“L’ultima regina del Sud”

In scena con successo al Castello Ursino “l’ultima Regina del Sud”che non si arrese mai, atto unico di Lucio Volino e Concetto Venti

 Lella Battiato Majorana

 

Nella suggestiva cornice del Castello Ursino, che conferma il suo ruolo e lo spirito del luogo, con un indiscusso e versatile dna ricco di memorie e segreti, che ripercorre le tematiche degli elementi archetipi della vita: tempo, spazio, vita, amore, va in scena tra curiosità e interesse, riscuotendo enorme successo, “L’ultima Regina del Sud” , un’affascinante pagina di storia con la Compagnia del Teatro L’Istrione, scritto da Concetto Venti e Lucio Volino, che ha curato anche la regia, con l’interpretazione di Marina La Placa, Francesco Russo, Valerio Santi.

Un numeroso pubblico ha apprezzato la storia e il testo coinvolgente su un personaggio che ha avuto un importante ed appassionato ruolo nel controverso periodo dell’unità di Italia; Maria  Sofia di Borbone moglie di Francesco II ultimo re del Regno delle due Sicilie.

La pièce teatrale è frutto di una attenta, rigorosa e obiettiva ricerca storiografica . La magia del Teatro ci porta a conoscere una donna che ha combattuto, sino all’ultimo dei suoi giorni, per  riscattare il regno e difendere il suo popolo. Maria Sofia nacque nel 1841 da Massimiliano e Ludovica Wittensbach, ramo cadetto della famiglia reale di Baviera. Sorella della più celebre principessa Sissi e cugina di Ludwig II di Baviera (il principe triste), ebbe una lunga e travagliata vita. Sino alla fine dei suoi giorni, morì a 83 anni, combatté e tramò contro i Savoia.

Fu regina del Regno delle due Sicilie, territorio tra i più industrializzati d’Europa, per solo un anno e mezzo, ma questo non placò il suo spirito combattivo e desiderio di rivalsa. La vita a fianco di Francesco II (detto Franceschiello), sposato per procura all’età di vent’anni, non fu facile ma ebbe sempre rispetto per lui e il Popolo Napoletano che divenne suo non solo per carica reale ma per fascino acquisito.

Amore corrisposto dai Napoletani e ricordata anche quando, per timore che Napoli fosse distrutta dai bombardamenti, la coppia reale si sposta con le truppe a Gaeta, ma gran parte dell’esercito non la volle seguire in quanto i generali erano stati corrotti da Cavour, per ordine di Vittorio Emanuele II, primo cugino  dei Borbone, che si accordò con il generale Garibaldi.

È stata la regina degli anarchici per destabilizzare i Savoia. Ebbe tre gravidanze di cui due figli fuori dal matrimonio e una bambina con Francesco II dopo l’intervento che subì perché affetta da fimosi, ma la bambina morì dopo tre mesi. La sua vita poteva concludersi in un tranquillo esilio ma scelse la “lotta” frequentando e sovvenzionando personaggi inquietanti pur di combattere i Savoia.

Nello spettacolo emerge un’affascinante personaggio e nel contempo ci svela episodi e fatti che, a torto, ci sono stati negati nei libri di storia. Il testo denota il talento creativo regalandoci un evento che ci appartiene della nostra storia siciliana, con sfumature e analisi nel tratto coinvolgente della scrittura, con un plurilinguismo spinto e giochi di parole con costrutti e fonemi semantici che danno corpo a dialoghi ricchi di fascino e di effetto.

Concetto Venti, nel ruolo dell’avventore, con efficienza pone una serie di interrogativi: perché il Regno del Sud si è dissolto per colpa del re o anche per tradimento dei cortigiani dei generali, dell’élite della borghesia che per impadronirsi del potere volevano eliminarlo?

Con tanto coinvolgimento Venti sottolinea “Il romantico mondo del Risorgimento Italiano, prende una nuova luce a tratti inquietante ma vera. Fatti e misfatti che ancor’oggi non trovano soluzione e possono essere così sintetizzati” riportando le riflessioni  di A. Gramsci: “lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti” (Ordine Nuovo, 1920).

La storia è avvincente perché ancora oggi attuale e riesce a dare uno spaccato politico, con una sottile raffinata analisi psicologica sulle masse che si lasciano sempre trasportare dai più forti. La regina è interpretata con efficace sicurezza da Marina La Placa, originale e arguto Valerio Santi in Armand de Lawayss il bibliotecario; felicemente equilibrato il personaggio Sig. Barcellona reso in scena da Francesco Russo. Luci e fonia Segolen le Contellec e Aldo Ciulla, foto Dino Stornello.

Venti tiene a sottolineare “insieme a Volino, abbiamo voluto scrivere la storia dimenticata di Maria Sofia di Borbone, per la nostra condivisa passione per la Storia, specie quella di coloro a cui non è stato riconosciuto l’onore di apparire sui libri scolastici e non solo”. Continua “Ho sempre creduto che i migliori copioni teatrali siano stati scritti dalla Storia. Occorre avere una grande curiosità e attenta ricerca per scoprire storie e verità nascoste che meglio possono raccontarci il passato per scrivere un migliore futuro. Inoltre, come autori, abbiamo voluto evitare noiose didascalie e nozionismi, che tanto ci hanno annoiato a scuola”. L’attenta regia di Lucio Volino ha preferito creare personaggi carichi di passione coinvolgendo, in ogni replica, attori e pubblico.  Alla fine il comune commento degli spettatori era “ma io non conoscevo questa storia e questa Donna meravigliosa”.

Evidenziano “Non abbiamo voluto assolutamente svelare verità nascoste né tantomeno dare nostre interpretazioni politiche o fare del “revisionismo storico ” ma il romantico Risorgimento e conseguente unità di Italia, meritano di essere meglio studiati e, principalmente, senza nascondere scomode verità”.

La mirabile regia di Volino riesce a mettere in risalto un tema molto caro alla platea, la Sicilia. Al centro del racconto c’è sempre la riflessione essenziale della vita dei giovani vestendo l’evento storico di interrogativi esistenziali e ideologici, un teatro di parola che approfondisce le idee con riflessione critica.

Tra realtà e finzione lo spettacolo prende forma e Venti con maestria alla fine conclude lo spettacolo “ma se non fosse stato occupato il regno dei Borbone avremmo incrementato l’economia e migliorato la politica”.

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