IL GIOCO E L’INFANZIA A BAGHERIA UN MUSEO AL SERVIZIO DEI BAMBINI

IL GIOCO E L’INFANZIA

A BAGHERIA UN MUSEO AL SERVIZIO DEI BAMBINI

Angela Ganci *

 

Risaputi sono i benefici dell’attività di gioco sulle funzioni cognitive e affettive del bambino: il gioco fornisce al bambino fiducia nelle proprie possibilità creative,capacità di prendere coscienza della realtà che lo circonda, al fine di modificarla a proprio piacimento, realizzando desideri e sogni inespressi.

Come gioco per eccellenza la bambola ripropone per il bambino modalità materne di contatto con la realtà, sviluppando il senso di affiliazione e accudimento, rafforzando il gioco simbolico e l’immaginazione, fornendo un luogo sicuro da conflitti in cui sperimentare il calore di un oggetto a cui attribuire significati personali.

Sulla scia della salvaguardia del gioco quale momento fondante di una crescita sana nasce a Bagheria il Museo del giocattolo e delle cere, che raccoglie esemplari di bambole provenienti da diverse epoche storiche e provenienze geografiche al fine di “stimolare il contatto con questa forma privilegiata di gioco, con tutti i suoi benefici sulla crescita emotiva e dell’identità” e “creare nel contempo un ponte attraverso il quale possa viaggiare solidarietà e accettazione delle diversità”. Un museo all’avanguardia, le cui collezioni di giocattoli e cere sono state poste sotto vincolo dalla Regione Siciliana, Assessorato Beni Culturali, Ambientali e P. I., ai sensi del Dgs. 490 del 29/10/1999 e DDG 1017,  in quanto dichiarate di enorme valore demo-etno-antropologico.

Questo lo spirito, sociale e pedagogico-culturale, che ha ispirato la nascita del Museo, un’idea sociale che rispecchia la volontà e il desiderio forte del suo fondatore Papoff, classe 43, un uomo che ha dedicato l’intera vita a un progetto individuale e di alto valore sociale, con tutti i sacrifici che una grande impresa comporta.

“Il Museo  è nato da un fatto che venne a sconvolgere la mia infanzia. Quinto di cinque figli persi papà quarantenne per una banale appendicectomia. Eravamo abituati a un grande benessere che ci assicurava nostro padre, industriale e concertista. Mamma, di origine russa, donna di grande polso e cultura, ci disse che tutto cambiava e che lei avrebbe potuto garantirci soltanto libri e scuola; a me, di soli quattro anni, disse che non avrei mai dovuto chiederle giocattoli. Non ne chiesi mai ma, quando compii dieci anni, giurai a me stesso che da grande avrei avuto tanti giocattoli: quanti nessun bambino al mondo. Diventai studente lavoratore e con il poco che guadagnavo mi mantenevo e risparmiavo piccole somme che impiegavo nell’acquisto di vecchi giocattoli. Continuai così sino a quando le mie collezioni furono sottoposte a decreto di vincolo dalla Soprintendenza ai BB. CC. AA e dal Ministero dei beni Culturali che, attestandone l’alto valore demo-etno-antropologico, mi obbligarono e metterle a disposizione degli altri creando un apposito museo. Non ho mai ricevuto finanziamenti di alcuna provenienza. Ogni cosa è stata fatta con i proventi del mio negozio di antiquariato e dal mio laboratorio di restauro e di restauratore esterno della Soprintendenza. Oggi i locali che ospitano il museo sono del Comune di Bagheria al quale, per contratto, devo devolvere il 50% degli incassi e sostenere tutti i costi di gestione e di conduzione del museo. Mi autofinanzio pubblicando i miei libri sulla storia ed evoluzione del gioco e dei giocattoli intesi come mezzi da sempre propedeutici all’educazione e alla crescita del bambino che, in un certo senso, ne condizionano e ne favoriscono i progetti di attività e di vita da adulti”. 

Al Comune, alla sensibilità politica, alla buona volontà di privati cittadini, il desiderio di un uomo, il desiderio di ogni bambino, di vedere prosperare e moltiplicarsi il dono inestimabile del gioco quale sollievo creativo, trasformatore, dell’esistenza.

* Psicologo Psicoterapeuta Giornalista Pubblicista

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