governo talebano adesso 18 anni dal 2002 di occupazione occidentale, 42 paesi presenti. Adesso il problema è gravissimo, perché gli statunitensi si sono accordati con i talebani che avevano cacciato via e si sono accordati per farli rientrare. Tolgono le basi e rientrano i talebani, le donne afgane sono molto preoccupate, io compresa”.
- Come riesce a inserirsi con i talebani che sono estremisti?
“Loro dicono che si comporteranno bene, vedremo; nel frattempo anche le donne si sono emancipate in qualche modo, la violenza ancora è terribile sulle donne, ma anche sugli uomini stessi, il territorio è minato al 95%, da bombe, guerre continue da 50 anni e guerra infinita che non finisce mai; noi pensavamo che questi militari venissero per liberarci ma non è stato così”.
- La cultura occidentale vi ha un po’ aiutato?
“Speriamo di aiutarvi noi con la nostra cultura orientale; gli estremismi sono importanti, non è che nascono così, la storia è troppo lunga. Portare la democrazia è qualcosa di orribile per loro”.
- Occorre un contesto pronto e preparato ad accogliere la democrazia perché ogni Paese ha la sua storia?
“La democrazia più antica, quella afgana, è stata sorpassata non c’è più adesso c’è il codice romano e anglosassone. Lei si immagina in un Paese come l’Afghanistan dove ci sono tradizioni millenarie, improvvisamente dall’Occidente viene una cosa di questo genere? Diventa aggressiva? Lo è”.
- Cosa ha portato principessa dal suo paese?
“Sono delle sciarpe di seta tessute dalle donne vedove di Kabul e che io aiuto in questa maniera, organizzo incontri sull’Afghanistan, parlo della storia e della loro cultura e chi vuole può comprare queste sciarpe”.ù
- Un gran saluto di amicizia al suo Paese, che da qui tutti abbiamo a
“Grazie, grazie tante”.