“Da Mosca a Catania” all’Alberghiero di via Raccuglia

All’Istituto Alberghiero viaggio “Da Mosca a Catania”, centenario della rivoluzione bolscevica tra tradizione e storia popolare russa e siciliana

Lella Battiato Majorana

 

All’Istituto Alberghiero “Karol Wojtyla”, nell’aula magna di via Raccuglia, in collaborazione con il Comitato popolare Antico Corso e la presenza dell’I.S.A. (International Societas Artis) presidente Cynthia Torrisi, si è svolto il seminario di alternanza scuola-lavoro “Da Mosca a Catania. Viaggio nelle culture e tradizioni popolari russe e siciliane”, suscitando interesse e plauso da parte di alunni e docenti.

Dopo i saluti del Dirigente Scolastico Daniela Di Piazza, che sottolinea l’importanza dello scambio interculturale, il responsabile di plesso prof. Margherita Arena, il moderatore Lella Battiato Majorana introduce Elvira Tomarchio, che apre la giornata di studio, con testi proiettivi e attività interattiva, stimolando i ragazzi protagonisti della giornata, con il suo interessante intervento “Alla ricerca delle comuni radici”, approfondisce le  radici che ci uniscono con la Russia.

Sull’Etna cresce la betulla aetnanensis, a quota m. 1.800 che si è adeguata al nostro clima; ci lega anche la religione cristiana che deriva dai bizantini in Sicilia, e il loro rito ortodosso a Catania, infatti possiamo ammirare la Cappella Bonajuto bizantina a croce greca, con una finestrella posta nella parte superiore dell’abside, attraverso cui entrava la luce della luna, che andava a colpire l’altare, segnava così l’inizio della Pasqua che cade durante la prima luna piena di primavera.

Tomarchio, creando interesse e sinergia arricchisce la platea con un  video-skipe, facendo ascoltare alcuni pezzi siciliani del baritono Alberto Tomarchio che lavora al “Bellini” di Catania, “La fanciulla rapita dai pirati”, pirati di Ariadeno Barbarossa, ammiraglio della flotta turca, periodo di Carlo V; questa ballata in siciliano molto lunga, racconta gli oltraggi, attraverso le parole di un amante che cerca la sua donna “Agata” che coincide con la festa di Sant’Agata, rapimento avvenuto il 5 febbraio; alla fine della ballata l’autore recitava “con lacrime e terrore ho scritto questo canto nel 1546”.

E ancora “mi votu e mi rivotu” si riferisce alla tragica storia della baronessa di Carini modulo musicale diffuso in Italia e in Europa detto “Siciliana”, utilizzato da grandi compositori come Mozart, per esprimere un sentimento triste, adottata da B. Smetana nel suo poema sinfonico “La Moldava”.

Momento di informazione con l’approfondita relazione di Salvatore Castro, presidente Comitato Antico Corso, “Città e patrimonio culturale: elemento di cittadinanza, coesione identità”.

Il moderatore introduce un argomento che abbraccia complesse questioni sociali e rievoca i fatti antecedenti alla rivoluzione bolscevica, puntando sull’oggettività degli avvenimenti, soffermandosi a spiegare perché è stata un disastro per il popolo, per l’Europa, per la sinistra e rivolgendosi ai ragazzi li spinge a riflettere, durante questo incontro di formazione attiva: poteva andare in altro modo? Se non ci fossero stati i bolscevichi cosa sarebbe accaduto? In ogni caso cercare di mantenere gli equilibri ed evitare guerre è il miglior modo di vivere fra i popoli.

Presenta Elena Borisova, associato di lingue romanze Università di Mosca, “Russia e Italia: il costante dialogo delle culture tra passato e presente”, è nata a Friasino, regione di Mosca, molto giovane del ’79, ha percorso l’esperienza professionale e personale sia a Mosca che nella sua regione, è stata responsabile del settore della lingua italiana presso la facoltà di Lettere dipartimento lingue straniere, prosegue attività di interprete e di traduttore.

Comunicando con gli studenti spiega che il momento della rivoluzione bolscevica fu un periodo di grande confusione, la gente non capiva perché combatteva. Il regime del Romanov 1861 aboliva la schiavitù e grazie al grano russo l’impero economico era forte, ma le moltitudini guidate anche male fecero la rivoluzione. Questa rivoluzione non ci sarebbe dovuta essere poiché la società russa non era pronta ad appoggiare e sostenere una rivoluzione autenticamente socialista e democratica.

Aggiunge il moderatore “ha portato una brutale dittatura, polizie segrete, processi farsa, purghe, deportazione di popolazioni, gulag siberiani e sottili minacce. Tutto questo è ben noto, per quanto sia stato negato per troppo tempo da molta parte della sinistra, il partito comunista tedesco sotto la direzione di Mosca combattendo contro i socialdemocratici ha contribuito a portare i nazisti al potere, perché il patto Hitler-Stalin ha permesso l’attacco della Germania a Occidente perché all’indomani della Seconda Guerra Mondiale si sono instaurate delle dittature comuniste nell’Europa dell’Est, mantenute al potere dall’esercito sovietico.

