Da Catania e Taranto a Cetinje in Montenegro, Biblioteca Nazionale “Djurdje Crnojevic”, per la presentazione del libro “Elena d’Italia – La Regina buona”

Da Catania e Taranto a Cetinje in Montenegro, Biblioteca Nazionale “Djurdje Crnojevic”, per la presentazione del libro “Elena d’Italia – La Regina buona”

 

Lella Battiato Majorana

 

La storica città di Cetinje in Montenegro, terra magica che vibra di storia, cultura e riempie di emozione, ha visto nascere la nostar Regina di Elena e gli anni della sua adolescenza. Nella suggestiva cornice della Biblioteca Nazionale Centrale del Montenegro “Djurdje Crnojevic” gentilmente messa a disposizione dal suo direttore, il Prof. Dott. Bogić Rakočević, si è svolta una nuova presentazione del libro “Elena D’Italia la regina buona”.

 

Prima dell’inizio della presentazione l’autore Guglielmo Bonanno di San Lorenzo, appassionato studioso di storia contemporanea e della Seconda Guerra Mondiale, fa ricerche approfondite sulla Famiglia Reale e ampi studi a carattere militare, con i relatori giornalista psicoterapeuta Lella Battiato Majorana e giornalista saggista Carlo Majorana Gravina, la consorte dell’autore Raffaella Santalucia, sono stati ricevuti dal Direttore Rakočević, il quale dopo aver dato il benvenuto agli ospiti, ha donato a Bonanno alcuni interessanti volumi sulla storia del Montenegro, di Cetinje e della Biblioteca Nazionale Centrale del Montenegro, “una collezione impressionante di libri italiani, spiega ,si trova nella biblioteca e l’ambasciatore italiano ha deciso di festeggiare l’anniversario della Repubblica in questa biblioteca, e auspica una sinergia anche con Catania”.

L’autore ha ringraziato donando una copia autografata del libro alla suddetta biblioteca.

 

Niente nella storia dei Balcani è semplice e lineare. In questa parte del mondo, eventi accaduti centinaia di anni fa hanno influenzato profondamente la coscienza nazionale e il dibattito pubblico, e i confini dello stato sono cambiati continuamente nel corso dei secoli. Soltanto dopo la Prima Guerra Mondiale il Montenegro a mutato sette volte identità – e ogni gruppo etnico e religioso ha una storia diversa, facendo di questo paese un posto complesso e difficile da definire. Illiri e romani, slavi, nemanjici, veneziani, turchi, ottomani, i vladika, Napoleone, la cacciata degli ottomani, la prima guerra mondiale e iugoslava, la seconda guerra mondiale e la seconda iugoslava, l’unione con la Serbia e l’indipendenza. Dal 1000 a. C. ad oggi: oltre 3000 anni di storia.

 

     

Interessante e coinvolgente presentazione, sapientemente organizzata dall’Italia dalla dottoressa Daniela Djurdjevic, Presidente dell’Associazione Italia-Montenegro “Regina Elena” che ha sede a Perugia, rappresentante di un popolo molto piccolo di 600mila abitanti “Elena è l’ambasciatrice straordinaria, personaggio storico molto importante di cui andiamo molto fieri, parlare di lei è come parlare di tutti noi”.

 

In loco una attento coordinamento dell’evento della professoressa dottoressa Vesna Kilibarda – relatrice e coordinatrice, docente di storia e letteratura italiana presso l’università del Montenegro di Podgorica, ha visto una grande affluenza di pubblico nonostante la pioggia battente.

Anche la capiente sala convegni della bellissima sede della Biblioteca Nazionale del Montenegro in Cetinje, non è riuscita a contenere tutto il pubblico presente.

 

La professoressa Kilibarda che traduce in tante lingue, anche in russo, ha introdotto l’autore ed i relatori e ha saputo creare il giusto clima per un incontro davvero emozionante e ricco di un tessuto storico di alto profilo, incentrato sulla figura umana e storica di colei che fu Principessa del Montenegro e regina d’Italia.

Kilibarda ha raccontato con una magistrale esposizione il percorso evolutivo della vita della regina Elena, e con la sua cattedra diffonde lingua e civiltà della cultura non solo in Montenegro ma in tutto il mondo e chiarisce “i nostri studenti studiano anche la lingua italiana e cerchiamo di far conoscere quando Elena di Savoia era anche la regina d’Italia”.

 

La storia ha subito diversi cambiamenti e interpretazioni, secondo i vari regimi e Montenegro ha subito diverse dominazioni. “tanto quanto è cambiato in Italia è cambiato in Montenegro, continua Kilibarda,  il re Nicola Petrovic Njegus divenne esule e andò in Francia nel 1916”. Il matrimonio di Elena con Vittorio Emanuele III, pur non essendo tutti entusiasmati ha aperto una grande strada alla conoscenza della cultura del Montenegro; fu definito il grande trionfo del piccolo Montenegro, molti visitarono il paese della futura regina italiana, che la descrivono nei vari libri e articoli, diffondendo la cultura adriatica che era poco conosciuta in quel periodo, e molto diversa da quella dove regnò la regina Elena”.

 

Le esposizioni dell’autore e quelle dei relatori barone prof. Dott. Carlo Majorana Gravina e della dottoressa Lella Battiato Majorana, sono state introdotte simultaneamente dalla validissima interprete, prof.ssa Popovic, del Dipartimento di storia e letteratura italiana dell’università del Montenegro.

