Importante dibattito alla Camera del Lavoro di Catania: “Catania vulnerabile” con tecnici a confronto

Con titolo suggestivo,“Catania vulnerabile – La città dei dissesti, tra rischio idrogeologico e fragilità sociale”, Fillea Cgil (Federazione Italiana Lavoratori Legno Edilizia Ambiente) ha dato vita ad un interessante incontro di analisi e proposta sui danni causati dal recente medicane “Apollo”, chiamando al tavolo dei relatori Enrico Foti, docente di Idraulica Dipartimento Ingegneria civile e Architettura e Filippo Gravagno, associato di Tecnica e Pianificazione Urbanistica dell’Università di Catania;l’ingegnere progettista del collettore fluviale “B”, Aldo Scaccianoce; moderatore il giornalista Guglielmo Troina.

Ad introdurre i lavori, Carmelo De Caudo, segretario generale della Camera del Lavoro di Catania, ha posto tre quesiti: 1. Il canale di gronda avrebbe evitato i danni? 2.Perché opere così importanti, che hanno richiesto lunghe progettazioni e dunque grandi investimenti pubblici, ad oggi non sono state realizzate? 3.Perchéi governi della città hanno trattato il canale di gronda alla stregua altre opere? 

Vincenzo Cubito, segretario locale Fillea, ha evidenziato i dati Ispra (Istituto Superiore Protezione Ricerca Ambientale),l’agenzia ministeriale che si occupa delle statistiche ambientali, che ha fotografato il “caso Sicilia” (consumo di territorio) nel suo rapporto annuale: occupati 400 ettari di superficie (più di uno al giorno) con incremento percentuale sopra la media nazionale; cementificazioneeimpermeabilizzazione del terrenoeccessiva. Soprattuttola provincia di Catania, “nel corso del 2020 ha consumato 106 ettari di territorio: un quarto del totale isolano: più del doppio del consumo registrato a Palermo (+48,9 ettari) oltre il triplo del messinese (+28,3 ettari). Una crescita esponenziale che porta a oltre 28mila gli ettari consumati, quanto il palermitano che, però, ha un’estensione superiore (4.992 km² contro 3.574). Catania, da sola, ha fatto registrare lo scorso anno un consumo di suolo pari a 34 ettari (quasi sei volte la Villa Bellini), seguita da Mineo (+9 ettari), Paternò (+8,2), Castiglione di Sicilia (+7,5), Randazzo (+5,3). Solo in questi 5 comuni si concentra oltre la metà del suolo consumato sotto il Vulcano”.

Per il Prof. Foti, il problema allagamenti rileva su scala mondiale per frequenza di accadimenti e vittime a causa di antropizzazione, concentrazione di gas serra nell’atmosfera, mutamenti climatici.

Il rischio alluvione consegue l’urbanizzazione sul ciclo idrologico. Soluzioni? Politiche assicurative, incentivi alle strutture resilienti, sviluppo in aree a rischio limitato, miglioramenti del sistema di monitoraggio e previsione, rete di allerta; “misure strutturali”: opere che favoriscano i deflussi il più possibile simili a quelle della pre/urbanizzazione, adattare le strutture esistenti, intervenire sugli ambienti fragili;istruire i cittadini ad evitare comportamenti scorretti, come l’uscire fuori di casa durante le precipitazioni o ritenersi al sicuro in auto”. 

Scaccianoce ha riassunto la storia del collettore B dagli anni ‘80 ad oggi: finanziamenti presi e perduti, lavori frenati poi recuperati, sottrazione di suolo prezioso alla corretta circolazione dei corsi d’acqua occupato da centri commerciali nell’hinterland“la sistemazione generale va riferita all’intera area metropolitana”.

Nella sua lettera inviata al quotidiano locale spiega dettagliatamente l’iter della pratica per il collettore “B”mandata avanti “con il freno a mano” per pratiche e prescrizioni amministrative e burocratiche, sino agli ultimi passaggi del luglio di quest’anno. In sostanza, non sembrerebbe che le amministrazioni comunali abbiano dormito o stiano dormendo, ma la complessità dell’opera e iniziative imprenditoriali e commerciali ne hanno complicato il percorso. Si è notato, nel corso di un sopralluogo di questi giorni nelle parti di collettore già realizzate, che in alcuni punti il manufatto è stato invaso dalle radici degli alberi. Questo evidenzia la necessità di attenzioni, cure e manutenzioni straordinarie periodiche da prevedere.

Sul punto, giorni fa, intervenendo ad un talk televisivo, l’ing. Tuccio D’Urso,dal 2003 al 2007 Direttore dell’Ufficio Speciale emergenza traffico del Comune di Catania (sindaco Umberto Scapagnini), ha sostenuto “Il diluvio a Catania non è arrivato a causa dell’acqua dei paesi dell’hinterland, ma dall’asse dei viali e dal resto della città storica”. L’amministrazione Scapagnini, realizzò opere per il canale di gronda, tranne il cosiddetto “collettore B”, opera, a suo dire, “costosissima” e di dubbia utilità. Un recente sopralluogo nella parte di collettore realizzata ha evidenziato, con foto, che le radici degli alberi si sono fatte strada all’interno del manufatto, per non dire del sindaco Mirone (1985-86) che chiosava sulla dispersione a mare delle acque piovane piuttosto di prevederne la raccolta a fini irrigui. Insomma, sul collettore il dibattito è ancora aperto e nel frattempo il clima va mutando con eventi meteorici preoccupanti.

Il prof. Gravagno, chiudendo il ciclo degli interventi tecnici, spiega “abbiamo bisogno di un “Piano di ricordino ecologico del territorio”, che adattiil realizzato ai bisogni dell’ambiente”.

Nel trarre le conclusioni del convegno, Graziano Gorla, segretario nazionale Fillea Cgil ha ravvisato “la necessità di chiedere alle persone di partecipare al cambiamento necessario che oggi auspichiamo. È compito del sindacato, non possiamo delegarlo ad altri”.

Dtt.ssa Lella Battiato Majorana

Dtt.ssa Lella Battiato Majorana

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