“Ego Vici Mundum”, sacra rappresentazione nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Roma
Nella monumentale chiesa parrocchiale barocca di Roma affrescata da fratel Pozzo, dedicata a Sant’Ignazio di Loyola, è stata rappresentata l’opera “Ego Vici Mundum”: “sette passi” ideati e costruiti dalla soprano Chiara Taigi, che narra la testimonianza delle donne durante la salita al Golgota. Canto, musica, gioco scenico, danza e poesia fusi per elevare lo sguardo oltre il buio di questi tempi cupi. Coreografie di Raffele Paganini. Il rettore P. Vincenzo Dadamo chiosa: “ci sembrava opportuno rispondere all’appello del Papa di trovare linguaggi nuovi per ripresentare il Vangelo”.
Inizia, nello scenario naturale della Chiesa del XVII secolo di Sant’Ignazio di Loyola a Roma, la scena con una imponente Croce inclinata e poggiata sugli scalini coperta da un velo, in un gioco di suggestive luci, elementi scenici e il vento.
Grandi veli hanno guidato la cantante e il ballo come elementi rappresentativi del tormento, del dolore, del mondo inquieto, del pianto, della Sindone e della Rinascita.
L’opera inizia con un Prologo struggente e che cattura il pubblico, il vocalizzo dell’Adagio di Albinoni di recitazione, canto, danza, con posture di grande intensità e l’inaspettato assolo dirompente sul Giudizio e perdono della Maestra Simona de Nittis; a seguire l’Ave Verum di Mozart come in un colloquio tra compositore e artista; commosso e tenero desiderio di sfiorare l’immagine di Maria durante il canto dell’ Ave Maria di Saint-Saëns; grande effetto musicale e coreografico del balletto nel Lacrimosa dal Requiem di Mozart; il Giudizio con l’assolo di ballo sulla Toccata e fuga di Bach, con molti altri brani musicali e il finale recitato con intensità crescente e travolgente concludendo con il canto in una interpretazione molto personale dell’ Agnus Dei di Bizet, scritto originariamente per tenore.
La grande e carismatica Fioretta Mari ha guidato come Voce narrante mille diverse declinazioni e profonde emozioni questo percorso, breve ma, come il sommo Dante conduce nella Divina Commedia, pieno di significati, mentre il grande Enzo Decaro ha fatto rabbrividire la platea nell’interpretare e facendo rivivere il difficile momento della morte di Gesù.
Quando tutto sembra perduto, una voce invita a proseguire il cammino, a compiere dei passi, a elevare lo sguardo. È il La che ha ispirato l’iniziativa in cui si fondono canto e musica sacra, recitazione e gioco scenico, danza e poesia. Un appuntamento per vivere un percorso di grande energia, diviso in ‘sette passi’ sulle orme delle donne durante la Salita sul Golgota. “Nata dall’incontro con un gruppo di artisti già durante l’esperienza dolorosa della pandemia, questa rappresentazione è il frutto della condivisione delle riflessioni che abbiamo fatto alla luce del Vangelo”, spiega padre Vincenzo D’Adamo SJ, rettore della chiesa. “Al centro c’è il riferimento a Gesù. Il titolo ci dice che, in un momento in cui si ricorre all’aggressività e al ricorso alle armi per prevalere sugli altri, noi cristiani è bene che ci ricordiamo che Gesù vince la malizia del mondo e ci libera dai drammi della violenza”.