Forme multivalenti e puntura unica?! Il virologo Giulio Tarro: “Certi vaccini possono favorire il Covid”

Una sola iniezione contro il Sars-CoV-2, le sue varianti più contagiose e l’influenza. Vaccini polivalenti, lo annuncia Andrea Carfì, capo della ricerca per le malattie infettive dell’americana Moderna, la multinazionale specializzata nella tecnologia dell’Rna messaggero.

Pfizer sembra non fermarsi nella lotta contro il Covid-19. Dopo il vaccino, la casa farmaceutica sta conducendo test e approfondimenti sulla molecola antivirale PF-07321332, classificata come inibitore delle proteine, spiegando “che attaccherebbe direttamente la spirale del codice genetico del SARS-CoV-2, fermando la sua replicazione nelle vie respiratorie”.

Ormai appare evidente che gli attuali vaccini non riescono ad essere sufficienti ad arginare il Covid e soprattutto le sue varianti e, come sostiene Carfì: Sud Africa, Inghilterra e soprattutto indiana. 

Il medico e virologo Giulio Tarro, allievo di Albert Sabin, inventore del vaccino contro la poliomielite, e proclamato miglior virologo dell’anno nel 2018 dall’Associazione internazionale dei migliori professionisti del mondo (IAOTP), a tal uopo ha rilasciato un’intervista.

Il capo della ricerca dell’azienda farmaceutica Moderna annuncia la sperimentazione di un vaccino con un’unica iniezione, una dose contro quattro virus. Professore, qual è la sua opinione in merito?

 “Non mi convince affatto. Anzi, temo si tratti di una scoperta errata in partenza”.

Può spiegarlo?

“Perché il Covid rischia di essere favorito proprio dai vaccini antinfluenzali. Almeno nel 36% dei casi esaminati il vaccino antinfluenzale ha provocato la diffusione del coronavirus. Associare le due vaccinazioni a mio giudizio non avrebbe alcun criterio logico. Non lo dico io, è stato dimostrato da una ricerca del Pentagono e da studi effettuati con relativi test sull’esercito americano. Noi in Italia abbiamo avuto la triste esperienza dei morti a Bergamo un anno fa, proprio laddove era stata effettuata una vera e propria vaccinazione di massa antinfluenzale sulla popolazione anziana. I numeri dei casi registrati nella zona di Bergamo coincidevano perfettamente con i risultati dello studio del Pentagono, le proporzioni erano pressoché identiche”.

Sullo studio del Pentagono la comunità scientifica ne ha contestato la validità e ha messo in discussione i sistemi di valutazione con cui era stato elaborato, sostenendo che non dimostrava nulla

“Ma non è vero, perché altre conferme sono arrivate anche successivamente. Quando da noi era estate, nei Paesi sotto l’equatore, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Argentina dove era inverno, non è circolato il virus influenzale proprio perché c’era il coronavirus. E la stessa cosa è avvenuta da noi quest’anno, e non perché indossavamo le mascherine. Quindi starei molto attento ad escludere certe correlazioni. Con i vaccini antinfluenzali l’anno scorso il virus è circolato di più, specie dove queste sono state più invasive, mentre dove c’è stato il coronavirus non c’è stata l’influenza. Quindi mischiare i vaccini a mio giudizio non ha alcun senso e può rivelarsi controproducente”.

In rapporto alle varianti il responsabile di Moderna sostiene: “Preoccupa quella identificata per la prima volta in Sudafrica (B.1.351). Si è visto in studi di laboratorio che il nostro preparato risponde cinque-sei volte meno rispetto a quanto non faccia contro il virus originale, il Wuhan, o la variante identificata inizialmente in Inghilterra”. Che significa? Gli attuali vaccini non ci coprono dalle varianti?

“Non farei allarmismo su questo. I nuovi vaccini, specie quelli ad Rmna messaggero, si possono modulare sulle nuove varianti. Un ruolo importante possono giocarlo gli anticorpi monoclonali di nuova produzione che come è stato dimostrato possono essere facilmente adattati alle nuove situazioni”.

Professore, necessario un terzo richiamo l’anno prossimo e altri negli anni a seguire, poiché con le due attuali dosi gli anticorpi neutralizzanti diminuirebbero pur restando presenti sei mesi dopo?

“Su questo discorso del terzo richiamo ci sono varie opinioni in campo. Per esempio ci sono altri studi che hanno dimostrato come gli anticorpi neutralizzanti in realtà sopravviverebbero anche fino a dodici mesi. Quindi questo aspetto della terza dose rimane da approfondire”.

