Nello splendore del barocco vaccariniano della Badia di S. Agata, i “Philadelphia Boys Choir and Chorale” arricchiscono di bellezza e internazionalità la rassegna d’arte WonderTime

Nello splendore del barocco vaccariniano della Badia di S. Agata, i “Philadelphia Boys Choir and Chorale” arricchiscono di bellezza e internazionalità la rassegna d’arte WonderTime

 Carlo Majorana Gravina

 

Una gremita Badia di S. Agata, ha seguito rapita il “Philadelphia Boys Choir and Chorale”, ospite di WonderTime, la rassegna internazionale di arte diffusa, l’indimenticabile concerto sapientemente inserito dal direttore artistico Giovanni Cultrera.

“Il canto, mette in comunicazione la vibrazione della voce che esegue e il battito del cuore di chi ascolta. È questa la formula perfetta o il senso più profondo di chi ama e fa musica – ha commentato il maestro Cultrera -. Ci preme subito sottolineare la straordinaria riuscita di questa manifestazione di eccelso respiro culturale, e prendiamo atto di una chiesa gremita in ogni ordine di posto”.

Rinomato per musicalità, intelligenza e capacità interpretative, il Coro degli oltre 120 Philadelphia Boys, vincitore di un Emmy e nominaton internazionale per i Grammy, ha raggiunto un grandissimo successo in tutto il mondo per i loro acclamati concerti e spettacoli, esibendosi anche in Vaticano. 

Fondato nel 1968 e sotto la direzione di Jeffrey R. Smith, dal 2004 è stato nominato “Ambasciatore della canzone d’America”, e rappresenta con orgoglio sia la città di Filadelfia che gli Stati Uniti nei tour internazionali. Queste giovani promesse della musica internazionale, hanno portato ai piedi dell’Etna un pezzo d’America, tra note, sorrisi, toni squillanti e allegria, tutto all’insegna dell’amore per la musica e della grandissima professionalità. A coordinare la tournée italiana del coro il maestro Antonio Giovanni Bono.

Per il pubblico di Catania il “Philadelphia Boys Choir and Chorale” ha eseguito un repertorio che ha spaziato dai brani classici come “Amazing Grace”, di David T. Clydesdale, “America, the Beautiful” di Samuel A. Ward a quelli di musica sacra come “All Creatures of Our God and King”di Robert Shaw, Robert Hamilton, le “Ave Maria” di J. S. Bach e di Charles Gounod, per concludere con i popolari “Bohemian Rhapsody” di Freddie Mercury, “Let Me Fall” di Jim Corcoran, Benoit Jutras e “Walkin’to School” di Robert S. Cohen. Gran parte degli arrangiamenti sono curati dal maestro Jeffrey R. Smith.

“La storia della Philadelphia Boys, nasce principalmente in Europa e poi si è diffusa negli USA – racconta Smith – eseguiamo un repertorio alquanto variato, sia tradizionale sacro e profano, sia moderno, che ci consente di rivolgerci ad un pubblico trasversale”.

Centoventi le voci che compongono il coro, tra i 9 e i 12 anni, la sezione dei soprani, dai 12 in su, bassi, tenori e baritoni. Una meravigliosa sinergia di timbri vocali diversi, in un continuo scambio intergenerazionale molto inusuale per un gruppo musicale, nel quale spesso padre e figlio e anche nonno, si trovano a cantare insieme.

“I nostri cantanti adulti sono un vero esempio per i ragazzi – continua Smith –  in tour sono gli accompagnatori che riescono a tenerli a bada, quando sono troppo vivaci e non vogliono mettersi in fila davanti alle gelaterie”. Per la prima volta in Sicilia, negli oltre 50 anni di attività, i giovani coristi sono stati travolti dall’emozione nel visitare la nostra isola.

“Siamo stati due volte in Italia – spiega Jeffrey – ma mai in questa bellissima terra. Non vediamo l’ora poter visitare Catania, vedere le sue bellezze architettoniche e poi mangiare la pasta alla norma e tutte le vostre prelibatezza culinarie, famose in tutto il mondo. Naturalmente siamo onorati di poterci esibire all’interno di WonderTime – conclude – in una chiesa così ricca di storia e cultura, come la Badia, di cui abbiamo visto alcune foto e siamo rimasti tutti estasiati. Siamo sicuri che i nostri ragazzi faranno tesoro di questa indimenticabile esperienza”.

“Siamo sempre orgogliosi di rappresentare l’America quando visitiamo il mondo – ha concluso il maestro Smith – riscalda i nostri cuori quando il pubblico ci accoglie gentilmente, anche in paesi che potrebbero essere contrari alla nostra attuale politica o cultura governativa. Ovunque viaggiamo, apprezzano sempre il linguaggio universale della musica, che supera ogni barriera, è qualcosa che possiamo condividere, indipendentemente dalle nostre differenze. Per il pubblico catanese desideriamo portare un messaggio di amicizia e di amore per la musica.

L’abbraccio fra il Direttore Smith ed il Direttore artistico Cultrera ha suggellato questo gemellaggio di bellezza fra l’isola ed i grandi Sati Uniti d’America, il tutto fra la commozione, gli applausi e le standing ovation dei presenti.

 

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