Burle, amori, dispetti olimpici

Carlo Majorana Gravina – foto Ottaviano

 

Dalla fantasia sbrigliata dello Shakespeare più euforico, satirico, irridente Sogno di una notte di mezza estate, commedia che chiosa irriverente la mitologia classica greca. Scritta sul finire del ‘500, coeva di Romeo e Giulietta, è stata sempre molto apprezzata per la modernità anticipatrice: il mondo occidentale si accingeva ad evolvere dal Rinascimento e verso il Barocco e i Lumi; in quella temperie, il bardo geniale ideò una combine fantastica tra Piramo e Tisbe (Ovidio, Metamorfosi) e L’asino d’oro (Apuleio), che riprendeva il tema dell’amore contrastato volgendolo in burla a lieto fine, intrecciando due luoghi e tre storie: Atene, luogo del quotidiano, della razionalità, dell’ordine con la foresta, luogo dell’irrazionale in cui tutto diventa possibile, gli istinti si scatenano e la realtà diventa illusoria e inafferrabile; prima circostanza il matrimonio che Teseo, duca di Atene, si accinge a celebrare con Ippolita, regina delle Amazzoni, dopo averla sconfitta in battaglia.

Il melting pot mitologico combina i due luoghi (ovvero ragione e desiderio onirico) con le vicissitudini sentimentali di tre coppie e una velleitaria scombiccherata improvvisata compagnia di guitti. Lisandro e Demetrio innamorati di Ermia che corrisponde al primo, Elena innamorata del secondo; quando Egeo, padre di Ermia, le impone le nozze con Demetrio, i due amanti divisano di fuggire; la seconda coppia li segue ed entrambe si perdono; nello stesso luogo e tempo giungono Oberon e Titania, invitati alle nozze del duca, che battibeccano sulle mansioni cui destinare un paggio indiano; per avere ragione della contesa, Oberon ingaggia Puck affinché sprema sugli occhi della moglie il fiore vermiglio di Cupido (la viola del pensiero) che la farà innamorare del primo che vedrà al risveglio e perda interesse al paggio; visti Demetrio ed Elena sperduti nel bosco, ordina a Puck di eseguire lo stesso sortilegio sul giovane per farlo innamorare di Elena; per errore Puck esegue su Lisandro che, vedendo Elena al risveglio, se ne innamora con grande disappunto di Ermia. Entra in scena, ovvero nel bosco, la combriccola di artigiani per organizzare lo spettacolo che intende omaggiare al duca in occasione delle nozze: il dramma Piramo e Tisbe: tra loro il tessitore Nick Bottom, vittima dello scherzo di Puck, che trasforma la sua testa in quella di un asino. Titania, al risveglio, vede Bottom e, per quanto mostruoso, se ne innamora; Oberon, realizzato il suo scopo, la scioglie dal sortilegio e  Puck risistema le cose, compresa la testa del povero Bottom. Teseo trova le tre coppie addormentate al limitare del bosco, affretta i preparativi per le nozze, sceglie lo spettacolo offerto dagli artigiani che con una recita goffa trasforma la tragedia in comica; in epilogo Puck, rivolto agli spettatori, dice che se lo spettacolo non è piaciuto il pubblico può far finta di aver dormito, quindi ritenere lo spettacolo un sogno.

L’intrigante commedia è stata messa in scena al Teatro “Brancati” di Catania per la regia di Nicasio Anzelmo, in scena: Margherita Mignemi (Nick Bottom), Plinio Milazzo (Puck), Salvo Piro (Teseo/Oberon), Elisabetta Alma (la cuoca), Giuseppe Bisicchia (Cecco Soispiro), Massimo Giustolisi (il falegname), Roberta Andronico (Elena), Alessandro Burzotta (Demetrio), Pietro Casano (Taglia e cuci), Angelo D’Agosta (Egeo), Luigi Nicotra (Pianta chiodi), Marina Puglisi (Ippolita/Titania), Eleonora Sicurella (Ermia), Giovanni Strano (Lisandro), Irene Tetto (fata). Coreografie Barbara Cacciato, scene Jacopo Manni, luci Sergio  Noè, costumi Sara Verrini, aiuto costumista Rosa Rinaldi, direttore di scena Claudio Cutispoto, sartoria Mela e Rosa Rinaldi, progettazione Nicoletta Sammartano, servizi organizzativi Isabella Costa, servizi amministrativi Emanuele Condorelli, coordinamento Rossella Messina, media partner Radiozammù.

Un testo fantastico, con nicchia metateatrale, da arricchire ad estro, sul quale viene dato ampio spazio agli attori. In questo gioco primeggia la capacità scenica e istrionica di Margherita Mignemi, ma anche Plinio Milazzo rende bene il personaggio fantastico, con esperienza e bravura tutti gli altri. Forse Anzelmo, il regista, sottolineando la strutturazione scaturita dall’euforia di Shakespeare (i due luoghi, lo spunto iniziale, le storie, il metateatro), ricorrendo a scenografie e costumi, ma riconosciamo che il testo, al di là del titolo e delle frasi che Puck rivolge al pubblico al termine dello spettacolo, non è assolutamente facile. Diamo merito al “Brancati” di aver proposto una commedia classica che mette alla prova e sollecita la bravura degli attori. Una prova superata con slancio felice.

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