Al “Don Bosco” di Catania nuovo accurato allestimento de I maneggi ppi maritari na figghia… abile e originale regia di Giovanni Puglisi con l’impareggiabile voce di Cosetta Gigli

Al “Don Bosco” di Catania nuovo accurato allestimento de

I maneggi ppi maritari na figghia… abile e originale regia di Giovanni Puglisi con l’impareggiabile voce di Cosetta Gigli

Lella  Battiato Majorana

 

I maneggi ppi maritari na figghia…, versione siciliana di un classico del teatro dialettale genovese, è stato il quinto e ultimo spettacolo della stagione “Teatro in Allegria”, prodotto dall’associazione “Teatro d’Arte” diretta da Donata Indaco, è andato in scena accolto da vigorosi applausi al teatro “Don Bosco” di Catania.

Adattamento e versione del testo originario, curati da Gaetano Aiello, sono stati guidati dall’esperta mano registica del capocomico Giovanni Puglisi, che in scena è Stefano primo attore caratterista, maturo e semplice sensale, avvalendosi della partecipazione straordinaria della “Regina dell’Operetta”, Cosetta Gigli.

La commedia fu scritta dal poeta e drammaturgo genovese Niccolò Bacigalupo (1837-1904), ma venne poi “riadattata” con molta libertà da Gilberto Govi, il quale la portò al successo già negli anni Venti del Novecento. Fu anche registrata per la televisione nel 1959, dal regista Vittorio Brignole, in una rappresentazione con i due storici protagonisti; Gilberto Govi e sua moglie Rina.

Il collaudato cast della compagnia “Teatro in Allegria” porta in palcoscenico, in un quadro familiare borghese, una realtà siciliana, recuperando, o meglio restaurando, un patrimonio linguistico teatrale che, grazie al loro talento, consegue un importante successo.

Una moglie dominante interpretata in modo straordinario da Francesca Barresi che si è divertita in scena, quasi dittatoriale, all’interno delle mura domestiche, vessa continuamente il marito Stefano, con una figlia Matilde (un’impareggiabile Alba La Rosa) da maritare, inventando un dote “aranceto, pereto, cascheto” per la quale sembra essere lo spasimante ideale nel Signor Riccardo benestante (pacato ed equilibrato Sergio Borsellino) figlio di un Senatore, che si ritrova in concorrenza con il permaloso Cesarino, (bene interpretato da Antonio Parisi) altro pretendente che non pare abbia le carte in regola per giungere trionfante al traguardo.

“Per maritare la ragazza si fanno carte false, come sottolinea il regista Puglisi, i pretendenti vanno e vengono in una girandola di situazioni da risata. La signora Gina, concentrato di perfidia e di malignità, è a caccia di un buon partito per la figlia e si prefigge a tutti i costi di accasarla con il benestante signor Riccardo, un marito senz’altro migliore del nullatenente Cesarino, ostinato pretendente della figlia Matilde”.

A fare da cornice un amico scapolone simpatico (Gianni Sciuto) che con le sue battute riceve condivisione dalla platea, la cugina Carlotta (un’efficace Melina Distefano) timida e buona; una cameriera bizzarra molto applaudita (Annalisa Parisi) un po’ pazza, e ancora una signora molto evasiva (Rossella Strano) con battute azzeccate. La compagnia riesce a portare avanti il meccanismo comico, non perdendo l’urto comico anche se la società è cambiata nei costumi.

Gigli, nel ruolo di una sorella brutta, di aspetto modesto ma con voce bellissima “sciacqui alla gola ccu latti, miele e anciova”, arricchisce il brioso testo con le sue note doti canore e la straordinaria capacità recitativa, creando situazioni particolari, sempre in compagnia di uno spasimante (il valido Toti Finocchiaro) assieme agli altri componenti del clan, ha regalato al pubblico un paio d’ore  di sano e spensierato divertimento, con i famosi e amati brani Non ti scordar, Dicintancello, Reginella, Tu ca non chiagne, suscitando nel pubblico coinvolgimento e afflato.

“Un grande successo di Gilberto Govi, rilancia Puglisi, che indubbiamente farà trascorrere due ore di sano e spensierato divertimento”.

Una commedia splendida e divertentissima ricca di dialoghi e battute che si gusta perché riesce ad essere nuova, oggi più che in passato, e il regista rispettando i tempi scenici, nonostante un salto temporale di mezzo secolo, riesce a donarci la piacevole illusione di trovarci di fronte alla scoperta di una novità che può avere addirittura un futuro.

Il nostro dialetto siciliano molto ricco di suoni, “detti”, immagini in scena diventa parola e suono teatrale e, con maestria, il regista ci riporta nella dimensione popolare, mettendo in risalto il mestiere dell’attore.

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