Zubin Mehta superstar
Zubin Mehta superstar
Lella Battiato
Prolungati calorosi applausi hanno salutato l’esecuzione della IX sinfonia, detta “Corale”, di Beethoven, ad opera di orchestra e coro del Teatro Massimo di Palermo, diretti da Zubin Mehta, al Teatro Antico di Taormina. Il prestigioso evento, inserito nel programma “Anfiteatro Sicilia” 2017, è stato celebrato dal 63° festival del cinema di Taormina che, al termine del concerto, ha proiettato a Palazzo dei Congressi e in altra sala Arancia meccanica di Kubrick e Lezione 21 di Baricco, film nei quali la Nona è spunto, citazione, colonna sonora.
“Freunde, nicht diese Töne! / Sondern lasst uns agenehemre / anstimmen / und freudevollere!” la musicalità del gioco onomatopeico tra freunde e freude (amico e gioia), e il contenuto dell’Ode alla Gioia di Friedrich Schiller (1759 – 1805), solleticavano da sempre la vena creativa di Ludwig Van Beethoven.
Ormai completamente sordo, il musicista di Bonn trae, dal suo intimo immenso patrimonio musicale sentimentale e morale romantico, la forza, l’immaginazione e le risorse creative per regalarci questa straordinaria “memoria del Mondo” (titolo Unesco 2001).
Magistralmente collocati al termine di un processo armonico evolutivo che parte da un silenzio siderale, prosegue con afasici timidi accordi dei legni, evolve nelle melodie dei fiati, si sviluppa per tre tempi sino alle vigorose percussioni che scandiscono e sottolineano l’idea geniale in preparazione del quarto, dove i versi di Schiller irrompono con pienezza, completando e definendo l’ultimo immenso capolavoro della vasta variegata produzione musicale beethoveniana.
“Gioia, bella scintilla divina / figlia dell’Elisio / noi entriamo ebbri di fuoco, / o creatura celeste, nel tuo santuario / … / tutti … fratelli / dove la tua dolce ala si posa / … / Abbracciatevi Nazioni! / … / Fratelli, oltre il firmamento / deve abitare un Padre amato / Non vi prostrate Nazioni? / Non percepisci il tuo autore, Mondo? / Cercalo oltre il firmamento! / Oltre le stelle deve dimorare”.
Questo immane sforzo creativo innovativo, portatore di un messaggio umanista universale, del trionfo di gioia e fraternità sulla disarmonica brutalità della guerra, chiude la produzione maggiore di Beethoven: prima di venire rapito dalla morte (1827), il genio di Bonn comporrà cinque quartetti per archi (nn. 12, 13, 14, 15, 16).
Con gesto sicuro ed esperto, Zubin Mehta ha guidato il complesso palermitano ad interpretare la “Corale”, ripercorrendone il percorso ideale con intensità felice e suggestiva. Tutti bravi i quattro solisti Julianna Di Giacomo (soprano), Lilly Jørstad (mezzosoprano), Michael Schade (tenore), Wilhelm Schwinghammer (basso) che già in passato si erano esibiti con Mehta: particolarmente autorevole e carismatico il basso, la giovane mezzosoprano ha imposto il suo timbro vocale con spicco nel gioco di canto e controcanto; prevediamo che sentiremo parlare positivamente di entrambe in futuro.
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