Al Teatro Massimo Bellini il trittico “Trilogia dell’estasi” del coreografo Roberto Zappalà: “Après-midi d’un faune”, “Bolero”, “Le sacre du printemps”.

PH Serena Nicoletti

Sull’onda del vivissimo successo del tour nazionale che si
protrarrà fino a marzo, è approdato al “Bellini” di Catania
la“Trilogia dell’estasi”: trittico che combina “Après-midi d’un
faune” (Claude Debussy), “Boléro” (Maurice Ravel) e “Le Sacre
du printemps” (Igor Stravinskij), combinati da Roberto Zappalà
per la sua Compagnia, che ha debuttato con straordinario
riscontro al Festival del Maggio Musicale Fiorentino e registrato
un doppio sold out a MilanOltre.
L’allestimento scaturisce dall’importante co-produzione tra
Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza/Centro di
Rilevante Interesse Nazionale, Teatro Massimo Bellini (Catania),
Fondazione Teatro del  Maggio Musicale Fiorentino (Firenze),
Centre Chorégraphique National de Rillieux-la-Pape (Lione),
Fondazione I Teatri (Reggio Emilia), MilanOltre Festival
(Milano), con la collaborazione di Fondazione Teatri di Piacenza,
Fondazione Ravenna Manifestazioni e Teatro del Giglio di
Lucca.
Roberto Zappalà – che firma coreografia, regia, scene, luci e
costumi, questi ultimi in collaborazione con Veronica
Cornacchini – affronta le tre grandi composizioni classiche che
hanno segnato il percorso coreografico e musicale del Novecento,
con un ensemble di 14 danzatori e 10 comparse.
La pièce coreutico-teatrale mette al centro le relazioni umane con
attenzione ai rapporti – negati, esaltati e violati – tra uomini e
donne, in una “riflessione” coreografica sulle derive della società

contemporanea. Una rilettura che si avvale della drammaturgia di
Nello Calabrò, storico collaboratore della Compagnia.
Le celeberrime partiture sono state eseguite dall’Orchestra del
Bellini, guidata dal direttore principale ospite Vitali Alekseenok.
In scena i danzatori della Compagnia Zappalà Danza: Samuele
Arisci, Faile Sol Bakker, Giulia Berretta, Andrea Rachele
Bruno, Corinne Cilia, Filippo Domini, Laura Finocchiaro,
Anna Forzutti, William Mazzei, Silvia Rossi, Damiano Scavo,
Thomas Sutton, Paola Tosto, Alessandra Verona, Erik
Zarcone.
Roberto Zappalà qui affronta tre grandi composizioni classiche,
per lui anche ‘sacre’. Il rispetto che ha per tali capolavori lo ha
portato a riflettere per più di dieci anni. Le riscritture sono unite
dal comune denominatore di un linguaggio chiaro e selvaggio. La
sfida e la scommessa di questa trilogia è quella di trovare un
nuovo immaginario che, tenendo conto del passato e forte della
maturità acquisita, personalizzi un mondo che ha già un potere
evocativo immenso.
La concezione dello spazio diventa qui una componente
fondamentale, tanto che Zappalà crea un dispositivo scenico
unico e valido per le tre composizioni musicali, che limita,
amplifica e modifica la danza. Lo stesso set scenico ospita quindi
un’articolata creazione, che racchiude rispettivamente
l’esclusione, il corteggiamento e l’erotismo in “Après midi d’un
faune”; l’inclusione, il vizio, la lussuria nel “Boléro”; infine la
persecuzione e il sacrificio nel “Sacre du printemps”.
Il primo spunto concettuale è un tragico fatto di cronaca accaduto
durante una festa in una villa nella campagna romana agli inizi
del 202, sul quale si innesta l’evocazione dell’iconica sequenza
della festa/rito in “Eyes wide shut” di Stanley Kubrick. Il
riferimento/omaggio al regista americano è esplicito soprattutto

nell’impianto visuale di “Boléro”, che coniuga l’ossessività del
ritmo di Ravel a una danza dove l’aspetto rituale presente nel
film è trasfigurato ed esaltato dall’immaginario visivo e
coreografico.
Intervistato da Anna Bandettini, Zappalà ha affermato «la
danza per me è come la filosofia: dice tutto e niente, ma lascia
sempre un lampo che illumina un pensiero».
Per Renzo Francabandera «Lo spettacolo gioca su un
imponente dispositivo scenico e su una drammaturgia esplosiva
nel gesto fisico e inquietante nel seguirsi degli eventi che, pur
scollegati da un puro passo narrativo, definiscono comunque
l’inquietudine del tempo presente, la maschera sociale, l’energia
collettiva repressa, l’erotismo solipsistico e triste che
impediscono alla collettività di farsi massa politica (…) Parliamo
di un grande allestimento, uno dei pochi di calibro internazionale
visti negli ultimi anni in Italia».

redazione@thevoicekw.com

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