Processo “Gregoretti”, il Gup Sarpietro, dopo aver raccolto la testimonianza del premier Conte, “C’è continuità tra l’azione di Lamorgese dopo e Salvini prima, bisogna accertare se c’è reato, la ricollocazione era un leitmotiv generale”

L’udienza del processo “Gregoretti” tenuta il 28 gennaio a Roma, Palazzo Chigi, è durata circa due ore nel corso delle quali è stato sentito, dal presidente del gip del tribunale di Catania Nunzio Sarpietro, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, presente Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e abuso d’ufficio, per essersi opposto allo sbarco dei migranti a bordo della nave “Gregoretti”, il mezzo della Guardia Costiera attraccato ad Augusta, nell’estate 2019, quando era ministro dell’Interno del governo gialloverde.
Sviluppi giudiziari intervenuti quando questo governo non c’era più, così quando in Senato si è dovuto votare a favore o contro il processo nei confronti di Salvini, la nuova maggioranza giallorossa ha scelto di avviare la fase processuale.
Il presidente Sarpietro, magistrato di elevata professionalità competenza e correttezza, in un momento in cui la magistratura sembra traballare, un uomo indipendente estraneo a giochi politici, è impegnato a dare la giusta impostazione a un processo così complesso e articolato, e verificare se c’è una responsabilità personale o del governo.
Secondo il gip di Catania la posizione di Conte è “centrale”: “penso che abbia una posizione chiave in questo momento, e credo che sia l’unico che ci possa dare delle indicazioni fondamentali per il processo”. La deposizione del dimissionario presidente del Consiglio, capo anche del governo in cui Salvini era vicepremier e ministro dell’Interno, saranno decisive per capire la decisione da prendere in relazione all’imputato.
Era presente a Palazzo Chigi anche l’avvocato di Salvini, la senatrice Giulia Bongiorno, che ha rivolto alcune domande a Giuseppe Conte. Salvini, ha postato su facebook “da ministro ho difeso il mio paese, ridotto sbarchi e dispersi in mare, salvato vite, fatto risparmiare milioni e protetto gli italiani”.
Al centro delle indagini ci sono le sette mail scambiate tra Palazzo Chigi e Farnesina nei giorni in cui si sviluppava il caso “Gregoretti” che sembrano inchiodare Conte, missive avvenute tra il 26 luglio e il 2 agosto, dimostrerebbero che il resto del governo sapeva. Così le scelte effettuate in quei momenti non sono state volute unicamente dall’allora titolare del Viminale.
Le memorie difensive consegnate da Salvini al Senato evidenziano “anche in questa occasione, emerge che, in linea con la prassi consolidata,la gestione dei migranti non rappresentava l’espressione della volontà autonoma e solitaria del Ministero dell’Interno, bensì un’iniziativa del Governo italiano coerente con la politica relativa ai flussi migratori, definita anche nel Contratto di Governo, che non può essere svilita come mera posizione politica avulsa dalla complessiva strategia dell’Esecutivo”.
Un duello forse più politico che giudiziario. Anche la Lamorgese ha tenuto in mare le navi con i profughi nel caso dell’Ocean Vikings per 12 giorni di attesa. Alle domande rivolte al gup, dai giornalisti, se c’è continuità tra quanto fatto da Matteo Salvini fino all’agosto 2019 e quanto fatto da Luciana Lamorgese dopo quella data; il magistrato ha risposto “secondo me, sì”.
Alla domanda se c’è reato prima, c’è reato anche dopo? Il magistrato risponde “non parliamo ancora di reati. Stiamo parlando di un processo in cui bisogna accertare se c’è un reato”. Evidenzia ancora “nella politica del governo quella della ricollocazione era una costante”.
Ricollocare: significa non dare via libera agli sbarchi nei porti italiani per costringere gli altri Stati membri dell’Ue ad offrire il loro contributo e accogliere la loro parte di immigrati. Questo avvenne il 31 luglio 2019 con la nave “Gregoretti”, approdata ad Augusta solo dopo che cinque Stati europei e la Conferenza episcopale italiana si dissero disponibili a farsi carico delle 116 persone a bordo.
Caso simile con la nave “Ocean Vikings”, della Ong francese Sos Méditerranée, che il 18 ottobre raccoglie in mare un centinaio di persone e chiede un porto sicuro, che troverà a Pozzallo, ma soltanto il 30 ottobre. Lamorgese il 7 aprile dello scorso anno ha firmato con i ministri R. Speranza (salute) e Paola De Micheli (trasporti) un decreto per cui dichiarava l’Italia “Paese non sicuro” a causa della pandemia, chiudendo i porti alle navi umanitarie.
Sulla linea della rotta balcanica la Lamorgese ha condotto politiche “in continuità” con la linea salviniana. Secondo quanto scrive “Internazionle” “il ministero dell’Interno ha respinto in Slovenia 1.240 persone tra il 1° gennaio e il 15 novembre 2020: erano state 237 quelle respinte nello stesso periodo del 2019 (Salvini lasciò il Viminale il 5 settembre di quell’anno)”. Da ciò si evince che sulla politica migratoria non ci sono molte differenze.
Con chiarezza e linearità, elementi tipici del suo operare, il magistrato afferma “Nelle carte ci sono lettere in cui si parla di lavoro di squadra, a livello nazionale, internazionale ed europeo e credo che questa sia la sintesi corretta di quello che è successo; la responsabilità politica è diversa da quella penale. Di quella penale me ne occuperò nella sentenza finale, di quella politica non mi interesso”.
Al termine dell’udienza, il presidente Sarpietro sottolinea con la sua estrema ma profonda sintesi e semplicità “il premier Conte è stato molto collaborativo e profondo nelle risposte, ha fatto un’ottima testimonianza e mi ha chiarito tantissimi elementi sulla politica di governo e sulla ricollocazione dei migranti nei vari eventi. Non si può dire abbia avallato le azioni di Salvini. Il presidente del Consiglio detta la linea generale del governo e la coralità nelle decisioni atteneva alla metodologia generale. I singoli eventi poi erano curati dai singoli ministri”.
La Bongiorno soddisfatta commenta “Col primo governo Conte c’è stato un cambio di linea sull’immigrazione, e si è stabilito che le redistribuzioni dei migranti si decidessero prima degli sbarchi. Il premier ha parlato di gioco di squadra e quella di Salvini non è stata quindi la scelta scellerata di un singolo ministro, ma una linea che Conte ha condiviso”.
La prossima tappa proseguirà il 19 febbraio nel carcere di Bicocca a Catania, dove saranno sentiti come testimoni Luciana Lamorgese, l’allora vicepremier e attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio, sperando che abbia una buona memoria e non soffra di amnesie.