Pfizer sta lavorando su un nuovo farmaco, una terapia orale che potrebbe essere prescritta all’esordio dell’infezione, affinché i pazienti non siano ospedalizzati e andare in terapia intensiva. Condivide?

“La ritengo positiva, trovare dei farmaci antivirali in grado di intervenire nella fase precoce della malattia, che ricordiamo essere letale soltanto sulle categorie più fragili, è sicuramente un fatto positivo che eviterebbe il ricovero e permetterebbe di gestire il virus in casa come una normale influenza, attraverso l’individuazione di un approccio terapeutico efficace”.

L’attuale diatriba giudiziaria fra Ministero, l’Aifa da una parte e i medici di base dall’altra, sull’obbligo di praticare una vigile attesa e al divieto di prescrivere i farmaci nella fase iniziale del Covid? 

“Hanno ragione i medici di base che in scienza e coscienza hanno il diritto e il dovere di prescrivere i farmaci che considerano appropriati. Ritengo gravemente lesivo della professione medica il divieto imposto da Ministero e Aifa, mettendo in dubbio la capacità stessa dei medici di saper decidere cosa è più o meno giusto per un paziente. Anzi, a mio giudizio se abbiamo avuto più morti per Covid degli altri Paesi europei, è dipeso anche dall’assurda decisione di imporre l’obbligo della vigile attesa e la sola somministrazione dell’eparina e della tachipirina. Qualsiasi tipo di malattia deve essere curata nella fase precoce con i farmaci che sono ritenuti dai medici più utili ed efficaci. Vietare ad un medico di prescrivere farmaci va contro i principi basilari della medicina. Anzi, mi stupisco che su questa questione non intervenga la magistratura perché a mio giudizio, nell’impedire al medico di base di svolgere il suo dovere, si ravviserebbe anche una responsabilità di tipo penale”.

Il Tar aveva dato ragione ai medici di base sostenendo l’illegittimità di impedire la prescrizione di farmaci, il Ministero e l’Aifa hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato, che ha riconfermato la validità del divieto. Perché questa determinazione nel voler a tutti i costi limitare le cure domiciliari, anche di fronte ad un ordine del giorno del Senato che chiede addirittura di predisporre un protocollo per ampliarle?

“A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca amava ripetere un noto politico. E io a costo di fare peccato voglio pensar male. E penso che tutto ciò rientri in una precisa strategia dell’emergenza rivolta a favorire la campagna vaccinale a scapito dell’approccio terapeutico. In poche parole, se si accetta che il Covid è curabile anche con una terapia farmacologica nella fase precoce, crollerebbe tutta la narrazione emergenziale circa la necessità di vaccinarsi come unica via d’uscita dall’epidemia. Forse sarò complottista, ma non vedo altre spiegazioni”.

È così drammatica la situazione in India, come ci mostrano tutti i giorni le immagini in televisione: la gente morta per strada, i corpi ammassati e bruciati nelle piazze, raccontano di una vera e propria catastrofe? 

“Purtroppo dimentichiamo sempre di fare le dovute proporzioni e non so se questo sia voluto o frutto di ignoranza. Perché se dovessimo confrontare le percentuali dei decessi in rapporto alla popolazione dell’India, ci accorgeremmo che in realtà sono molto più basse delle nostre. Andiamo a raccontare i mali altrui dimenticando che noi italiani per primi dovremmo cospargerci il capo di cenere per come abbiamo malgestito dall’inizio la pandemia. Non vorrei, e qui torno a fare il complottista, che tutto rientri in una precisa strategia della paura, quella che un anno fa culminava tutte le sere con i famosi bollettini di guerra delle 18. Inoltre ancora non è stato dimostrato che i vaccini attualmente in campo siano inefficaci contro la variante indiana. È anzi altamente probabile che possano funzionare. Il problema è che mentre ci tengono in ansia con i numeri del Covid, annunciando un giorno si e l’altro pure il pericolo di nuove ondate in arrivo e varianti sempre più letali, assistiamo a trascuratezze e ritardi nelle diagnosi di malattie ben più gravi di cui quasi nessuno parla. L’Associazione italiana di Oncologia Medica ha denunciato come vi sia un ritardo diagnostico di almeno il 30% per ciò che riguarda la cura di tumori e malattie cardiovascolari. Avevamo ottenuto con la diagnosi precoce importanti obiettivi, azzerando le differenze fra soggetti malati e quelli che potevano essere curati. Nei prossimi anni ci troveremo a dover far fronte a tutti questi colpevoli ritardi”.

Dtt.ssa Lella Battiato Majorana

Dtt.ssa Lella Battiato Majorana