Da Catania, alla presenza del Ministro dell’Interno, la nuova campagna per contrastare la violenza sulle donne

L’anteprima della campagna nazionale permanente di prevenzione sulla violenza di genere della Polizia di Stato, “…questo NON È AMORE. #aiutiamoledonneadifendersi”, quinta edizione, si è tenuta al teatro “Bellini” di Catania, presenti il Ministro dell’Interno e il Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza.

L’evento, moderato dal giornalista Salvo Palazzolo, si è svolto con le relazioni del Direttore Centrale Anticrimine, Prefetto Francesco Messina; Sen. Valeria Valente e Alessandra Maiorino, rispettivamente presidente e componente Commissione parlamentare d’inchiesta su femminicidio e violenza di genere; Prof. Isabella Merzagora, presidente della Società italiana di Criminologia; Avv. Manuela Ulivi, esperta diritto di famiglia e minorile; Dott. Valentina Picca Bianchi, presidente Donne imprenditrici FIPE; Dott.ssa Marisa Scavo, Procuratore aggiunto Tribunale Catania; Prefetto Lamberto Giannini Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza. Conclusioni prefetto Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno.

Dopo i saluti, per il Governo regionale, dell’assessore Avv. Ruggero Razza e del vicesindaco dott. Roberto Bonaccorsi, gli interventi.

Il prefetto Messina avverte “La sfida contro il femminicidio si gioca esclusivamente nel campo della prevenzione”: l’intervento repressivo, l’arresto, avviene se la prevenzione non è efficace; Sen. Valente “può accadere che una donna denunci e lo Stato non riesce a proteggerla. Cosa non va in un quadro normativo assolutamente robusto?” e pensa servirebbe maggiore specializzazione; Maiorino, ritenendo il soggetto violento fragile e malato, ha puntato sui centri antiviolenza, ricordando lo stanziamento del Parlamento. Di segno opposto Merzagora “non c’è da curare nessuno. I maltrattanti citano Bibbia e Corano, riferendosi a retaggi sottoculturali ereditati. Bisogna insistere su prevenzione e azione penale”; Ulivi “demoralizzata dalla capacità di lettura della violenza in ambito giudiziario”, punta su formazione, centri antiviolenza e prevenzione; Picca Bianchi ha segnalato il protocollo d’intesa con la Polizia per il quale i locali Fipe possono diventare luoghi di rifugio per donne stalkerate in difficoltà.

Marisa Scavo, da anni coordinatrice del pool di magistrati dedicati al “codice rosso”, “Di prevenzione si parla poco, anche nelle scuole. L’autorità giudiziaria interviene quando il danno è già fatto, ma spesso questo è preceduto da stalking, maltrattamenti, lesioni volontarie aggravate. Bisogna incentivare ammonimento (a Catania sta producendo risultati importanti) e custodia cautelare (oggi possibile solo in caso di particolare vulnerabilità della vittima); attivare i servizi sociali per il recupero dei maltrattanti; fare schede di valutazione che stabiliscano in maniera scientifica il rischio di recidiva; accedere all’istituto dell’arresto differito; accoppiare all’ammonimento l’obbligo di recupero”.

Per il capo della Polizia, Giannini “Bisogna parlare con maggior frequenza di questi problemi, evitare che le vittime si sentano sole e si colpevolizzino, aumentare la professionalità degli interventi: chi denuncia deve essere al sicuro dal giudizio o dal pregiudizio”, conclude “il silenzio aiuta l’aguzzino, mai la vittima”.

Il prefetto Lamorgese, ministro dell’Interno, nelle conclusioni, ha dichiarato “C’è urgenza di norme nuove che stiamo portando avanti in sinergia con le ministre Bonetti (pari opportunità), Carfagna (Sud e coesione territoriale),Cartabia (Giustizia) e Gelmini (Affari regionali e autonomie)”.

Attualmente sono 89 al giorno le donne vittime di reati di genere in Italia; nel 62% di casi si tratta di maltrattamenti in famiglia.

Il tasso più alto di donne che si rivolgono alle Forze dell’ordine per le richieste di ammonimento si registra nelle regioni del Sud, particolarmente in Sicilia; quello degli ammonimenti per violenza domestica nelle regioni del Nord Italia.

Grazie alle iniziative realizzate, prendendo a campione il periodo gennaio-agosto, si è registrato:

  • leggera diminuzione dell’andamento degli omicidi di donne: 2020 – 48%, 2021 – 41%;
  • donne che lasciano figli piccoli: 2020 – 25%, 2021 – 31%;
  • recidive nei casi di violenza domestica stabili;
  • soggetti denunciati successivamente all’irrogazione dell’ammonimento passano dal 7% al 9%;
  • recidive per atti persecutori dall’11 al 6%.

Autore nel 72% dei casi marito o ex marito; 70% vittime italiane.

Nel 49% dei casi i soggetti ammoniti, per stalking e violenza domestica, vivono o hanno vissuto con la vittima.

la Polizia di Stato ha adattato il suo approccio operativo attualizzando l’app YouPol, non sostitutiva della chiamata al Numero di Emergenza Unico Europeo “112” e/o 113, per aiutare le richieste di aiuto di vittime e testimoni di atti di violenza domestica.

Strumenti per porgere una mano pure agli uomini maltrattanti, che agiscono con violenza senza sfociare in reati più gravi che richiedono l’intervento della polizia giudiziaria, grazie al “protocollo Zeus”, che indica agli uomini un percorso utile ad uscire dal ciclo della violenza e gestire la rabbia.

La Polizia di Stato rappresenta lo snodo fondamentale di una rete fatta di istituzioni, enti locali, centri antiviolenza e recupero maltrattanti, associazioni di volontariato, impegnata ad affermare l’autentica parità di genere, contro stereotipi e pregiudizi: #essercisempre per la Polizia di Stato è impegno costante.

Dtt.ssa Lella Battiato Majorana

Dtt.ssa Lella Battiato Majorana