Il “Bellini” celebra il 150° di Rossini

Una magnifica prova dell’Orchestra del Teatro “Bellini” di Catania, diretta da Antonino Manuli, porge al pubblico il celebrativo “Bellini ouvertures” dello Spellbound Contemporary Ballet di Mario Astolfi

Carlo Majorana Gravina

 

Come secondo titolo del cartellone 2018, al Teatro Massimo “V. Bellini” di Catania è andato in scena lo Spellbound Contemporary Ballet con lo spettacolo “Rossini Ouvertures”, per celebrare il grande compositore pesarese nel 150° della scomparsa. La sua musica, definita da Stendhal “una follia organizzata e completa”, è famosa e apprezzata in tutto il mondo per la prorompente sonorità gioiosa che esprime in Particolare nelle sue celebri ouvertures.

Sono proprio queste a fare la “base” della creazione coreutica di Mario Astolfi, fondatore e direttore dello Spellbound Contemporary Ballet dal 1994, che le esalta in una parossistica sequenza nella quale scorrono le sinfonie de Il barbiere di SivigliaIl turco in Italia, Tancredi, Il signor Bruschino, La Cenerentola, La gazza ladra, e l’ouverture del Guglielmo Tell, intercalate in collocazione strategica dalle cavatine de Il barbiere di Siviglia e dallo Stabat Mater n. 7.

71 minuti di travolgenti melodie che impongono ritmi frenetici ai danzatori, mandando in visibilio il pubblico, per interpretare e porgere una “lettura” del personaggio Gioacchino Rossini acuta, problematica, inquietante.

Amante voluttuoso della vita e dei piaceri che nel corso di essa si possono ottenere, Rossini, per Astolfi (e non solo) è  personalità bipolare, ma, come detto in altra occasione trattando di altro illustre personaggio, è sempre discutibile etichettare e giudicare stili di vita e comportamenti di personalità geniali secondo parametri attagliati agli individui normali. Preferiamo Stendhal che osserva e non dà giudizi o pareri.

La complessa figura di Rossini è stata ripresa e adattata da Astolfi unendo, attraverso la danza, vicende biografiche e le composizioni operistiche che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. I costumi dei danzatori evocano ottocenteschi cicisbei, con camicie a sbuffo, nella prima parte e poi con semplici maglie a maniche lunghe contemporanee, tra rimandi passati e presenti. 

Nelle prime sequenze abbiamo un Rossini gioviale bon vivant, amante della buona tavola e delle belle donne, poi, nelle successive, emergono ansie, paure e nera depressione, messa in scena dalla figura nera presente in apertura di spettacolo, che ciclicamente lo chiude insieme al danzatore-Rossini.

La versione del “Rossini ouvertures” eseguita a Catania può considerarsi una ‘prima’ assoluta poiché, in confronto all’esecuzione del 25 febbraio 2017 al Teatro “Rossini” di Pesaro, qui è andata in scena per la prima volta accompagnata da orchestra live con la partecipazione straordinaria del mezzo soprano Martiniana Antonie e del baritono Francesco Auriemma, cantanti solisti selezionati all’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda” del Rossini Opera Festival.

Qui va sottolineata la prestazione dell’Orchestra che, al gran completo e diretta dall’esperta mano di Antonino Manuli, è salita in cattedra grazie alle musiche del grande pesarese, caratterizzate innanzitutto dall’estrema brillantezza ritmica; una sorta di frenesia che segna uno stacco netto rispetto allo stile degli operisti del Settecento, dai quali aveva pur ricavato stilemi e convenzioni formali. La meccanicità di alcuni procedimenti, tra cui il famoso «crescendo rossiniano», donano alla sua musica un tratto surreale, quando non addirittura folle: la perfetta padronanza del linguaggio sinfonico e contrappuntistico gioca le sue carte migliori nelle celebri sinfonie e nei concertati.

Ma la “salita in cattedra” dell’orchestra e delle musiche di Rossini non fa velo all’efficace coreografia e regia di  Mauro Astolfi, la bravura dei danzatori  Alice ColomboMaria CossuFabio CavalloMario LaterzaGiovanni La RoccaGiuliana MeleCaterina PolitiGiacomo TodeschiSerena Zaccagnini, in uno con il disegno luci di  Marco Policastro (con Astolfi firma il set concept), l’inquietante scena di  Filippo Mancini e l’assistente coreografa  Alessandra Chirulli.

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