“Uccise dal silenzio” contro ogni violenza sulle donne
“Uccise dal silenzio” contro ogni violenza sulle donne
Graziella Guerrera*
Scritto, diretto e interpretato da Maria Rita Leotta, “UCCISE DAL SILENZIO” è il risultato di una ricerca effettuata su fatti di cronaca realmente accaduti, passati in secondo piano, liberamente rielaborati in forma teatrale, partendo dal principio che nulla c’è di più vero della stessa verità.
Efficaci ed incisivi gli episodi narrati nel testo, come il caso di PALMINA MARTINELLI (Fasano, 1981), bruciata viva dai carnefici per non aver accettato di prostituirsi; il recente caso della donna impiccata in Iran; “L’INTERROGATORIO DI UNA PROSTITUTA”, che denuncia il perbenismo e svelando i segreti inconfessabili vissuti in una “famiglia per bene” dove all’interno avvenivano abusi di un padre pedofilo con la complicità di una madre che si para dietro la vocazione religiosa; “il diario di un’adolescente: cronostoria di uno stolker”, che racconta tutte le tappe di un fidanzato che diventa uno stolker che si serve di inquietanti minacce quando lei decide di lasciarlo; “una donna felice” più volte finita all’ospedale per via della violenza del marito, tuttavia rassegnata a dover subire per il fatto di essere mantenuta da lui, e si dichiara felice perché incapace di reagire; IL FAZZOLETTO NERO, che racconta di Alessandra, ragazzina di 11 anni, uccisa brutalmente per aver rifiutato le avances di un lontano cugino della madre (fatto realmente accaduto nel febbraio del 1988 a Randazzo (CT), di cui, a parte le chiacchere di paese in quei pochi giorni vicini all’accaduto, nessuno ha mai più parlato!)
Filo conduttore di tutte le storie raccontate è il silenzio:donne brutalmente uccise dagli uomini e dal silenzio che nel tempo le ha sottratte all’attenzione pubblica; uccise ancora una volta da una giustizia tanto assurda quanto ingiusta, fortificata dal silenzio della rassegnazione che accetta la stessa ingiustizia; il silenzio della paura che diventa la forza del prepotente; donne uccise non una volta, non due volte.. ma dieci, cento, mille volte, e non solo dagli uomini, ma da chiunque si sia reso complice con il silenzio! Per sconfiggere il male occorre dunque sconfiggere il silenzio.
Oltre la gratificazione creativa, si tratta anche della necessità personale di dare al Teatro un significato più profondo, un’importanza più costruttiva, un’utilità sociale, dove l’Arte diventa un mezzo di comunicazione finalizzato alla prevenzione. Le storie raccontate nel lavoro teatrale non sono soltanto “fatti di cronaca” che accadono solo agli altri, ma sono realtà molto più vicine a ciascuno di quanto possiamo immaginare, pertanto l’obbiettivo principale di questa messa in scena è indurre ad abbattere il silenzio, responsabile di ogni forma di violenza e prevaricazione.
Un messaggio rivolto soprattutto ai giovani adolescenti, che sono gli adulti di domani, mirando a un duplice obbiettivo: sollecitare alla denuncia le giovani adolescenti che sono vittima o testimoni di violenze domestiche; ed educare e prevenire, sensibilizzando i giovani adolescenti, ponendo loro davanti alla realtà del pericolo che non riguarda solo gli altri.
Tutto questo è UCCISE DAL SILENZIO, rappresentato seguendo lo stile del “Teatro di parola”, dove non servono grandi scenografie, o effetti speciali, ma la bravura dell’attore che si serve della sua Arte per offrire il proprio contributo attraverso la comunicazione emozionale. Le donne “uccise dal silenzio” rappresentano TUTTE LE DONNE e il loro diritto di affermare l’uguaglianza e la possibilità di un pacifico confronto con gli uomini, per non dover mai più essere vittima, e per non dover mai più indignarsi per un nuovo carnefice.
Maria Rita Leotta
Niente e nessuno poteva meglio dell’autrice stessa spiegare questo lavoro, mentre gli alunni del plesso di via Anfuso assistevano in religioso silenzio alla rappresentazione teatrale: lacrime, emozioni ed una incontenibile necessità di parlarne dopo, sono l’effetto che ha provocato in loro. Maria Rita è di una bravura che fa sì che ogni donna messa in scena ti entri dentro e ti lasci un segno indelebile.
Parlare con le mamme di due delle vittime, cogliere il dolore che le strazia ancora oggi, a distanza di anni, vedere la forza con cui entrano in contatto con i ragazzi per far sì che le terribili storie delle loro bambine non si ripetano, è stato commovente, coinvolgente, emozionante . Alcune di queste ragazze erano vicine di casa, compagne di catechismo di alcuni dei ragazzi, una allieva di un collega e questo ci ha lasciato ancora più segnati.
”Dobbiamo fare qualcosa” hanno detto gli alunni spettatori, è un inizio… Qualcuna si è rivista in queste storie, qualcuna ci detto che ha bisogno di parlare, qualcun’altra ce lo ha fatto capire … tutto avrà un seguito…
La rappresentazione è stata replicata per gli alunni delle classi IV di via Raccuglia e via Lizio: tutti quelli che l’anno vista si auguriamo che Tutti possano assistere a questa performance teatrale che mette in scena uno spaccato di vita e tocca le coscienze di tutti noi.
*docente Alberghiero “Karol Wojtyla”
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