Un evento che rappresenta un must storico, che non si può ignorare, attraverso le attività trasversali permette agli studenti di confrontarsi con altre modalità di pensiero; un approccio introspettivo di interculturalità, con una proposta finale di collaborazione tra consolato italiano, Mosca e Istituto “Programma della lingua e della cultura italiana in Russia” P.R.I.A.

Borisova ha illustrato, creando empatia con gli allievi, i percorsi di alcuni aspetti storici artistici della Russia di oggi, sottolineando l’anello d’oro e l’architettura tipica religiosa; il Cremlino costruito dall’italiano Antonio Friasin durante il primo stato Romanov e gli italiani di quel periodo si chiamavano “Friasi”. Ci sono diverse città di oggi che portano questo nome, poiché le terre di quella zona erano regalate agli architetti italiani. I costumi russi sono caratterizzati in base alla regione di provenienza come ad esempio quelli della regione “terre nere”, riportano un segno distintivo sulla manica del vestito.

Borisova ha focalizzato attraverso interventi e slide, alcuni momenti di vicinanza con i popoli slavi, attraverso particolari precisazioni storiche della Sicilia, “la processione di Sant’Agata” nell’acquerello di J. Houel, pittore paesaggista del Settecento che si trova all’Érmitage, ha permesso di conoscere com’era la Sicilia antica. L’artista raffigura Catania del Settecento dopo la ripresa dal terremoto.

Felice conclusione con canti popolari e la docente soprano Borisova, ha intonato “Kalinka” e gli studenti l’hanno accompagnata, usando strumenti popolari russi: Cuchiai, Tresciotki (trottola), Matrioska matrioscika.

E non è mancato il percorso enogastronomico illustrando alcuni piatti particolari della tradizione russa, l’agnello dolce di Natale, kulich dolce pasquale, bliny frittella con ricotta e frutti di bosco, vatrushki dolcetti alla ricotta, non può mancare a tavola pelmeni, e pietanze con funghi pesce e grano, manzo Stroganoff, pirozhki, insalata Olivier, la minestra Solyanka, la zuppa Borsch, nonché il famoso caviale; e insieme alla vodka la bevanda nazionale Kvass.

Approfondimento: must storico

La rivoluzione fu un disastro per la sinistra perché, nel momento in cui si stava rafforzandola la frazione socialdemocratica della sinistra europea, ha prodotto enorme divisione e indebolimento della socialdemocrazia. Alberto Camus ha definito l’evento centrale del Ventesimo secolo “l’abbandono dei valori della libertà da parte dei movimenti rivoluzionari”; perché quando i partiti socialdemocratici sono andati al potere in Europa Occidentale dopo la Seconda guerra mondiale, il loro necessario anticomunismo li ha resi più conservatori.

 I comunisti in altre parti del mondo hanno preteso di essere gli unici di sinistra, hanno assassinato chiunque contestasse questa loro rivendicazione e hanno instaurato regimi brutali:in Cina, Corea del Nord, Cambogia e Vietnam, come spiega Pierluigi Flamini e continua lo scrittore sottolineando “non posso immaginare che qualcuno sostenga che tutto questo non conta a fronte del grande risultato del rovesciamento del regime zarista.

La vecchia autocrazia russa, veramente tremenda, era quasi benevola se mettiamo bene a fuoco quanto è successo dopo”. Chiediamoci “Se i menscevichi (i socialdemocratici russi) avessero vinto? E se i bolscevichi non ci fossero stati? Sicuramente la storia non si fa con i “se”, ma il “se” ha spesso una sua dignità nel lavori dello storico, non ci sarebbe stato il cammino di Lenin, la costruzione del primo regime a partito unico, la proliferazione di partiti comunisti in tutto il mondo che, attraverso la Terza Internazionale, divennero fedeli sodali della Russia sovietica e dei suoi governanti totalitari per oltre mezzo secolo, come sottolinea lo storico Michael Valzer.

Per la straordinaria abilità di Trotckij il 25 ottobre i bolscevichi conquistarono il potere. Il loro proposito poteva essere vanificato da un accidente come per esempio l’arresto di Lenin mentre si recava in tarma piedi al palazzo Smolny, quartier generale per il colpo di stato bolscevico. La rivoluzione bolscevica e tutto il processo storico generato fu una continua smentita delle premesse teoriche di Marx e Lenin, salvo l’annientamento sociale e perfino fisico dalla classe borghese e l’abolizione del capitalismo libero. È realistico immaginare che senza la rivoluzione bolscevica e la conseguente nascita dell’URSS il socialismo marxista europeo avrebbe proseguito il cammino all’interno della società e dello stato borghese per modificarlo, anche profondamente, senza sconvolgimenti insurrezionali.

 “Senza la nascita del movimento comunista internazionale, il successo del socialismo europeo dopo la Prima guerra mondiale sarebbe stato molto simile al successo della socialdemocrazia europea dopo la Seconda guerra mondiale. Senza il totalitarismo generato dalla rivoluzione bolscevica, la lotta per l’eguaglianza, accompagnata dagli imani massacri che in suo nome sono sati commessi da tutti  comunismi, non sarebbe apparsa come una lotto contro la libertà.

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