Raccolta dal Must di Catania la manifestazione “Facciamo luce sul teatro” proposta dall’U.N.I.T.A. assieme alle associazioni “Nora 3.0”, “La Casa di Creta”, “Teatro Argentum Potabile” e “Tre passi dalle ragazze”
A un anno di distanza da quando furono chiusi tutti i cinema e teatri d’Italia la manifestazione unitaria dei sindacati “torniamo a fare spettacolo”, preceduta, nelle storica Sala “Musco”, oggi denominata “Must” (acronimo di Musco Teatro), dove si è svolta un’assemblea popolare con “Associazione Nora 3.0”, “La Casa di Creta”, “Teatro Argentum potabile”, “Tre passi dalle ragazze”, lanciata da U. N. I. T. A. (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo).
Un invito rivolto a tutti i cittadini per testimoniare la propria vicinanza a tutti i lavoratori del teatro con la presenza fisica davanti alla sala dove era poggiato un registro che raccoglieva i pensieri dei passanti. I promotori della manifestazione hanno così inteso incontrare e sentire il pubblico.
È bene ricordare che questa sala è la sede in cui mosse i primi passi lo “Stabile” catanese per aprirsi e lanciarsi in un’avventura che ha fatto storia in Italia, raggiungendo primati e risultati entusiasmanti. Su quelle tavole si esibirono “mostri sacri” come Rosina Anselmi, Umberto Spadaro, Michele Abbruzzo, Turi Ferro e tanti altri che diedero il la a quell’avventura.
Certo il pubblico. Valeria Contadino, presidente “Must”, ha sottolineato “oggi più che mai è importante segnalare, a distanza da un anno dal primo lockdown, l’assenza di soluzioni che possano garantire continuità e sostegno al comparto dello spettacolo dal vivo. La cultura muove numeri, persone, idee, economia, ma più di tutto permette di elevare la coscienza critica di un popolo. Il silenzio del governo centrale non rappresenta la volontà di chi, come tanti italiani, crede nell’arte come libero strumento di crescita, formazione e confronto. Eliminare il teatro dalle nostre vite significa chiudere la finestra del pensiero che si affaccia sulle nostre anime”. È arrivato il momento di “Fare Luce sul Teatro”.
In controcanto, il direttore artistico Giuseppe Dipasquale ha dichiarato “La riapertura dei teatri e dei luoghi di cultura è necessaria e urgente per un settore che con enorme difficoltà potrà riprendersi dopo il lockdown. Lo stesso Presidente Draghi ha dichiarato che la cultura va sostenuta e che la perdita economica è ingente ma ancor più grande sarebbe la perdita dello spirito. Se le sue parole non sono parole al vento ci aspettiamo fatti concreti che programmino una riapertura in sicurezza, ma certa e definita. Questa iniziativa, che raccogliamo per primi a Catania, è segnale di una volontà urgente che vuole e deve far sentire al pubblico, unico bene primario per un teatro, ancora la propria vita e necessità di vivere e continuare a programmare”.
Con forza anche Antonella Caldarella e Steve Cable, “Teatro Argentum Potabile” e “La Casa di Creta”, si sono dichiarati “profondamente sconvolti che nessuno continui a parlare del teatro come se non esistesse e così i lavoratori dello spettacolo, i ragazzi, gli allievi”.
Il teatro non è qualcosa di superfluo o legato solamente allo svago, ma luogo di fermento intellettuale e culturale; ai laboratori teatrali si rivolgono anche le persone stressate e quelle affette da patologie cognitive. Probabilmente il settore dello spettacolo non è stato ben supportato e non è stato capace di incidere e far sentire la propria voce a livello nazionale.
Tutta la categoria del teatro: attori, registi, tecnici, maestranze e giornalisti teatrali in Italia, sono fermi da marzo 2020 mentre in Spagna le sale teatrali sono rimaste aperte. Non capiamo come mai in Italia non si possa fare qualcosa per tutto il comparto dello spettacolo. “Questa sera accenderemo le luci del teatro per ricordare al governo, alle Istituzioni, alla città che noi esistiamo e ci siamo” hanno concluso gli organizzatori.
Un’iniziativa utile per ragionare sull’importanza di un settore che a Catania ha raggiunto punte di eccellenza internazionale il cui declino non può essere stabilito da regolamenti e normative dettate da preoccupazioni, senza tenere in considerazione tanti altri aspetti. La Regione Siciliana, dotata dello specifico assessorato Sport e Spettacolo, non può fare una sintesi delle due deleghe applicando una tattica sportiva ormai abbandonata: il catenaccio.
Al di là della battuta, è di tutta evidenza che per i teatri il limite dato dall’imposizione di distanziamenti colpisce e avvilisce tutto: l’azione scenica e la platea, poiché la principale remunerazione dell’attore è l’applauso ed esibirsi davanti a un pubblico “diradato” può condizionare il rendimento. Ma proprio questo è il punto: davanti a una situazione drammatica come quella che stiamo attraversando, non basta immaginare e decretare ristori, che sono quello che sono, se non si è pensato a incentivare l’istallazione nelle sale di sanificatori, ozonizzatori e misure di miglioramento igienico-sanitarie dedicate.
Tutta quella parte creativa e laboratoriale consustanziale alla scena non può entrare nella prosa burocratica di un decreto, anzi non deve. Infatti, tra le dichiarazioni raccolte tra gli organizzatori c’è una specifica denuncia: “Tutte le categorie del teatro: attori, registi, tecnici, maestranze e giornalisti teatrali in Italia sono fermi da marzo 2020 mentre ad esempio in Spagna le sale teatrali sono rimaste aperte. Non capiamo come mai in Italia non si possa fare qualcosa per tutto il comparto dello spettacolo. Abbiamo acceso le luci del teatro per ricordare al governo, alle Istituzioni, alla città che noi esistiamo e ci siamo” conclude Dipasquale.