Arriveranno da Catania nuovi farmaci diagnostici per tumori
Arriveranno da Catania nuovi farmaci diagnostici per tumori
Assegnata al ricercatore catanese Giuseppe Floresta una borsa di ricerca europea “Marie Skłodowska-Curie”
Lella Battiato Majorana
Giuseppe Floresta, dottore in Farmacia e ricercatore in Scienze chimiche all’Università di Catania, ha ricevuto una delle prestigiose borse di ricerca biennali finanziate dall’azione “Marie Skłodowska-Curie” nell’ambito del programma-quadro Horizon 2020 dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione (sessione aprile – settembre 2019).
Grazie all’Individual Fellowship assegnata appena qualche giorno fa, il ricercatore etneo potrà adesso svolgere il progetto di ricerca “Imaging of c-Met aberrant cancers with Gallium-68 chelators for positron emission tomography (ICG68-PROG)” finalizzato alla creazione di nuovi farmaci diagnostici per diverse forme di tumore, insieme con il gruppo di ricerca guidato dal dott. Vincenzo Abbate al King’s College di Londra.
I farmaci diagnostici, rilevano aspetti anatomo-funzionali di organi e, mettendo in evidenza la condizione normale o patologica, permettono di effettuare diagnosi e di seguire il progresso di una particolare malattia. I nuovi farmaci che saranno creati andranno a localizzarsi in cellule che sovraesprimono un particolare recettore (c-Met), e potranno essere utilizzati nelle comuni tomografie a emissione di positroni (PET).
La PET (Positron Emission Tomography) è una metodica di diagnostica per immagini che consente di individuare precocemente i tumori e di valutarne la dimensione e la localizzazione. L’esame si basa sulla somministrazione di radiofarmaci, caratterizzati dall’emissione di particelle chiamate positroni.
La Pet legge la modificazione delle cellule usando una sostanza a base di glucosio: le cellule tumorali, crescendo rapidamente, hanno bisogno di più nutrimento (zuccheri), rispetto a quelle normali. Per questo il glucosio si accumula proprio dove c’è il tumore. La Pet evidenzia queste concentrazioni.
Ancora meglio la Pet-Tac, molto efficace per la diagnosi del cancro del polmone e del colon-retto, dei linfomi e dei melanomi: un unico macchinario che esegue contemporaneamente la Tac, che utilizza i raggi X per ricostruire l’interno del corpo in tre dimensioni, e la Pet, che legge l’attività metabolica delle cellule, evidenziando quelle tumorali: uno strumento di indagine molto preciso che consente di ottenere risultati ancora più sicuri, individuando il problema in fase iniziale.
Un esame molto semplice, veloce e privo di rischi, tanto che può essere eseguito anche sui bambini. Dura in tutto circa 25 minuti. L’unica precauzione è essere a digiuno da almeno sei ore. Questo perché, prima di iniziare, è necessario iniettare in vena un farmaco particolare. Contiene una sostanza radioattiva che si lega al glucosio e ne rende visibile il percorso all’interno del corpo: quando lo zucchero viene catturato da una cellula cancerosa e si ferma in una zona, la macchina è così in grado di rilevarlo.
La dose di radioattività, comunque, è molto bassa e non si hanno effetti collaterali. Dopo l’iniezione del farmaco si viene distesi su un lettino che si muove all’interno di un grande anello, in grado di acquisire sia le immagini Pet sia quelle Tac senza che ci si debba spostare tra i due esami. La nuova indagine viene già eseguita in convenzione con il Servizio sanitario nazionale in sei centri: l’ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo; l’Istituto San Raffaele di Milano; il Policlinico Sant’Orsola di Bologna; l’ospedale Maggiore Policlinico di Milano; l’Istituto dei tumori di Milano; l’ospedale San Giacomo di Castelfranco Veneto; l’ospedale Molinette di Torino.
«Il Gallio può essere utilizzato da qualsiasi ospedale con un centro PET senza bisogno di avere ciclotroni in situ – spiega Floresta, che ha completato il dottorato nel gruppo di Chimica organica del docente Antonio Rescifina -, riducendo sensibilmente i costi diagnostici. Inoltre, le immagini derivate dall’utilizzo di questo radioisotopo hanno una notevole risoluzione e un tempo di decadimento particolarmente vantaggioso per pazienti e operatori. Col progetto di ricerca finanziato, penso di creare e sperimentare strumenti per l’individuazione ed il monitoraggio dei tumori più comuni e letali in Europa e nel mondo».
I farmaci, che saranno indagati e sviluppati in Inghilterra dal giovane chimico farmaceutico catanese, avranno una struttura specifica formata da due parti: una a base proteica per localizzare i tessuti colpiti dalla patologia; l’altra per legare il Gallio 68 e rendere visibili le cellule nella tomografia ad emissione di positroni.
«I risultati che spero di ottenere saranno certamente all’avanguardia nella lotta contro un grave problema di salute pubblica e di primario interesse per i cittadini europei» ha aggiunto Floresta, evidenziando «l’alta qualità delle competenze teoriche che hanno i laureati del nostro Ateneo».
«Non è affatto raro incontrare professori o ricercatori con una formazione tutta italiana in prestigiosi atenei europei e ci sarà un motivo – ha spiegato il ricercatore etneo -. A Londra tutti i giorni lavoro con ricercatori formati in Italia».
Sul suo futuro, Floresta ha le idee molto chiare: «Al termine di questi due anni mi piacerebbe continuare la mia carriera nel mondo della ricerca, magari nel nostro ateneo catanese e proseguire sicuramente nelle collaborazioni con ricercatori europei».