Tremonti: il Mes non è strumento di salvezza economica, è il cavallo di Troia della Troika: è una partita di raggiro “Timeo Danaos et dona ferentes”

Tremonti: il Mes non è strumento di salvezza economica,

è il cavallo di Troia della Troika: è una partita di raggiro

 “Timeo Danaos et dona ferentes”

 

Carlo Majorana Gravina*

Giulio Tremonti, professore ordinario all’università di Pavia e più volte ministro dell’economia nei governi Berlusconi, nei suoi primi passi in politica si addentrò sull’impervio, impraticabile, sentiero del lib/lab, poi abbandonato per rivolgersi a cose più serie. Recentemente, su risvolti economici e conseguenze del ‘fermo’ imposto all’economia dell’Italia e, a macchia di leopardo, degli altri paesi dell’eurogruppo in conseguenza della pandemia del Covid-19, ha svolto ripetuti interventi.

«Nel tempo e nei vari ruoli svolti in sede europea, ho avanzato tante proposte respinte con sicumera “europea”: la banconota da un euro, come il dollaro, al posto della monetina; la “de-tax” per l’Africa; l’eliminazione lenta progressiva dei dazi in difesa di imprese e lavoratori; l’opposizione alle sanzioni contro Germania e Francia della Commissione Prodi; il passaggio dal “free trade” a un più equilibrato “fair trade”, poiché il “mercato unico” europeo, con la globalizzazione, non è più l’unico mercato; la proposta degli Euro bond (2003 e 2009); la proposta avanzata alla presidenza di turno francese il 29 settembre 2008, di costituire un fondo europeo».

«L’idea degli euro-bond nasce nel 1994 con il piano Delors; nel 2003 [fu ripresa] dalla presidenza italiana: titoli europei per finanziare infrastrutture e Difesa [praticamente un finanziamento di scopo]; il cancelliere inglese allora disse “No, thanks: this is nation building”; poi, nel 2009, in piena crisi, con Juncker. [Sarebbero stati] Titoli non per fare più debito ma, rispettando i limiti previsti dal Trattato, sottrarsi al costo della speculazione. La discussione si sviluppò attorno a due principi: serietà sopra, nei bilanci, solidarietà sotto, e in mezzo la piattaforma euro-bond. Poi tutto saltò con la crisi greca e la Troika (Bce, Fmi e Commissione) che “salvarono”, con i nostri capitali e calpestando la nostra democrazia, le banche tedesche e francesi. Con gli euro-bond si creava debito veramente europeo, non debito nazionale controllato dall’Europa. Ora sento sigle dalla sinistra semantica sanitaria. Il punto è: chi emette i titoli per cui si inventa varia nomenclatura? L’ambiguità sprigionata dal detto-non detto suggerisce l’uso bizantino dell’avverbio “quasi”: quasi euro-bond. Oggi come oggi i nuovi titoli non può emetterli, a statuto vigente, la Banca europea degli investimenti. In teoria potrebbe farlo la Commissione, ma c’è solo un precedente, remoto e marginale».

Deducendo che Tremonti ritenga inapplicabile la filosofia degli euro-bond, trasposti in corona-bond, agli scenari economici che si annunciano dopo l’emergenza Covid-19, vediamo cosa pensa dell’eventuale ricorso al Mes per dare ristoro ai problemi economici dell’Italia.

Qui, il Professore è definitivo e tranchant. Esordisce con la frase che Virgilio, nell’Eneide, fa dire a Lacoonte contrario ad accogliere dentro le mura di Troia il famoso cavallo «Timeo Danaos et dona ferentes. Vedo economisti “europei” sostenere che il Mes è la giusta strada, ma devi capitalizzarlo per attivarlo, e per capitalizzarlo devi sottoscrivere nel nostro caso circa 100 miliardi. Ovviamente facendo altro debito. [Inoltre] la sua applicazione pone fortissime condizionalità: può pure avere una partenza  soft, ma l’evoluzione sarà hard; poi si trascura un punto: il ministro tedesco deve riferire al Bundestag ogni minimo elemento dell’attività del Mes, che per loro è materia costituzionale; deve sentire la Corte di Karlsruhe. Noi abbiamo costituzionalizzato l’Ue [sottinteso, non ce n’era bisogno], la Germania l’ha germanizzata. Assumendo che il Mes ammonti a 700 miliardi, e che all’Italia venga data solo la sua quota di competenza, si avrebbe solo qualcosa in più in termini finanziari, pagando un altissimo prezzo politico. La disciplina del Mes spinge verso una direzione diversa da quella che si racconta: la cifra economica è marginale, quella politica enorme; il Mes è una partita di raggiro. Nei palazzi e dintorni c’è troppa gente che pensa di utilizzare al programma Mes per restare al governo. Come Tsipras, il ventriloquo della Troika».

Quale prossimo scenario per l’Italia? «Considerando quello che sta succedendo, e prevedendo quello che succederà a livello sociale nel Paese, il problema non sarà avere la fiducia dei mercati, ma avere un governo che abbia la fiducia del popolo. Non tanto adesso, ma quando ci sarà la vera crisi economica in tutte le sue manifestazioni (perdita di posti di lavoro, aziende chiuse, disordini, mali tipici di queste fasi). La tragedia di Weimar non fu solo o soltanto generata dalla crisi finanziaria, ma da quella politica. Allora si avvicendarono al governo le figure sempre più strampalate. L’ultima fu quella del generale super tecnico che, cinico, aspettava in panchina la chiamata: fu chiamato, ma anche lui infine ribaltato – con il consenso di Hindenburg – da quell’altro…(elegante allusione all’avvento di Hitler al potere)».

E l’Italia? «La soluzione a cui dobbiamo cominciare a pensare non sarà dal lato globale ma dal lato locale. Non dai valori mobiliari ma dai valori morali, quando saranno finalmente in disarmo i pusher finanziari. “Fermati ed aspetta che la tua anima ti raggiunga” [motto riportato sulla quarta edizione de “Le tre profezie”, arricchita da un nuovo capitolo in forma di almanacco sulla situazione determinata dalla pandemia da Covid-19, da Tremonti ritenuto momento di svolta per l’intero pianeta]. Più orizzontale che verticale. Faccio un esempio certo non sufficiente: nel 2005 ho inventato il 5 per mille come strumento per attivare la solidarietà indirizzata alla ricerca scientifica e al volontariato: è il modello di società verso cui si può e si deve andare».

*fonti Corriere della Sera, Dagospia, MicroMega

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