Monitoraggio del sodio durante la seduta di dialisi ed esame innovativo per la valutazione della fibrosi

IN NEFROLOGIA DUE NUOVE TECNOLOGIE PER LA SALUTE RENALE

Per i dializzati, una nuova tecnologia che permette di evitare gli accumuli di sodio durante la seduta emodialitica; per i pazienti con malattia renale cronica, un’altra innovativa metodica diagnostica con elastosonografia utile a valutare il grado di fibrosi: sono le due risorse di recente acquisizione nell’Unità Operativa Complessa di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale Cannizzaro di Catania, diretta dal dott. Antonio Granata, che consentono di migliorare la qualità e la quantità di vita dei pazienti.

SODIO SOTTO CONTROLLO. Il livello di sodio è collegato a complicanze e peggioramenti del quadro clinico dei dializzati, per questo la dialisi punta a rimuovere il sodio assunto dal paziente con la dieta nel periodo tra una seduta e l’altra, tuttavia in maniera standardizzata e non personalizzata. Le persone che afferiscono al centro dialisi dell’Azienda Cannizzaro, oltre 50, possono invece usufruire di un sistema di monitoraggio del sodio, direttamente durante la seduta, che consente di “regolarne” la quantità presente nei tessuti. «L’aggiustamento manuale della concentrazione di sodio nel dializzato – spiega il dott. Granata – non è una procedura semplice, poiché richiede la determinazione del sodio nel plasma con misure di laboratorio e risulta pertanto inapplicabile nella pratica clinica quotidiana. Il sistema che abbiamo al momento in uso è, invece, in grado di calcolare il sodio plasmatico del paziente in maniera continua durante il trattamento e quindi di quantificare il bilancio di sodio intradialitico, consentendo di personalizzare la terapia ed evitando squilibri».

FIBROSI “SPIA” DI MALATTIA. Contribuisce a una maggiore salute dei reni anche l’altra innovazione: l’elastosonografia consente infatti di misurare il grado di fibrosi dell’organo, principale responsabile della progressione della malattia renale cronica, in maniera non invasiva, a differenza della biopsia renale e dell’esame istopatologico che costituiscono a tutt’oggi il gold standard ma presentano potenziali complicanze come emorragie, infezioni, fistola artero-venosa e altre. «La fibrosi renale è una caratteristica patologica comune della malattia renale cronica, indipendentemente dall’eziologia, e sembra essere il più affidabile fattore predittivo di progressione verso l’insufficienza renale. Pertanto – sottolinea Granata – la valutazione del grado di fibrosi ha un importante significato guida per valutazione della malattia, il giudizio sulla prognosi e le decisioni terapeutiche. L’elastosonografia “2D-SWE” è un esame complementare all’ecografia tradizionale perché evidenzia le proprietà elastiche del materiale, andando ad arricchire l’informazione pervenuta attraverso la semplice ecografia».

SALUTE DEI PAZIENTI. «La prevenzione e il trattamento della malattia renale cronica si basano principalmente sulla diagnosi precoce e sul contrasto alla progressione della malattia. Gli strumenti che l’Ospedale Cannizzaro offre ai pazienti dell’UOC diretta dal dott. Granata – afferma il dott. Salvatore Giuffrida, direttore generale – vanno in questa direzione: la possibilità di personalizzare la terapia dialitica e di diagnosticare con anticipo l’andamento della malattia è fondamentale nella misura in cui l’età avanzata e le numerose comorbidità che affliggono i pazienti nefropatici ne renderanno la gestione sempre più complessa». In Italia, senza esserne consapevoli, circa 5 milioni di persone hanno una malattia renale cronica (MRC) a diversi stadi di malattia, che può evolvere nella perdita completa della funzione renale e dunque nella necessità di sostituirla con la dialisi o il trapianto. In Sicilia la MRC, a diversi stadi, affligge circa 400.000/500.000 persone e di queste circa 5.000 sono in trattamento dialitico sostitutivo.

redazione@thevoicekw.com

redazione@thevoicekw.com