Il segretario regionale “Articolo Uno”, Pippo Zappulla, (segretario regionale Sicilia) su piccole case editrici siciliane: «Un settore penalizzato che merita il sostegno della Regione»

Il segretario regionale “Articolo Uno”, Pippo Zappulla, (segretario regionale Sicilia) su piccole case editrici siciliane: «Un settore penalizzato che

merita il sostegno della Regione»

Carlo Majorna Gravina

Tra le frequenti manifestazioni di agitazione psicomotoria politica del segretario regionale siciliano del movimento democratico progressista “Articolo Uno” Pippo Zappulla, colpisce l’interessamento per le piccole case editrici siciliane.

«Uno dei settori che sta subendo un vero e proprio tracollo a causa del Coronavirus è quello delle piccole case editrici siciliane, che rappresentano uno dei settori più belli e interessanti della cultura isolana».

«Uno spazio di cultura indipendente, di esperienza e coraggio per tanti scrittori, lettori e lettrici – continua Zappulla – che altrimenti non possono trovare possibilità di presenza e di crescita. La cancellazione di fiere, eventi culturali, occasioni di presentazione e divulgazione dei lavori e dei libri sta devastando un settore di vitale importanza per la cultura siciliana».

«Ritengo, pertanto, fondamentale – conclude Zappulla – sostenere la loro richiesta avanzata al governo regionale guidato da Nello Musumeci di un chiaro e urgente sostegno ai piccoli editori e, con l’acquisto dalle case editrici indipendenti siciliane di dieci volumi per ciascuna delle 400 biblioteche presenti sul territorio. Un modo semplice, simbolico e concreto per sostenere un mondo di piccoli numeri ma di grande qualità e coraggio».

Un’idea sentimentale e generosa che andrebbe valutata e strutturata meglio. Premesso che l’interessamento di Zappulla è rivolto, palesemente ed esclusivamente all’editoria libraria, che a sua volta si dipana in mille rivoli (tecnica, scolastica, divulgativa, scientifica, letteraria, ecc.), chiediamoci cosa determina la grandezza di una casa editrice. Solo tiratura e distribuzione?

Qui entra in gioco la pavidità dell’imprenditoria italiana, che ama non correre rischi, anzi vuole solo muoversi a botta sicura. Figuriamoci poi in un campo così aleatorio.

L’editoria minore, perlopiù, si caratterizza per la produzione di testi “di nicchia”, di interesse limitato-localistico o settoriale: è un’editoria di campanile, non tanto per sua scelta, quanto per la mancanza di cultura, dibattito, capacità critica e onestà intellettuale, a fronte della ridondanza di provincialismo che ci affligge.

Può capitare che talora entri in gioco quello che un volta era chiamato il fato: la pubblicazione di un autore che conquista il successo, come suol dirsi, di pubblico e di critica, che può far crescere e trasformare in maggiore un minore.

Poi entrano in gioco i professionisti delle prebende, le case editrici nazionali, meglio strutturate, dotate di organizzazione commerciale finalizzata all’intercettazione di ogni tipo di utile.

Insomma, a conti fatti, non sarà la vendita di 4.000 libri (1.000 per ogni titolo) a risollevare le sorti di un settore asfittico vittima soprattutto dell’appiattimento culturale generale, dell’incapacità di confrontarsi e affrontare il mercato, delle mafie culturali, ciniche e inesorabili, che, a prescindere dai contenuti del pubblicato, impongono adesioni ideologico-politiche.

Già Francesco Petrarca (1304 – 1374) l’aveva capito “Povera e nuda vai filosofia, dice la gente al vil guadagno intesa” (Rime), e lui di mestiere faceva il diplomatico, in un’epoca in cui i governanti/regnanti molte volte agivano a capriccio!

 

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