Il melodramma verdiano “Rigoletto” proposto al Teatro Antico di Taormina dal Sesto Senso Opera Festival

Il melodramma verdiano “Rigoletto” proposto al Teatro Antico di Taormina dal Sesto Senso Opera Festival

Carlo Majorana Gravina

 

Due apprezzate personalità del mondo dello spettacolo vestono, nel progetto “Sesto Senso Opera Festival”, panni inusuali (ma non troppo): il M° Marcello Giordani, interprete straordinario di ruoli lirici da protagonista sui massimi palcoscenici mondiali, e Bruno Torrisi, attore e regista conosciuto ed apprezzato sia in teatro che nel piccolo schermo, sono stati rispettivamente il direttore artistico e il regista di un “Rigoletto” di ottima fattura.

L’opera, di cui lo stesso autore era ampiamente compiaciuto al punto di scrivere «Il miglior soggetto in quanto ad effetto che io m’abbia finora posto in musica» in una lettera ad Antonio Somma e, in altra a Francesco De Santis «la mia opera migliore in senso assoluto», è stata proposta con un cast ben dosato: il baritono Giovanni Meoni nel ruolo eponimo, il soprano Desirèe Rancatore nei panni della giovane Gilda, il tenore Raffaele Abete as Duca di Mantova, il basso catanese Dario Russo come Sparafucile, il mezzosoprano Anastasia Boldyreva (Maddalena), Gaetano Triscari (il Conte di Monterone), Giovanni Guagliardo (Marullo), Riccardo Palazzo (Borsa), Sabrina Messina (Contessa di Ceprano, Giovanna), Gianni Giuga (Conte di Ceprano), Noemi Muschetti (paggio) e Marco Zarbano (usciere).

Sul podio, a dirigere la Medisonus Orchestra, il M° Angelo Gabrielli che sul Rigoletto osserva: «Rigoletto è forse l’opera più rivoluzionaria di Verdi scritta fino a quel momento, molto più dei coevi Trovatore e Traviata: le arie tradizionali sono pochissime, non ci sono i soliti concertati di chiusura d’atto, abbondano i duetti e c’è un quartetto che è passato alla storia come esempio perfetto di espressione dei sentimenti contrastanti dei quattro personaggi coinvolti in un unico e armonioso pezzo d’assieme. L’opera si sussegue senza respiro come un film».

Contraddice bonariamente la visione filmica del direttore d’orchestra il regista Torrisi: «Ho affrontato Rigoletto come un attore affronta un testo di prosa, indagando nell’animo dei personaggi per carpirne l’essenza. La scenografia nella sua essenzialità manterrà eleganza senza per questo sovrastare il palcoscenico, complice di quella archeologia spettacolare che è il Teatro Antico di Taormina. Ho voluto favorire, con questa messa in scena, il lavoro dei cantanti spostando le azioni in proscenio affinché si possa godere al massimo del fraseggio e dei virtuosismi canori».

In effetti l’opera presenta più “manichi” restando comunque must e brand del momento storico in cui venne alla luce, e tale sarà considerata anche in futuro. Dal soggetto tratto dal testo teatrale “Le roi s’amuse” di Victor Hugo, che già per il suo verso incorse in forti censure prima di essere rappresentato alla Comédie Françoise nel 1832, nel quale il “Cigno di Busseto” ravvisò molti elementi adatti e funzionali a raccontare ed esprimere la temperie del Risorgimento, come dimostra la lettera a De Santis ma, molto più, la ricchezza musicale tematica e armonica e le invenzioni che Giuseppe Verdi vi profuse.

L’esecuzione è stata di ottimo registro, con voci piene e corpose che hanno deliziato gli spettatori senza indugi su un testo teatrale e musicale che non fa sconti; quello che ci si doveva attendere dalla direzione artistica di Marcello Giordani.

“Sesto Senso Opera Festival” concluderà il programma 2018 il 29 luglio con il concerto delle grandi voci del Sesto Senso: il soprano Desirèe Rancatore, il baritono Nicola Alaimo, il soprano Daniela Schillaci e il tenore Marcello Giordani. A dirigere la Medisonus Orchestra sarà il M° Antonino Manuli. Un progetto doc, nel senso che gli attori sono tutti siciliani, che suggerisce un modo intelligente di valorizzare La nostra Isola.

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