“Lievito quanto basta” di Nino Nicolosi

Presentato al Palazzo della Cultura di Catania

Lievito quanto basta di Nino Nicolosi

Carlo Majorana Gravina

Ai tempi della prima Lega Nord, quella dei duri puri e pampuri, imperversanti le bislacche teorie antimeridionali di Gianfranco Miglio, Valentino Bompiani, raffinato operatore culturale, realizzò un poster nel quale, sotto l’effige di Tempio, Verga, Capuana, Pirandello, Martoglio, Tomasi di Lampedusa, ecc., appose la frase “Questi siciliani…, pur di non lavorare, scrivono!”.

Nino Nicolosi, sotto questo aspetto, è un’anomalia: prevalentemente lavora, di tanto in tanto scrive. Un aforisma per me ricorrente, forse detto in autotutela, recita “chi scrive e pubblica è persona seria”; infatti, una volta licenziato il testo visto si stampi non può rimangiarsi quello che ha consegnato allo stampatore.

A differenza di Alfio Spadaro, che in prefazione si dice sorpreso della vena letteraria del nostro autore; in Lievito quanto basta ho trovato Nino, la sua vivacità etnea, la voglia di esserci e dire come la pensa; nel libro, alcune Storie (sottotitolo che campeggia in copertina) concernenti il suo vivace vissuto familiare e sociale, porte con suadenti volute che inanellano episodi, segreti o secretati, di un mondo carico di sentimenti sentori ideali, non sempre esplicitati, oggi travolto, che a suo tempo ha segnato e determinato l’evoluzione del Catanese. Al termine delle storie, leggiamo dei nipoti: della quarta generazione. Un messaggio sospeso, lanciato a chi voglia raccoglierlo, tra il dire e il non detto, senza andare oltre, per non far torto al pragmatismo che contraddistingue l’autore, alla sua apertura al mondo e al divenire.

Il testo, sotto forma di libro-intervista, è uno straordinario appassionato atto d’amore verso la famiglia, la vita e le scelte di vita; nulla a che vedere con le impudenti cronache prive di sentimento dei Cristadoro.

È del tutto indifferente che Francesca (la giornalista che raccoglie gli outing dell’autore) sia persona o espediente. È di ogni evidenza che né Nino né lei conoscono le magnifiche biografie metafisiche del Narrate uomini la vostra storia di Alberto Savinio, pubblicato da Bompiani nel 1942: quelle di Nostradamus e Paracelso, soprattutto, avrebbero fatto cadere molte domande su massoneria e “intrecci magici della vita”, quando entra in scena il lievito (omaggio all’attività di panificatore del nonno): fungo impiegato dall’umanità nell’alimentazione da millenni, per far crescere e fermentare la sostanza ‘prima’; un ingrediente additivo determinante.

La presentazione, brillantemente condotta da Carla Previtera, si è svolta davanti a un folto pubblico. Al tavolo dei relatori, oltre l’autore: l’editore Alfio Grasso, il presidente di Confcommercio Sicilia Piero Agen, il presidente della Loggia massonica “Oreto” di Rito Simbolico Amedeo Conti (nel testo una svelta cronaca massonica locale), i giornalisti Carlo Majorana Gravina e Alfio Spadaro.

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