Incontro dibattito al Rotary “Catania-Duomo 150” sul tema“mutilazioni genitali femminili: perché se ne parla poco?”

Lella Battiato Majorana*

Duecentotrenta milioni di donne nel mondo, soprattutto in
Africa, Asia e Medio Oriente, secondo i più recenti dati
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono state
sottoposte a mutilazioni genitali femminili.
Si stima in particolare che in Europa ed in Italia risiedano
rispettivamente più di 500.000 e 50.000 donne che hanno subito
la pratica che rappresenta una grave violazione dei diritti delle
donne e che esprime il predominio di una cultura patriarcale
maschilista nei confronti di ragazze e donne.
Se ne è parlato al Rotary Club “Catania-Duomo 150”, Presidente
Giuseppe Maugeri, durante l’incontro-dibattito “Mutilazioni
genitali femminili: perché se ne parla così poco” organizzato dal
Past-President Angelo Alaimo, tenuto nel liceo classico europeo
“Mario Cutelli” della città etnea, ospiti del rettore Stefano
Raciti.
Franco Pepe, medico chirurgo specialista in ostetricia e
ginecologia, in un intervento ricco di dati statistici, ha presentato
i dati epidemiologici e le differenti forme di mutilazioni genitali
(ne descrivono quattro tipi principali e numerose sottovarianti),
evidenziando la gravità delle conseguenze fisiche sulla salute
della donna e la complessità della riparazione chirurgica nelle
forme più gravi quale l’infibulazione.
Sottolineata la necessità di accrescere conoscenza e competenza
nel trattamento di queste lesioni nel corso degli studi universitari
in medicina.

Nel secondo intervento l’avvocato penalista Antonio
Fiumefreddo ha ampiamente discusso il contenuto della legge 7
del 2006, che considera le mutilazioni genitali un reato
universale. Tuttavia, se da un canto è vigente in Italia una
normativa severa per punire chi pratica le mutilazioni genitali
femminili, dall’altro l’applicazione in casi specifici si dimostra
piuttosto “timida”.
Indubbiamente, in questa dicotomia intervengono ragioni di
prudenza nei confronti delle famiglie/comunità che le effettuano,
per non provocare eventuali reazioni di complessa e difficile
gestione.
A completare il quadro di informazione e sensibilizzazione sul
fenomeno è intervenuta Maria Pantellaro, psicologa
psicoterapeuta, ragionando sulle cause socioculturali che
sostengono nei diversi paesi tale pratica e gli effetti sui processi
cognitivi, l’autostima ed il benessere psicologico delle donne
mutilate. Quindi ha esposto la non semplice metodologia di
approccio nella comunicazione con le comunità che effettuano la
pratica al fine di un’efficace prevenzione primaria.
L’incontro-dibattito, con numerosi interventi dal pubblico, è stato
condotto da Giuseppe Maria Rapisarda, medico legale e
giornalista pubblicista, che ha auspicato che l’iniziativa possa
stimolare una sorta di “passa parola” tra soci rotariani al fine di
stimolare future iniziative che possano contribuire ad una
maggiore consapevolezza nel dibattito pubblico sulla tematica.
*cura dott. Franco Pepe

redazione@thevoicekw.com

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