 

Numerose le personalità presenti, tra le quali spiccava quella di Sua Beatitudine Mikailo, Metropolita della chiesa ortodossa del Montenegro, il quale arricchito l’incontro con un suo interessantissimo intervento, un’importante testimonianza, poiché ha conosciuto personalmente i regnanti montenegrini e italiani e ultimamente di grande rilievo il suo contatto con Umberto II, il metropolita  spiega  “possiedo tanti documenti, telegrammi, poemi scritti dalla regina Elena e qualora si procede a una pubblicazione, Umberto vuole essere ricordato come mezzo Montenegrino e mezzo Italiano”.

 

Continua “il re Vittorio Emanuele III era molto innamorato della regina Elena ma diceva sempre che lei spostava il soldi dal suo regno perché aiutava i bisognosi. Spesso camminava con un vestito largo con due sacche piene di giocattoli e cibo per i bisognosi”. 

 

Il sincero amore che i Montenegrini (e in special modo gli abitanti della sua città natale Cetinje) riservano da sempre alla loro “Principessa”, ha fatto sì che l’incontro fosse caratterizzato da una evidente sentita partecipazione del pubblico che ha più volte applaudito l’autore e i relatori.

 

Condiviso l’intervento particolare e innovativo sulla personalità della regina Elena della Dott.ssa Lella Battiato Majorana, definita donna non solo del suo tempo, del futuro, ma una moglie, una mamma. “Con gioia e passione, dichiara, mi sono accostata al lavoro di approfondimento sulle strutture cognitive emozionali della grande e venerabile R. Elena, simbolo e modello per le donne e l’umanità”. Prosegue “ha sempre mediato tra aristocrazia e popolo con costanza e determinazione non faceva distinzioni, si prodigava a trovare concrete soluzioni ai tantissimi problemi, acquistava medicine per i bisognosi ed è riuscita, grazie alla sua personalità armoniosa ad elaborare il lutto della tragica perdita della figlia Mafalda nei campi di concentramento dei tedeschi”.

 

Presente nel terremoto di Messina, promotrice di un centro di ricerca sul cancro e istituto internazionale di agricoltura (1908) oggi Fao, con Vittorio Emanuele III, la sua vita in mezzo a due guerre ha avuto sempre rispetto per l’ambiente che la circondava e una condotta che si è integrata tra l’Adriatico, Tirreno e Jonio.

 

Poiché la psiche è un campo di lotte tra tendenze contrapposte tra loro e già nel 1920 si parlava di psicanalisi ha lavorato sulla Regina Elena attraverso tre grandi nomi della scienza e cosa direbbero se l’avessero conosciuta: Piaget psicologo psicopedagogista svizzero, Karl Gustav Jung fondatore della psicologia analitica e Sigmund Freud psichiatra psicanalista.

 

Breve e succoso intervento del Dott. Carlo Majorana Gravina, a porgere il podio all’autore, incentrato sulla contestualizzazione della vita della Regina Elena rapportata al periodo storico, all’educazione e formazione della famiglia d’origine, alla peculiarità dinastica delle monarchie balcaniche del tempo, rendendo un quadro dell’Europa poi travolta dalla Seconda Guerra Mondiale, che solo adesso sta trovando un riequilibrio e raccordo con le proprie radici e la Storia.

 

Ha sottolineato, apprezzato dalla platea, “La monarchia montenegrina, nata teocratica ed elettiva alla maniera teutonica, con Danilo II Petrovič-Njegoš, vladika (principe/vescovo) che volle prender moglie, diventa ereditaria e la sua discendenza dinastica. Lo stemma Petrovič-Njegoš, che campeggia al centro della bandiera del Montenegro, l’aquila a due teste dell’impero Austroungarico recante a giustacuore lo stemma di Venezia, mostra un orientamento culturale/politico euroccidentale”.

 

“I Savoia, nei secoli apparentati ripetutamente con le più importanti case regnanti europee – continua – nell’assumere la corona d’Italia incapparono in un grave impiccio e imbarazzo politico e familiare: Vittorio Emanuele II detronizzò Francesco II di Borbone, re delle Due Sicilie, di cui era primo cugino. Guardare alle dinastie balcaniche metteva al riparo da incidenti simili e indicava una prospettiva nuova”.

 

Il Montenegro ed i suoi abitanti hanno senza alcun dubbio conquistato il cuore dell’autore che ha promesso un ritorno a breve in quella meravigliosa terra, con una nuova edizione di Elena d’Italia tradotta in montenegrino e concludendo ha detto “un’occasione unica, letteralmente un sogno che si è realizzato stasera perché parlare di una persona straordinaria come lo fu Elena naturalmente suscita l’entusiasmo di chi ascolta, non per merito mio ma semplicemente per merito della Regina stessa; ho solo semplicemente decritto la vita, abbiamo portato in giro il testo nelle scuole anche a Catania, in moltissimi comuni, ma l’emozione che mi ha colto stasera è particolare, parlando di Elena nella sua terra che l’ha vista nascere e crescere, per chi si è innamorato semplicemente studiandola è stata una grande emozione”. A tutt’oggi la bandiera montenegrina porta anche lo stemma accanto al simbolo della repubblica “è una delle poche bandiere al mondo, commenta l’autore, e forse solo adesso anche la Romania si è adeguata da repubblica a questo aspetto storico bello oltre che giusto, i montenegrini così esprimono il loro amore per Elena e i Petrovic Njegus”. 

 

 

 

 

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