Aba Catania, si presenta “Con i miei occhi”
Venerdì 20 maggio nell’Aula Magna della sede di via Franchetti dell’Accademia di Belle Arti, Rosaria Sardo e Margherita Verdirame del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, parleranno del romanzo d’esordio di Lina Gandolfo dopo un’introduzione della presidente dell’Accademia Lina Scalisi e del direttore Gianni Latino. Moderatore il docente Carmelo Nicosia
La Sicilia contadina dall’epoca dei Fasci siciliani agli anni Cinquanta del Novecento fa da sfondo a “Con i miei occhi” (Euno edizioni, 214 pagine, 14 euro), che sarà presentato
venerdì prossimo, 20 maggio, alle 17, nell’Aula Magna Nunzio Sciavarrello della sede di via Franchetti dell’Accademia di Belle Arti.
A parlare del romanzo d’esordio di Lina Gandolfo, la quale da anni conduce una ricerca (inedita) sulle tradizioni popolari della Piana di Catania, saranno, alla presenza dell’Autrice, Rosaria Sardo e Margherita Verdirame del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, dopo un’introduzione della presidente di Aba Catania Lina Scalisi e del direttore Gianni Latino.
A moderare l’incontro sarà Carmelo Nicosia, docente dell’Accademia.
Lina Gandolfo insegna materie letterarie e ha collaborato con quotidiani e testate giornalistiche televisive.
Con i miei occhi
In questo vitalissimo, potente romanzo si racconta il contrasto fatale fra due speranze di redenzione, inconciliabili eppure tragicamente connesse. Quella di Maricchia, la quale crede che la miseria materiale e morale della vita quotidiana possa essere riscattata dall’amore, e quella di Cheli.
Quest’ultimo pensa che la sua condizione di figlio d’ignoti possa essere superata dall’acquisizione di potere.
Sullo sfondo, terza protagonista, la Sicilia delle lotte contadine, terra martoriata e con qualcosa d’arcaico, in cui la realizzazione di quel “principio speranza” rappresentato dall’amore di Maricchia e dalla violenza di Cheli sembra dover esser sempre rinviato.
Nel solco del grande realismo, Cheli e Maricchia sono personaggi nativamente tipici, in cui si incarnano situazioni collettive, disegnate con toni di volta in volta lirici o epici.
Componendo un grandioso affresco d’un luogo, d’una mentalità, di un’epoca.